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Morte di una giornalista in Turchia, in zona NATO-ISIS

'Solo un giornalismo alla frutta potrebbe prendere sul serio la storia del suicidio di Jacky Sutton, la reporter di guerra trovata impiccata all''aeroporto di Istanbul.'

Morte di una giornalista in Turchia, in zona NATO-ISIS
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Redazione Modifica articolo

19 Ottobre 2015 - 22.02


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di Redazione

Jacqueline Anne Sutton, detta Jacky – una giornalista britannica cinquantenne molto
esperta e determinata, particolarmente presente nelle zone di guerra Р̬ stata
trovata morta in un bagno dell”aeroporto di Istanbul. La versione ufficiale suggerisce:
si è impiccata con i lacci delle scarpe per aver perso l”aereo e non avere con
sé i soldi per un altro biglietto. Solo un giornalismo alla frutta potrebbe
prendere sul serio la storia dell”aereo perso, come se stessimo parlando di una
sprovveduta e non di una veterana che aveva programmato decine di missioni in
Africa e in Medio Oriente, in luoghi di guerra.

Se dunque per le
autorità turche si tratta di uno strano suicidio, i colleghi non ci stanno ed esigono
un”inchiesta indipendente. Già al primo giorno si accumulano circostanze estremamente
sospette: le videocamere di sorveglianza, ad esempio, erano fuori uso proprio
nell”area interessata.

Jacky Sutton lavorava
per un”organizzazione che sostiene giornalisti
indipendenti in aree di conflitto
(Institute for War and Peace Reporting), era amica di molti curdi e risulta che
proprio sui curdi, oltre che sul ruolo delle donne
nell”ISIS, stesse preparando un documentario. Naturalmente riceveva molte minacce di morte. E
naturalmente le denunciava pubblicamente.

Il contesto in cui operava la giornalista era uno dei più
difficili al mondo per i giornalisti. E in questo contesto la Turchia di Erdoğan gioca un ruolo nefasto. A due
settimane dalle elezioni turche, il regime chiude infatti ben sette canali televisivi che osavano opporsi al presidente, proprio nel momento in
cui il paese, ancora sotto shock per l”attentato del 10 ottobre che ha fatto
strage fra i pacifisti ad Ankara, avrebbe bisogno di un”informazione
indipendente.

Jacky segue a distanza esatta di un anno il destino
di Serena Shim, dell”iraniana Press
TV. Serena, 29 anni, era stata accusata dai servizi di sicurezza turchi di
essere una spia e aveva ricevuto minacce di morte, dopo un servizio che
denunciava la collusione del governo
turco con l”ISIS
. In particolare, la giovane giornalista aveva parlato dei
camion carichi di combattenti dell”ISIS che attraversano la frontiera tra
Turchia e Siria, spesso con mezzi appartenenti a delle organizzazioni non
governative e al”ONU.

Il video che segue
mostra la coraggiosissima donna – due giorni prima di morire in un incidente d”auto
estremamente strano – mentre affermava di svolgere semplicemente il suo
mestiere e di denunciare quel che era visibile a tutti.

Una parte del
giornalismo – che in Occidente non va mai in prima pagina – rischia la vita e
la perde per raccontare il vero grande scandalo che sta dietro la vicenda
dell”ISIS, nelle retrovie della sua logistica, ossia in Turchia, paese NATO.

Di seguito,
un”immagine satellitare che mostra un pezzo di questa gigantesca operazione
logistica, i 700 camion dell”ISIS, proprio i camion di cui si parlava. L”immagine
risale a prima dell”inizio della guerra aeronautica dei russi contro la
logistica delle formazioni militari jihadiste. L”ha sottoposta all”attenzione
di tutti il giornalista del manifesto
Manlio Dinucci.

L”argomento è ancora incandescente,
di quelli che “chi tocca i fili
muore”
. Ma è anche una materia troppo attraente per il giornalismo che
pensa ci sia tutto un mondo da
scoperchiare
. Le storie tragiche di Sutton e Shim – quantunque le autorità di
sicurezza turche vorranno incasellarle in un referto sbrigativo – non si
prestano all”oblio assoluto che invece vorrebbe il governo più triplogiochista
del mondo, che sta trascinando tutti i paesi della NATO in guerra.

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