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Terrorismo. I crimini, le complicità e le responsabilità

'Dopo le ultime stragi, non si capisce perché l''Italia continui a seguire la posizione di Washington e di Parigi, che sostengono sul terreno i gruppi terroristici. '

Terrorismo. I crimini, le complicità e le responsabilità
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28 Giugno 2015 - 16.37


ATF

di
Talal Khrais
.

Venerdì
scorso le notizie dei tre attentati sanguinari che hanno colpito
nello stesso giorno il Kuwait, la Francia e la Tunisia hanno riempito
le pagine dei giornali
e
dei notiziari
.
Proprio in quello stesso giorno ci sono stati diversi altri attentati
e sono state giustiziate – da parte delle stess
e
mani, possiamo dirlo – centinaia di persone in Iraq e e in Siria, ad
opera di migliaia di combattenti dello Stato dell”Iraq e del Levante
giunti dalla Turchia e dalla Gio
rdania
per seminare morte in quei due Paesi. Lo ripeto: nello stesso giorno,
con la stessa firma, sono state compiute stragi più micidiali ancora
rispetto a quelle che hanno “bucato lo schermo” nelle case
occidentali.

In
un mondo di consumismo accelerato la nostra memoria è sempre più
corta. Apprendiamo le notizie oggi (solo certe notizie,
quelle
che filtrano
),
segue una reazione spontanea e il giorno dopo dimentichiamo tutto.

Da
anni in paesi come la Francia, gli Stati Uniti e i Paesi del Golfo
(senza dimenticare Israele) vengono giustificati gli atti
terroristici in Siria. Ciò ha permesso ai movimenti terroristici di
agire con grande libertà.

Cӏ
da chiedersi come mai proprio i Paesi colpiti venerdì scorso siano
quelli che più giustificavano la guerra in Siria contro il
Presidente Bashar El Assad.

In
Tunisia cӏ stato un cambiamento democratico, ma da quando il
Movimento
Ennahda

è salito al potere non ha fatto altro che inviare jihadisti in
Siria, giustificando le loro azioni.

Il
Kuwait, altro paese colpito, ha finanziato e incoraggiato i gruppi
armati in Siria.

In
Europa la Francia più di qualsiasi altro paese europeo in questi
anni è intervenuta direttamente insieme ai gruppi terroristici per
rovesciare il regime in Siria.

Dunque:
se questi paesi hanno sostenuto in mille modi i terroristi, perché
sono stati colpiti proprio da loro? Perfino l”Arabia Saudita, lo
sponsor più importante degli jihadisti, è stata colpita più volte,
anche nel 2015.

Per
quanto sembri paradossale, non è difficile scoprire i motivi. Il
primo è quasi banale: nel sostenere e giustificare gli atti
terroristici si ha l”effetto di mobilitare una parte della
popolazione ed incoraggiarla a compiere atti di violenza.

In
Tunisia ci sono ben 120 moschee “fuori controllo” da cui partono
i gruppi terroristici, grazie all”incoraggiamento politico avuto
negli ultimi anni.

In
Francia, il presidente Hollande pensava solo di vendere armi ai Paesi
del Golfo e condividere le loro scelte a sostegno dei gruppi
terroristici, ma si è creato in Francia un movimento islamista
radicale che si muove in libertà.

Un
secondo motivo ha implicazioni più complesse: questi gruppi, una
volta che trovano un terreno favorevole, non prendono necessariamente
in considerazione le scelte dei governi che li aiutano, mentre
agiscono seguendo obiettivi che hanno margini di autonomia. Finora
gli attentati compiuti in Francia sono stati compiuti da elementi
conosciuti e sorvegliati dalle forze dell”ordine.

Prima
che la macchia del terrorismo si allarghi, trovo doveroso – in
qualità di reporter che ha viaggiato in Siria 53 volte negli ultimi
quattro anni – chiamare le cose con
i
loro
nomi e
raccontarle
come le vedo, perché occorre azione, prevenzione, deterrenza, non
solo solidarietà nei confronti delle vittime.

