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'Negli Stati Uniti cade il tabù dell''atomica'

Il risultato di un sondaggio sorprende : il 59% degli americani intervistati approva l’uso dell’atomica. Il Dr. Stranamore non ha mai goduto di così buona salute.

'Negli Stati Uniti cade il tabù dell''atomica'
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25 Maggio 2016 - 04.22


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di Eriprando Sforza

Lunedì il Ministero della Difesa russo ha convocato l’addetto militare
dell’Ambasciata degli Stati Uniti nella Federazione Russa. “Al
rappresentante del Dipartimento della Difesa è stato riportato da parte
russa che il 22 maggio la difesa aerea russa ha individuato un Air Force
RS-135 degli Stati Uniti in ricognizione aerea sul Mar del Giappone,
nei pressi del confine di stato della Federazione Russa”, ha reso noto
il Ministero. “L’aereo USA ha effettuato il volo con il transponder
spento” e neppure il “percorso era stato comunicato” al controllo
regionale. Il “risultato di azioni non professionali dell’equipaggio
dell’aereo americano” è stata “la creazione di un pericolo di collisione
con aerei civili”.

Incidenti del genere si stanno verificando con una frequenza che non
si vedeva dalla Guerra Fredda. Si gioca col fuoco e basta un attimo
perché la situazione sfugga di mano. Mentre leggevo questa notizia, mi
sono reso conto che un pezzo letto un paio di giorni prima sul Wall
Street Journal non era poi così strampalato. Si intitola “Would the U.S. Drop the Bomb Again?”, ovvero “Gli Stati Uniti userebbero ancora
l’atomica?”. Prendendo spunto dal prossimo viaggio di Barack Obama a
Hiroshima, il primo di un presidente degli Stati Uniti, i due autori del
breve saggio, Scott D. Sagan e Benjamin A. Valentino, si domandano
appunto se oggi l’America sarebbe pronta a fare il bis, o meglio il
tris, visto che l’atomica se la beccò anche Nagasaki.

I due professori ricordano che nel settembre 1945, un mese dopo il
lancio delle due bombe, un sondaggio aveva stabilito che il 53% degli
intervistati si era detto d’accordo con l’operato della Casa Bianca e
solo il 4% aveva risposto che non si sarebbero dovuto usare le armi
nucleari. Con il passare degli anni il consenso nei confronti
dell’utilizzo dell’atomica è declinato vistosamente.

In un analogo sondaggio condotto nel luglio dell’anno scorso, in occasione del
settantesimo anniversario dei due attacchi atomici, solo il 28% degli
interpellati ha risposto di essere d’accordo, mentre il 32% avrebbe
preferito un bombardamento dimostrativo in un’area spopolata. E appena
il 3% si è detto dispiaciuto che gli Stati Uniti non avessero
annichilito il Giappone facendo scoppiare molte più atomiche.

Gli autori del pezzo convengono sul fatto che l’uso delle armi
nucleari fin dalla fine degli anni quaranta sia diventato un tabù, ma si
domandano anche se l’atteggiamento più benevolo nei confronti del
Giappone sia frutto del fatto che il paese del sol Levante in tutti
questi anni si è dimostrato uno dei più fedeli alleati di Washington.
Per togliersi ogni dubbio, Sagan e Valentino hanno allora commissionato
un nuovo sondaggio in cui viene ipotizzata una nuova Pearl Harbor.

Gli Stati Uniti accusano l’Iran di avere violato l’accordo sul
nucleare firmato lo scorso anno e così impongono nuove pesantissime
sanzioni al Paese degli ayatollah. Teheran reagisce attaccando una
portaerei americana nel Golfo Persico, provocando la morte di 2.403
persone, lo stesso numero dei caduti per l’attacco di Pearl Harbor. Il
Congresso dichiara guerra all’Iran e chiede agli ayatollah un “resa
incondizionata”. I generali illustrano al presidente (Donald Trump?) due
opzioni: un attacco di terra per occupare Teheran, che costerebbe 20.000
caduti americani, oppure il lancio di una bomba atomica su una città
vicina alla capitale iraniana, che provocherebbe 100.000 vittime tra la
popolazione civile (lo stesso numero delle morti istantanee a
Hiroshima).

Il risultato del sondaggio sorprende Sagan e Valentino: il 59% degli
intervistati approva l’uso dell’atomica e la percentuale non scende
nemmeno se i caduti iraniani fossero addirittura 2 milioni. La
conclusione è che per gli americani l’uso delle armi nucleari non è più
un tabù. Chiunque sarà alla Casa Bianca avrà meno remore a lanciare
l’atomica, consapevole del fatto che questo non farebbe crollare i suoi
consensi tra gli elettori.

Preoccupa anche che l’attacco sia stato ipotizzato contro l’Iran:
vero è che gli ayatollah non hanno ancora l’atomica e quindi, al
contrario della Russia, non potrebbero rendere pan per focaccia. Ma
questa diffusa ostilità nei confronti dell’Iran contrasta con la corsa
affannosa degli europei per fare affari in quel Paese, con tanto di
sgomitamenti alla faccia dell’unità europea. Un entusiasmo agonistico
che di certo non piace a Washington.

Si spera che gli scienziati americani non abbiano nel frattempo
scoperto il modo di dirigere il fall-out nucleare verso il Vecchio
Continente. Ma al di là delle battute, è evidente che anche questo
sondaggio fa parte dello sforzo per creare un clima favorevole alla
guerra, rendendo addirittura possibile l’uso dell’atomica. Il Dottor
Stranamore non ha mai goduto di così buona salute.

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