‘di Ralph Nader
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È un bene che Barack Obama sia un giocatore di basket agile perché sulla riforma finanziaria ha da saltare un abisso sempre di più ampio tra le sue parole e i suoi fatti.
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Obama aveva detto: «Milioni di Americani che hanno lavorato duro e si erano comportati in modo responsabile hanno visto i sogni della loro vita intaccati dalla irresponsabilità di altri e dalla incapacità del loro governo di garantire un”adeguata supervisione. La nostra intera economia è stata danneggiata da quel fallimento».
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«Nel corso degli ultimi due decenni abbiamo visto, via via, cicli di improvvise crescite e rovine. In ciascun caso, milioni di persone hanno avuto le loro vite profondamente sconvolte dagli sviluppi nel sistema finanziario; più brutalmente nella nostra recente crisi».
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Parole forti, sebbene non ricomprendano “il crimine aziendale, la frode e l”abuso” per sostituire l”eufemismo “irresponsabilità “.
Uno potrebbe pensare che le 88 pagine di proposta di riforma al Congresso siano all”altezza delle sue parole.
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Invece fornisce le aspirine di Washington per il cancro al cervello di Wall Street.
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La natura anemica di queste riforme apparentemente volte a prevenire o impedire un altro grande crollo a Wall Street e la sua presa in ostaggio dei risparmi e investimenti nazionali ha immediatamente scatenato l”ira di autorevoli editorialisti economici.
Joe Nocera del «New York Times» ha scritto che «il piano Obama è poco più di un tentativo di infilare alcune nuove dita regolatrici in una diga finanziaria piena di crepe invece di ricostruire la diga stessa”.
Nocera sostiene che le riforme non «tentano di diminuire l”uso» del tipo sofisticato di derivati i cui miliardi di dollari a rischio hanno generato «un danno enorme al sistema finanziario» nei modi del collasso della AIG.
Fa notare che le riforme di gran lunga più essenziali del Presidente Roosevelt comprendevano la legge Glass-Steagall Act, che «ha separato l”attività bancaria dagli investimenti».
Essa ha impedito molti misfatti bancari finché Clinton, il suo segretario del Tesoro Robert Rubin e la Citigroup non fecero abrogare la Glass-Steagall nel 1999.
Obama non sta proponendo di ripristinare questa salvaguardia decisiva.
Nocera ha detto che le imprese «dovranno aumentare un po” il capitale, e occuparsi di un po” più di sorveglianza, ma …. con tutta probabilità [.] torneranno al solito andazzo».
Una grande cronista economica, Gretchen Morgenson, ha strapazzato il piano Obama sull”edizione domenicale del «New York Times» perché fa troppo poco per eliminare i rischi sistemici posti dalle imprese finanziarie che sono “troppo grandi per fallire”.
«Anziché proporre modi per diminuire queste imprese e i rischi che pongono, il piano Geithner sostiene invece un aumento della sorveglianza regolata sui colossi”.
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La Gretchen intende dire che i contribuenti saranno a rischio di dover sostenere salvataggi persino più grandi in futuro.
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Una misura per prevenire i salvataggi dei casi “troppo grandi per fallire” fu suggerita da non altri che dall”attuale consigliere economico di Obama, l”ex presidente della Federal Reserve, Paul Volcker.
Parlando in Cina, nientemeno, Volcker ha detto recentemente che il governo federale potrebbe semplicemente impedire a queste grandi banche di commerciare per il proprio tornaconto.
Ma Obama non sta ascoltando Volcker in questi giorni.
Invece al segretario del Tesoro, Timothy Geithner, e al consigliere della Casa Bianca, Larry Summers – che hanno ricoperto ruoli importanti lo scorso decennio nel facilitare la grande speculazione a Wall Street – Obama sta prestando orecchio.
Il piano del presidente omette:
1) una forte messa in efficacia dell”antitrust,
2) un duro perseguimento dei crimini aziendali,
3) più autorità in capo agli azionisti che possiedono le loro imprese per controllare i boss aziendali alle loro dipendenze.
Il piano avrebbe dovuto comprendere la scelta di dare agli azionisti il potere decisivo di stabilire il compenso dei dirigenti: i perversi incentivi nei compensi hanno contribuito a spingere le imprese verso la speculazione selvaggia.
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I dissesti del piano di riforma si perpetuano.
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Non ci sono meccanismi che incoraggino milioni di investitori a riunirsi in Associazioni di Consumatori Finanziari.
Nel 1985 l”allora parlamentare Chuck Schumer (democratico, New York) propose un tale emendamento alla legge di salvataggio “saving and loans”. Non fu approvato.
Che dire dei titoli ipotecari per i mutui sub – prime?
Alle banche dovrebbe essere imposto di mantenere almeno una riserva del 5% prima di cederli ad altre organizzazioni.
Questo difficilmente basta a indurre prudenza nelle banche che vendono questi mutui ai compratori di case senza denaro.
Obama propone una nuova agenzia regolatrice dei consumatori finanziari.
Tuttavia a meno che non nomini a presiederla qualcuno del calibro dell”ingegnosa professoressa di legge di Harvard Elizabeth Warren, che aveva proposto l”idea, le imprese finanziarie regolate prenderebbero il controllo, come al solito, dell”agenzia.
Steven Pearlstein di «The Washington Post» ha deriso le proposte di Obama perché non si sono «fondate, in primis e soprattutto, su analisi indipendenti e complete di come sia stato consentito alla crisi di svilupparsi e su cosa i regolatori hanno fatto o non hanno fatto per prevenirla…»
È rimasto deluso dalla mancanza di controlli sugli «hedge funds, dui fondi di private-equity o sui mezzi di investimento strutturati».
Obama ha rafforzato gli obblighi fiduciari verso gli investitori da parte degli intermediari azionari.
Ma non ha dato a questi investitori defraudati alcun migliore diritto di azione civile davanti ai tribunali oltre a quelli lasciatigli dalla legge restrittiva sulle security approvata nel 1995.
Così ora tutto dipende dal Congresso e delle sue orde di lobbisti bancari e assicurativi.
Buona fortuna, risparmiatori e investitori.
A meno che voi non facciate i vostri affari con le organizzazioni di credito cooperativo che non fanno giochi d”azzardo con il vostro denaro.
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Traduzione a cura di Pino Cabras per Megachip
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