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Una guerra che sabota tanti progetti

Chissà, magari l'attacco di Hamas a Israele vuol impedire un accordo di pacificazione con l'Arabia Saudita, la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, la costruzione di una nuova via commerciale che bypassa il Mar Rosso e Suez. Molti interessi.

Una guerra che sabota tanti progetti
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7 Ottobre 2023 - 21.39


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di Pierluigi Fagan.

IPOTESI. In merito all’attacco di Hamas ad Israele, ricordo un dato di quadro forse utile per inquadrare gli eventi.

Poco tempo fa, da Blinken in giù, si annuncia un nuovo e potente piano americano di pacificazione della questione israelo-palestinese, particolarmente caro a Biden, forse anche in funzione dell’incipiente campagna elettorale per le presidenziali dell’anno prossimo.

Al G20, braccio di ferro tra Modi e Biden sulla condanna della Russia nella dichiarazione finale fortemente voluta dall’americano che però voleva anche allettare l’indiano con il piano del nuovo progetto della Via del Cotone.

Si tratta dell’accordo, firmato poi almeno in via di intenti, che prevede potenziare il porto indiano di Mumbai con arrivo delle navi negli Emirati, qui trasferimento ferroviario via Arabia Saudita e Giordania, arrivo al porto di Haifa.

Aggiramento del Mar Rosso e Suez, molti soldi promessi come Banca Mondiale, imprese europee (tedesche, francesi, italiane) della partita, competizione diretta con la cinese Via della Seta. Alla fine, la spunta Modi, niente dichiarazione e firma del patto di intenti.

Il piano richiede la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita ed Israele, questione che si porta appresso gli equilibri interni al sunnismo arabo ed i suoi rapporti con i palestinesi e lo stesso ruolo dell’AS o petromonarchie.

Ma anche l’Arabia Saudita, che pure ha interesse sul piano, ha da fare le sue richieste. In particolare, la liberazione da parte americana del loro diritto a sviluppare il nucleare civile. Il confine tra nucleare civile e militare è labile però e sappiamo quanto a lungo questa questione ha pesato nelle relazioni con l’Iran.

Dopo il G20 la questione passa sottotraccia alla via diplomatica di cui non conosco gli sviluppi ma non credo siano comunque noti, queste cose rimangono “sotto la linea” fino a che non sono concluse o stanno per concludersi le trattative. Immagino, per via logica, che la promessa dell’intera operazione fossero vagonate di soldi e chissà che l’Autorità palestinese non ne sia direttamente coinvolta. Anzi direi che ne è coinvolta senz’altro e per varie ragioni.

A bocce ferme, penso nessuno avrebbe dato per possibile un accordo di tale portata anche considerando l’attuale governo di Israele, fortemente nazionalista e militarista. Evidentemente, c’era sotto una qualche promessa convincente per tutte le parti e soldi e futuro di sviluppo economico, sono sempre due ottimi argomenti. Sempre che le cose stiano così come appaiono il che, da quelle parti, non è quasi mai detto.

Ecco allora che l’azione di Hamas potrebbe aver avuto in vista la volontà di incendiare irrimediabilmente il tutto. Evitare l’Autorità svenda la causa, evitare l’emarginazione di Gaza e di Hamas stesso, evitare che i sauditi si possano ritrovare col nucleare che però è inibito agli iraniani (sicuramente vicini ad Hamas), financo evitare che la Cina si ritrovi una concorrenza logistica di tale tipo. A volerla fare molto complicata, non credo che agli egiziani piacesse l’idea della Via del Cotone che salta Suez mentre non piace agli iraniani anche per via di un’altra via che gli stessi dovevano sviluppare con indiani e russi, concorrente sebbene precedente questa annunciata al G20.

Un’azione molti obiettivi, che dispiacerà a qualcuno ma piacerà non poco a molti altri. È solo un’ipotesi, magari serve o magari no, fate voi. Hezbollah la legge così e penso abbiano ragione…

Mi rimane però un dubbio. Chi aveva pensato a questo ipotetico progetto di pacificazione non aveva messo in conto una reazione di questo tipo? E se sì, la questione non si esaurisce allo stato attuale delle cose e dobbiamo prevedere qualcosa di più grosso in preparazione per tornare ad incendiare l’intera area dopo i tentativi di pacificazione promossi dai cinesi? AS, EAU, Iran, dal 1 gennaio, sono tutti e tre nei BRICS. Vedremo.

Fonte: https://www.facebook.com/pierluigi.fagan/posts/pfbid037zwssUPZ1DqgSW7SxvehmJtHNS2MTFyHyK1e5Qiaa4WejEo8Fc3qP5DR9cBhsvRkl.

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