Di lei, nei Balcani, si dice ancora che è il demonio. Dargli torto, a chi la dipinge così.
Lei, Hillary Rodham Clinton, la bombastica, la sorella americana dei Fratelli
Musulmani, la sodale delle fallimentari Primavere Arabe, la candidata dei Sauditi,
perduta la Casa Bianca, è tornata a predicare il suo credo guerrafondaio, vomitando
sul canale Nbc News, intervistata da Nicholas Kristof del New York Times, tutto il suo
astio contro il presidente siriano Bashar al Assad, invocando un intervento militare
contro Damasco: “Bombardateli tuttiâ€. Subito dopo una pioggia di missili Tomahawk,
partiti da due navi militari americane, si è abbattuta sulla base aerea di Al Sharyat
in Siria, avamposto della lotta contro il Daesh. Un regalo all’Isis.
Bombasticamente Hillary, con Donald Trump, lo Scilla e Cariddi della Casa Bianca, un
giorno qua, l’altro là , che con la sua mossa l’ha fatta sentire come ai bei tempi degli
attacchi di Democratici e Repubblicani contro paesi sovrani.
Quando alla Casa Bianca c’era ancora Obama un sondaggio del Pew Research Center
di Washington rivelò come il cinquanta per cento degli americani non sapesse dove
fosse la Siria. Fra gli intervistati molti elettori democratici, quelli che votavano Obama
e che ora speravano attaccasse la Siria perché Bashar al Assad “usa armi chimicheâ€.
“Dov’è la Siria?†“È questa?†“No, questo è l’Egittoâ€.
Un po’ come quando durante una visita a una scuola russa fu mostrata alla cancelliera
tedesca Angela Merkel una cartina senza l’indicazione dei paesi e le fu chiesto dove
fosse Berlino. “Dev’essere più o meno quiâ€. “No, quella è Moscaâ€. “Oh, la Russia è così
vicina?†fu la risposta della cancelliera.
Un po’ come Sarah Palin, l’ex governatrice repubblicana dell’Alaska, che dopo
l’attentato di Boston ad opera dei due fratelli ceceni Tamerlan e Dzokhar Tsarnaev,
chiese d’invadere la Czech Republic, la Repubblica Ceca, e chissà come si saranno
sentiti a Praga.
Un po’ come quando nel 2003 la Cia reclutò in Iraq informatori locali, nome in codice
Rockstar, dicendo che grazie a uno di loro, quello con il satellitare Thuraya, ora si
sapeva che a Dora Farm c’era il bunker di Saddam Hussein. Dopo la guerra si scoprì
che David Toomey e Mark Hoehn, partiti con i loro caccia F-117 dalla base di al Udaid
nel Qatar, avevano bombardato il nulla: il bunker di Saddam non era mai esistito.
Un po’ come quando il 20 agosto 1998 alcuni missili americani distrussero la fabbrica
di medicinali al Shifa, in Sudan, perché era una fabbrica di gas nervino. Non era vero.
La Casa Bianca con Bill Clinton disse che la Cia aveva trovato tracce di gas nervino nel
terreno poco fuori la fabbrica. Tempo dopo si scoprì che la Cia aveva costruito prove
false, contaminando altrove un campione di terra. “Non c’era alcuna prova che
l’impianto producesse o immagazzinasse gas nervino†fu, infatti, l’accusa. Né era vero
che la fabbrica fosse in affari con Osama bin Laden, che ai tempi viveva a Khartoum.
Dopo il bombardamento molti in Sudan morirono per mancanza di medicinali, quelli
che la al Shifa produceva da anni. Nel 1999, dopo un’indagine del Bureau of
Intelligence and Research, il New York Times scrisse: “Ora gli analisti hanno
rinnovato i loro dubbi e hanno detto all’assistente del segretario di Stato Phyllis Oakley
che le prove false fornite dalla Cia, sulle quali fu basato l’attacco, erano inadeguate.
Oakley chiese loro di controllare nuovamente, poiché ci potevano essere altre
informazioni che non avevano visto. La risposta arrivò presto, non c’erano ulteriori
prove. Oakley convocò tutto il suo staff e tutti concordarono sul fatto che
contrariamente a ciò che diceva l’amministrazione, le argomentazioni che collegavano
al Shifa a bin Laden o ad armi chimiche erano deboliâ€.
Un po’ come quando il 16 marzo 2003 a Praia da Vitória, nelle Azzorre, il presidente
americano George W. Bush, il premier spagnolo José MarÃa Aznar e quello britannico
Tony Blair si riunirono, ospiti del primo ministro portoghese José Manuel Durão
Barroso, futuro presidente della Commissione Europea, per dare il via all’invasione
dell’Iraq perché c’erano le armi di distruzione di massa di Saddam. Le armi non
c’erano, ma l’Iraq fu attaccato, dopo che a New York il segretario di Stato di Bush,
Colin Powell, tirò fuori davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una finta provetta,
dicendo: “Ecco le armi di Saddamâ€.
