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'E il consigliere di Putin disse: ''USA sul sentiero di una guerra mondiale'''

Glazyev: il casinò dei debiti dell’Impero è insostenibile e l’oligarchia al comando vede la guerra come l’unica soluzione per recuperare la propria egemonia.

'E il consigliere di Putin disse: ''USA sul sentiero di una guerra mondiale'''
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6 Aprile 2016 - 15.41


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di Sergey Glazyev.

L’autore è un eminente economista, consulente del presidente russo sui temi dell’integrazione economica regionale, ed è la mente che sta dietro all’Unione Economica
Eurasiatica.

C’è qualche ragione di
aspettarsi una revoca delle sanzioni americane?

Le sanzioni sono un elemento della Guerra
ibrida
che gli Stati Uniti hanno scatenato contro di noi. Non lo stanno
facendo perché non gradiscono ‘l’annessione’ della Crimea da parte della
Russia, bensì per via degli interessi oggettivi e soggettivi dell’establishment
americano.

Gli Stati Uniti stanno perdendo in termini di egemonia: stanno già
producendo meno prodotti ed esportando meno tecnologie della Cina. La Cina si sta
inoltre portando al passo dell’America sul numero di scienziati e ingegneri e
molte tecnologie innovative cinesi stanno catturando l’attenzione dei mercati
mondiali. Il tasso di sviluppo cinese è
cinque volte superiore a quello statunitense. Il sistema internazionale
d’impresa recentemente sviluppato in Cina esemplifica il nuovo ordine economico
mondiale.

Le entità economiche che dominano il panorama americano, al servizio dell’oligarchia
finanziaria, hanno destabilizzato il sistema monetario e finanziario statunitense,
che va in default due volte l’anno. Le cause della crisi finanziaria globale
del 2008 non sono scomparse e la bolla del debito americano – piramidi
finanziarie costituite da derivati e debito nazionale – sta ancora crescendo.

Secondo la teoria dei sistemi, questo processo non può continuare
indefinitamente. L’oligarchia americana sta cercando disperatamente di
sbarazzarsi del macigno costituito dal proprio debito. Ecco perché sta
conducendo una guerra ibrida, non solo contro la Russia, ma anche contro
l’Europa e il Medio Oriente.

Come succede sempre in un ordine economico mondiale in cambiamento, il
paese che sta perdendo la propria leadership prova a scatenare una guerra per
controllare la periferia. Poiché gli americani considerano l’ex Unione
Sovietica come la propria periferia finanziaria ed economica, stanno cercando
di riprenderne il controllo.

L’establishment politico americano è stato allevato seguendo le chimere
degli esperti in geopolitica del diciannovesimo secolo. Gli studenti americani
studiano le idee politiche di base del tempo – inglesi e tedesche – nelle
lezioni di scienze politiche. La questione principale di allora era “come
distruggere l’Impero russo” e tuttora essi guardano al mondo attraverso gli
occhi dei “falchi” del diciannovesimo secolo, quando la Gran Bretagna cercò di
recuperare la propria egemonia iniziando la Prima Guerra Mondiale, per poi
perdere il proprio impero coloniale dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Questo è quanto studiano gli esperti in geopolitica nel Dipartimento di
Stato e alla Casa Bianca: continuano a filtrare il mondo attraverso il prisma
della Guerra Fredda e degli scontri ottocenteschi fra Gran Bretagna da una
parte e Russia e Germania dall’altra. Ed ora gli Stati Uniti stanno lanciando
un’altra guerra mondiale.

I problemi oggettivi dell’oligarchia finanziaria Americana, mescolati
alla strana mentalità degli esperti in geopolitica statunitensi, minacciano un
conflitto mondiale. Tutto ciò non ha nulla a che fare con la Crimea.

Dobbiamo agire per contrastare le contraddizioni che stanno portando gli
Stati Uniti a una posizione aggressiva carica di rischi di una guerra ibrida
contro il mondo intero. Hanno scelto la Russia come obiettivo principale e l’Ucraina
– da loro occupata – come il principale mezzo di distruzione.  

Per sopravvivere sotto queste
condizioni, mantenere la nostra sovranità e sviluppare la nostra economia,
dobbiamo costruire una larga coalizione anti-militare, perseguire una strategia
di sviluppo prioritaria, recuperare la nostra sovranità finanziaria ed
economica e puntare all’integrazione euroasiatica. Per prevenire la guerra,
dobbiamo portare a termine l’obiettivo del presidente di un’area comune di
sviluppo che va da Lisbona a Vladivostok. È molto importante convincere sia i
nostri partner europei sia quelli nell’estremo Oriente e nel Sud che dobbiamo
cooperare, non ricattandoli o minacciandoli, bensì attraverso progetti di mutuo
beneficio, unendo le nostre potenzialità economiche nel rispetto della
sovranità di ogni Stato.

Possiamo ricucire le relazioni con l’Unione Europa? Come?

Per ricucire la cooperazione con l’Unione Europea, dobbiamo ripristinare
la sua sovranità. Vedere i politici europei fra la folla di nazisti
all’Euromaidan ha dimostrato quanto la cultura politica europea sia degenerata.
I leader dell’Unione non sono indipendenti; sono marionette degli Stati Uniti.

I media americani dominano lo spazio politico europeo, inculcando le
chimere anti-russe nella coscienza delle persone, impaurendole con la
cosiddetta “minaccia russa”. I politici europei sono costretti a seguire la
linea mediatica fornita da Washington al fine di guadagnare voti. Ciò ha
portato alla catastrofe a cui assistiamo oggi a Bruxelles e in altre città
europee, che sono in preda al panico poiché i governi non riescono a garantire
sicurezza.

Sfortunatamente la sovranità dell’Europa non può essere ripristinata
semplicemente avviando un processo di consapevolezza sociale. I problemi non
sorgono dal nulla; sono il risultato di una classe politica europea che ha
abbandonato il proprio interesse nazionale. L’Europa sta attraversando un
periodo di transizione molto difficile, nel quale non è ancora un partner,
bensì l’ombra di Washington.

Gli europei hanno perso la direzione. Vivono in un mondo fatto a
mosaico, frammentato, in cui non ci sono relazioni condivise. Ma la vita li
costringerà a tornare alla realtà e io credo che alla fine le tradizioni
democratiche europee e l’umanesimo avranno la meglio.


Traduzione per Megachip a cura
di Leni Remedios.



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