Senza
dubbio esistono legami fra gli attacchi avvenuti in Francia, in
Tunisia e in Kuwait, oltre all”escalation in Siria. Il ministro degli
esteri italiano Gentiloni ha indubbiamente ragione quando afferma che
l”attentato avvenuto nei pressi di Lione
“ci
riporta brutalmente a una dimensione di instabilità e insicurezza”
.
Ma allora non si capisce perché l”Italia continui a seguire la
posizione di Washington e di Parigi, che sostengono sul terreno i
gruppi terroristici. Non si capisce perché non vengano ripristinate
le relazioni diplomatiche con la Siria, uno Stato in prima linea
contro il terrorismo.

Lo
Stato dell”Iraq e del Levante (o ISIS o Daesh che dir si voglia)
viene talvolta definito come
«il
gruppo terrorista più ricco della storia
».
Grazie all”aiuto diretto della Turchia, del Qatar e dell”Arabia
Saudita e agli esperti occidentali, ha conquistato ampi territori in
Siria e Iraq.

Due
sono le fonti che permettono all”ISIS di fare guerre ed estendersi,
moltiplicando su più continenti il proprio raggio d”azione:

1)
il controllo delle risorse dei territori occupati, in particolare
quelle petrolifere, vendute alla Turchia a prezzi stracciati: ossia,
cӏ chi vende ma cӏ
corrispettivamente
chi compra,
in
volumi
che non potrebbero mai passare inosservati;

2)
le generose donazioni dai Paesi Arabi, in gran parte per comprare
armi americane e francesi nuove fiammanti.

Abbiamo
assistito negli ultimi mesi a proventi derivanti da operazioni
criminali, da rapine e dalla vendita del greggio estratto nei pozzi
petroliferi iracheni e siriani e poi venduto alla Turchia e a Israle.
L’ISIS controlla magazzini e raffinerie e ha messo in piedi un
sistema molto articolato di estorsioni ai danni degli imprenditori
che si accompagna alla compravendita di ex-proprietà governative ed
equipaggiamenti militari americani.

Come
abbiamo detto, una parte importante del petrolio passa il confine con
la Turchia e
d
è

lì
che
avviene
un primo smercio. Il coinvolgimento della Turchia è abbastanza
evidente, se pensiamo allo scarsissimo controllo dei confini da
quando il cosiddetto Califfato esiste, con l”effetto di favorire
l”ingresso di migliaia di terroristi dal territorio turco. Il
sostegno diretto del presidente Erdo
ğan
e del governo turco all”ISIS non incontra solo le richieste del Qatar
e dell-Arabia Saudita, ma
viene
alimenta
to
da una paura
che
alberga nella testa dei

“nuovi ottomani”: non vogliono vedere una entità autonoma dei
curdi, specie ora che si sono affermati liberando un vasto territorio
curdo.

Una
domanda è da riservare al convitato di pietra: che fine hanno fatto
i bombardamenti della presunta coalizione anti-ISIS a guida USA? Quel
che vediamo è che
l”ISIS
risulta più potente sul territorio. Da quando
gli
Stati
Uniti e
i
loro
alleati
bombardano nei nuovi territori conquistati dall”ISIS, questi sono
stati razziati e le banche svuotate, come ci ricorda il noto caso di
Mosul, in Iraq, dove l’esercito del sedicente Califfo fece sparire
500 milioni di dollari.

Per
contro, una forza armata originaria di un territorio tutto sommato
limitato, come gli uomini di Hezbollah, in poche settimane, insieme
all”Esercito Siriano, è riuscita liberare 950 kmq
lungo
la

catena orientale che separa il Libano e la Siria, impiegando appena
quattromila uomini.

Contro
l”ISIS, chi non si perde nei doppiogiochismi ottiene risultati veri.

Sullo stesso argomento:

Giulietto Chiesa: i nuovi attentati dell’Isis e la posizione UE sui flussi migratori

Intervista su Radio Padania.

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