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dal nostro inviato Dafni Ruscetta – MegachipIl Congresso sui cambiamenti climatici di Copenhagen si è concluso. Possiamo dire che la Copenaghen scientifica prepara la Copenaghen politica. Dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici – che sarà nuovamente ospitata dalla capitale danese e che seguirà il vertice G8 di luglio a la Maddalena – dovrebbero scaturire decisioni epocali sulle politiche e sulle strategie in materia ambientale per i prossimi anni a livello planetario.
Il meeting degli scienziati si è intanto concluso alla presenza del primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen. Fra le speranze degli oltre 2.500 delegati provenienti da più di 80 Paesi, il comitato scientifico – presieduto dalla Prof. Katherine Richardson dell”Università di Copenhagen – ha consegnato al premier una sintesi dei messaggi che saranno oggetto di un report in pubblicazione a giugno. Tale relazione farà parte del corpus di conoscenze e suggerimenti che il mondo scientifico tenterà di tradurre per orientare le scelte dei leader politici mondiali in occasione del COP-15 di dicembre.
I punti oggetto della sintesi consegnata a Rasmussen riguardano alcuni assi strategici e, precisamente:
– I trend climatici. Recenti osservazioni hanno confermato che gli scenari più pessimisti ipotizzati dall”IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) si stanno realizzando. Il sistema climatico sta andando ben oltre i modelli della variabilità naturale, all”interno dei quali la nostra società e la nostra economia si sono sviluppate. Questi modelli comprendono la temperatura globale media della superficie terrestre, l”innalzamento del livello dei mari, le dinamiche di spostamento degli oceani e dei ghiacci, il processo di acidificazione degli oceani ed eventi climatici estremi. Ci sono forti rischi che molti di questi trend possano ulteriormente accelerare, conducendo a bruschi e irreversibili cambiamenti climatici.
– Spaccature a livello sociale.. Alcune società sono fortemente esposte, persino a modesti cambiamenti climatici, specie quando si parla di Paesi poveri e comunità particolarmente a rischio. Un aumento delle temperature al di sopra dei 2 gradi centigradi potrebbe essere particolarmente difficile da affrontare da parte di molte società .
– Strategie di lungo termine.. Una rapida, effettiva e consistente mitigazione basata su azioni globali coordinate è necessaria al fine di evitare ulteriori e imprudenti cambiamenti climatici. Per questo, anche durante la sessione conclusiva del Congresso, il panel di esperti e scienziati ha insistito nel ricordare al primo ministro danese la necessità di porsi dei target molto elevati. Ritardi nell”azione di mitigazione o dei target troppo bassi nelle decisioni politiche condurrebbero a costi socio-economici di lungo termine molto elevati.
– Equity dimension. . Il cambiamento climatico sta avendo – e continuerà ad avere – effetti molto pesanti sulle popolazioni all”interno dei diversi Paesi e Regioni, sia per quanto riguarda le attuali generazioni che per quelle future, nonché sulla società umana in generale e sul mondo naturale. Una rete di sicurezza effettiva sull”adattamento, sostenuta adeguatamente anche a livello finanziario, è necessaria per quelle popolazioni che presentano minori capacità di affrontare l”impatto dei cambiamenti climatici. Inoltre una comune, ma differenziata, strategia per proteggere le popolazioni più povere e vulnerabili appare altrettanto indispensabile.
– La non azione è ingiustificabile.. Non esistono alibi per non agire. Siamo già in possesso degli strumenti e degli approcci per lottare contro il cambiamento climatico a livello globale, che hanno bisogno solo di essere messi in pratica. Molti benefici potranno derivare da uno sforzo congiunto nel modificare le attuali politiche energetiche, ivi compresi la crescita dei posti di lavoro dallo sfruttamento di energie rinnovabili, la riduzione dei costi dei cambiamenti climatici sia a livello economico che a livello di salute umana.
– Cogliere la sfida.. Prima di accettare la sfida al cambiamento climatico dovremmo superare un certo numero di vincoli e costrizioni e cogliere le grandi opportunità che si presentano. Tra queste ricordiamo la riduzione dell”inerzia all”interno dei vari sistemi socio-economici, la costruzione di un”opinione pubblica a favore di azioni pubbliche per attenuare i rischi del cambiamento climatico, lo spostamento verso leadership innovative a livello governativo, nel settore privato e nella società civile, nonché forme di sostegno per la società nella transizione verso norme e pratiche che incoraggino la sostenibilità .
Pertanto la Conferenza delle Nazioni Unite di dicembre si preannuncia come un evento epocale nella storia della lotta ai cambiamenti climatici. E non solo per gli impegni presi ieri dal premier Rasmussen nei confronti della comunità scientifica.
La consapevolezza della necessità di un intervento immediato è ormai diffusa tra i leader politici di gran parte dei Paesi occidentali, soprattutto nella nuova dirigenza politica americana, che ha già manifestato la propria tendenza a collaborare attivamente in questo senso.
Restano, tuttavia, ancora alcune incognite: la prima è legata ad alcuni Paesi “emergenti” tra cui la Cina e l”India, anche se il governo di Pechino sembra aver accettato l”idea di uno sviluppo più “sostenibile”.
L”altra riguarda la crisi finanziaria ed economica globale: se in alcuni Paesi, anche tra quelli del G8, prevarrà la logica egoistica delle lobby i rischi del fallimento sono reali.
Il prossimo appuntamento di La Maddalena saprà darci qualche utile indicazione in merito.
Un ultimo importante elemento non andrebbe sottovalutato durante prossimi incontri: quali fattori culturali andrebbero considerati per abituare le persone a un netto cambiamento negli stili di vita?
E ancora: saranno stili di vita imposti oppure condivisi?
Il sito della Conferenza:
http://climatecongress.ku.dk
I video della sessione di chiusura:
[QUI]
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