di Manlio Dinucci.
[Tratto da: http://www.pandoratv.it/?p=5380]
La Risoluzione
2254 sulla Siria, approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza
dell’Onu, sottolinea «lo stretto legame tra un cessate il fuoco e un
parallelo processo politico». Disinnescando il conflitto, ciò
favorirebbe un allentamento delle tensioni in Medio Oriente.
C’è
però un problema: sui cinque membri permanenti del Consiglio di
sicurezza, tre – Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna – sono quelli che
hanno più pesantemente violato «la sovranità e integrità territoriale
della Repubblica Araba di Siria», che nella risoluzione dicono di
«sostenere fortemente». Quelli che hanno organizzato «il crescente
afflusso di terroristi in Siria», per il quale nella risoluzione
«esprimono la più grave preoccupazione».
Il «cessate il fuoco»
dipende quindi soprattutto da queste tre potenze della Nato e dalla
Turchia, avamposto della guerra coperta contro la Siria, e dagli altri
membri dell’Alleanza a partire dalla Germania. Dipende anche da un’altra
potenza, Israele, che ha le mani in pasta in questa e altre guerre.
Quali sono le loro intenzioni? Più delle parole valgono i fatti.
Il
18 dicembre, il giorno stesso in cui il Consiglio di sicurezza varava
la «road map per la pace» in Siria, la Nato annunciava l’invio di navi
da guerra tedesche e danesi e aerei radar Awacs in Turchia per
rafforzare le sue «difese al confine con la Siria», mossa diretta in
realtà contro la Russia il cui intervento contro l’Isis sta cambiando
l’esito della guerra a favore di Damasco.
E il giorno dopo la
Nato annunciava che è pronto il primo dei droni Global Hawk che saranno
schierati a Sigonella, insieme a quelli Usa, per la «sorveglianza
terrestre», ossia per lo spionaggio nei paesi inquadrati nel mirino
strategico Usa/Nato.
Sempre lo stesso giorno in cui il Consiglio
di sicurezza varava la «road map per la pace» in Medio Oriente, la
Germania annunciava la consegna a Israele del quinto sottomarino da
attacco nucleare. Come documenta Der Spiegel, sono Dolphin modificati
per il lancio di missili cruise nucleari, i Popeye Turbo con raggio di
1500 km, derivati da quelli statunitensi. Con il nuovo sottomarino
ribattezzato Rahav (Poseidone) – il cui costo supera i 2 miliardi di
dollari, un terzo dei quali finanziato dal governo tedesco – Israele
rafforza la sua posizione di unica potenza nucleare della regione,
mentre l’Iran (che a differenza di Israele aderisce al Trattato di
non-proliferazione) rinuncia alle armi nucleari e la Siria consegna le
armi chimiche costruite quale deterrente contro quelle nucleari di
Israele.
Il 19 dicembre, il giorno dopo che il Consiglio di
sicurezza aveva riaffermato «la sovranità e integrità territoriale»
della Siria, Israele distruggeva a Damasco un intero palazzo con missili
lanciati da due caccia, assassinando (insieme a diversi civili) il
militante libanese Samir Kuntar: dopo 30 anni di carcere in Israele per
aver combattuto per l’indipendenza del Libano e della Palestina,
rilasciato in uno scambio nel 2008, aveva aderito agli Hezbollah andando
a combattere l’Isis e per questo era stato iscritto da Washington nella
lista dei «terroristi globali».
Contemporaneamente la Francia,
sostenitrice al Consiglio di sicurezza del cessate il fuoco in Siria,
annunciava di aver ricevuto l’acconto sui 7 miliardi di dollari per la
fornitura di 24 cacciabombardieri Rafale al Qatar: il regime che ha
alimentato, anche con commandos infiltrati, la guerra in Siria dopo
quella che ha demolito la Libia. Insieme all’Arabia Saudita che, dopo
aver finanziato con miliardi di dollari l’Isis e altri gruppi
terroristi, partecipa alla coalizione a guida Usa «contro l’Isis» e ha
promosso una «coalizione islamica anti-terrorismo».
Fonte: il manifesto, 22 dicembre 2015.
Sullo stesso argomento vedi «La Notizia» su Pandora TV http://www.pandoratv.it/?p=5380
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