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L'ipocrisia sulla Siria in un'immagine

Molti hanno ripreso queste foto. Tutti hanno pianto sulle macerie di Damasco e Aleppo. Ma nessuno ha detto come è stato possibile distruggere queste città [M. Carnieletto]

L'ipocrisia sulla Siria in un'immagine
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8 Luglio 2016 - 20.37


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di Matteo Carnieletto.


In questi giorni le foto di Aleppo e di Damasco prima e dopo la guerra hanno fatto il giro del web. Da una parte
tutto lo splendore della Siria pre-rivoluzione: viali ordinati, piscine
limpide e centri commerciali illuminati a giorno. Una città stupenda.
Moderna e antica allo stesso tempo. Dall’altra solamente brandelli di
case e squarci di viali.

 


Molti hanno ripreso queste foto. Tutti hanno pianto sulle macerie di
Damasco e di Aleppo. Ma nessuno ha detto come è stato possibile
distruggere queste città. Nessuno ha notato una cosa lapalissiana: che
le belle foto di Aleppo erano state scattate quando Bashar Al Assad
era saldamente a capo della Siria. Da quando i ribelli, complice
l’Occidente, hanno cercato di rimuoverlo, quella Siria è però sparita.
Sono rimaste solamente le macerie di una guerra che pare infinita e che
ha permesso l’ascesa e la diffusione del sedicente Stato islamico.
Le foto che circolano sul web sono solamente una balla. Non che non
siano vere, ci mancherebbe. Non tengono “solamente” conto di ciò che sta
accadendo.

Nessuno si chiede perché i centri commerciali così occidentali erano
possibili sotto il governo di Assad mentre nella Siria 2.0 – quella che
si vorrebbe libera e democratica ma che si sta coprendo del nero dello
Stato islamico e del rosso del sangue dei morti innocenti â€“ chi ha dei
pantaloni un po’ troppo stretti rischia di esser fustigato. O peggio.
Nessuno, davanti queste foto, ha l’umiltà di dire: ci siamo sbagliati.
Volevamo la pace, abbiamo ottenuto solamente la guerra.

Le vicende del conflitto in Iraq sono lì a dimostrarlo. Il rapporto Chilcot certifica
che quella fu una guerra sbagliata. Una guerra in cui l’esportazione
della democrazia (ma la democrazia non si dovrebbe guadagnare con il
sudore e il sacrificio?) era solo uno specchietto per le allodole. Uno
specchietto al quale siamo andati dietro senza mai guardarci attorno.
Senza mai chiederci “forse stiamo sbagliando?”. Abbiamo lasciato sul
campo un milione di morti e un Paese distrutto. Lo stesso sta accadendo
in Siria. Perché continuare? La storia non ci ha proprio insegnato
nulla?

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