Nel 1984 durante la guerra contro l’Iran, quando Saddam ancora possedeva armi come
gas mostarda, sarin, tabun, soman e altri aggressivi chimici, non che l’Iran non ne
avesse di sue, Donald Rumsfeld, che nel 2003 da segretario della Difesa di Bush
ordinerà l’attacco contro l’Iraq, raggiunse Baghdad come inviato del presidente Ronald
Reagan per stringere rapporti con Saddam, che si sperava uscisse vittorioso dal
conflitto contro l’Iran dell’ayatollah Khomeini. “Il fatto che negli anni Ottanta Saddam
fosse in possesso di armi chimiche lasciava indifferenti i politici americani†così,
tempo fa, Thomas S. Blanton, direttore del National Security Archive.
Così va il mondo. Un po’ come oggi con le armi chimiche del presidente siriano Bashar
al Assad, con la Casa Bianca che, con Obama, minacciò: “L’uso di armi chimiche da
parte di Damasco è la linea rossa, oltrepassata quella, attaccheremoâ€. E mentre Obama
preparava la sua guerra, il New York Times gli ricordò i tanti milioni di dollari con cui
la Cia aveva corrotto, anche sotto la sua presidenza, il presidente afghano Hamid
Karzai e il suo clan di signori della guerra, giuristi, trafficanti d’oppio, talebani. Dopo
le rivelazioni del quotidiano newyorkese, la Cia si chiuse a riccio e anche Karzai
s’ammutolì: “Gli Stati Uniti sono in Afghanistan la più grande fonte di corruzione†così
un alto ufficiale americano. Ciononostante Obama continuò a pensare ai fiumi di
dollari e alle armi per i ribelli siriani. Una buona notizia per la lobby delle armi e la
società statunitense, quella dell’America purificatrice del mondo: “È giusto armare i
ribelli, sarebbe un segnale per Bashar al Assad che usa armi chimicheâ€. Questo
nonostante non ci fossero le prove che Damasco le avesse usate. Una situazione
imbarazzante, tanto da spingere Gary Schmitt, condirettore del Marilyn Ware Center
for Security Studies dell’American Enterprise Institute, a chiedere alla Casa Bianca
d’intervenire militarmente anche in assenza di armi chimiche. L’American Enterprise
Institute di Washington è un think tank conservatore, già fucina di consiglieri
dell’amministrazione Bush, e che con i Democratici al potere fosse uno di loro a
spingere per un attacco, sventolando contestualmente la solita foglia di fico dei
corridoi umanitari, non meravigliò.
Washington con Obama è stata la grande protettrice dei ribelli siriani, tanto da aver
inviato laggiù armamenti, dollari e la Cia per addestrarli. Tempo fa la Cnn riferì che,
grazie a società del settore della difesa, la Casa Bianca e i suoi alleati occidentali
insegnavano ai ribelli come “proteggere le scorte di armi chimiche in Siriaâ€. Né è un
caso che all’epoca Bashar Ja’afari, rappresentante della Siria all’Onu, mettesse in
guardia contro il pericolo di attacchi chimici pensati a tavolino per accusare Bashar al
Assad e aprire il varco a un attacco militare dell’Occidente.
E quella testimonianza, censurata, dei cristiani siriani che accusarono i ribelli,
raccontando del lancio, nella zona di Aleppo, di un missile con carica chimica. E
l’accusa di Carla Del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale
per la ex Jugoslavia: “I ribelli siriani hanno usato gasâ€. “Abbiamo potuto raccogliere
alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche in Siria, ma non da parte delle
autorità governative, bensì degli oppositoriâ€. Una tegola sulla Casa Bianca.
Ai tempi Gregory Koblenz, uno specialista di guerra chimica e biologica del Council on
Foreign Relations, rivelò che negli Stati Uniti le accuse a Bashar al Assad sull’uso di
armi chimiche si erano basate su prove a dir poco sorprendenti. Fra queste un video, di
matrice ignota, dove si vedevano pazienti di un ospedale siriano in preda a reazioni
non necessariamente riconducibili al sarin e che anzi potevano essere semplici reazioni
a sostanze d’ambiente ospedaliero, né si capiva chi fossero quelle persone o cosa gli
fosse accaduto. E ancora, campioni di terra e tessuto umano portati in laboratori
inglesi e statunitensi e qui sottoposti ad analisi: “Inquinare campioni con sarin è un
gioco da ragazzi†così l’esperto “e poi nessuno sa da dove venganoâ€. Un po’ come
quando in Sudan la Cia avvelenò campioni di terreno cospargendoli altrove di gas
nervino.
(9 aprile 2017) [GotoHome_Torna alla Home Page]