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di Debora Billi – petrolio.blogosfere.it.
E” praticamente questo, Concimi e geopolitica, il titolo dell”interessante articolo uscito su Grist. Racconta come alla tempesta perfetta si stia aggiungendo un elemento che tutti trascurano, dandolo forse un po” troppo per scontato: anche l”agricoltura, il cibo sulla nostra tavola e su quella di altri sei miliardi di persone, dipende dai combustibili fossili.
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Spiega il blog ASPO :
La particolarità che nessuno considera, sta nel fatto che i fertilizzanti azotati derivano direttamente dai combustibili fossili in particolare dal metano. Nonostante l”aria atmosferica sia una fonte inesauribile di azoto, questo per essere “fissato” in forme assimilabili dai vegetali, richiede una notevole quantità di energia. Infatti tutti i concimi azotati derivano dall”ammoniaca che si forma a partire dall”azoto atmosferico mediante il processo Haber-Bosch, che mediante opportune condizioni di pressione e temperatura è in grado di far reagire azoto ed idrogeno secondo la formula N2 + 3H2 —-> 2NH3 , dove la fonte di idrogeno è sempre un combustibile fossile, generalmente il metano (CH4).
Capito dove si va a parare? Grist racconta che negli Stati Uniti si producono sempre meno fertilizzanti azotati e se ne importano sempre più. La dipendenza dai Paesi esteri (e questo vale anche per noi) non è più solo relativa alla benzina per le auto, ma anche al cibo che mangiamo. Come accade per le raffinerie, infatti, man mano che il prezzo del gas aumenta i produttori locali chiudono in favore di produttori stranieri “più competitivi”. Qualcuno sperimenta il fertilizzante derivato dal carbone, ma la soluzione è ancora poco promettente oltre che inquinante.
Non che la produzione di fertilizzanti sia una cosa salutare: oltre ad emettere biossido di carbonio, un impianto rilascia tonnellate di elementi tossici. La zona di maggior produzione, in USA, è chiamata significativamente “la via del cancro”.
Da dove viene buona parte dei fertilizzanti USA? Da Trinidad, dal Canada, dalla Russia e dall”Ucraina, con i conseguenti costi di trasporto e le implicazioni politiche che nei prossimi anni peseranno sempre più. Volendo diversificare, infatti, gli USA hanno altre due opzioni: Venezuela e Iraq. Bel guaio.
E in Italia? Ce lo spiega un accorato appello di Assoconcimi, risalente alla fine del 2008: un aumento di prezzo dal 50% al 500%, e la dipendenza totale dalle forniture estere, Medio Oriente, Nordafrica e Russia in primis. Come a dire: quando facciamo valutazioni frettolose e ideologiche in politica estera, ricordiamoci del concime.
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Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/2010/02/concimi-e-geopolitica.html.
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