Modern Money Theory: Panacea o Palliativo? | Megachip
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Modern Money Theory: Panacea o Palliativo?

Modern Money Theory: Panacea o Palliativo?
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27 Luglio 2012 - 06.58


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paolobarnard2012mmtdi Francesco Loddo Megachip & SardignaLibera

NUORO – Che sorpresa. Si presenta così Paolo Barnard: solare, energico, motivato, ma soprattutto possibilista, alla conferenza di presentazione della MMT (Modern Money Theory) a Nuoro, nella biblioteca Mondadori gremita di persone ansiose di approfondire la questione monetaria.  Di quegli strali che animano i suoi articoli, spesso indirizzati ai suoi “inutili lettori”, neanche l”ombra. Paolo – anche solo per una sera – vede la luce in fondo al tunnel, quella luce siamo noi e le scelte da attuare nei prossimi mesi per scongiurare la più grossa catastrofe economico/finanziaria dal 1929 ad oggi. Tornerà presto alle docce fredde, ma intanto eccolo in una veste più speranzosa.

 

Il suo discorso esordisce con una carrellata di nomi e di idee in campo economico che costituiscono il fondamento dogmatico della teoria monetaria moderna: da John Maynard Keynes a Wynne Godley fino ai contemporanei Stephanie Kelton, Michael Hudson e Alain Parguez, questi ultimi presenti alla mega-conferenza di Rimini tenutasi a Febbraio.

Barnard usa un tono accorato quando si rivolge agli imprenditori presenti sottolineando come il tessuto economico italiano sia costituito per il 78,6% da piccole e medie imprese che dovrebbero sostentarsi di domanda aggregata e che invece subiscono il tracollo legato al credit crunch prodotto dalla mancanza di sovranità monetaria. “Voi avete zero voce in capitolo” – tuona il giornalista – “Lo stato deve spendere a deficit e produrre ricchezza per le imprese e i cittadini, fino alla piena occupazione”.

E in effetti, come dargli torto, quando sciorina i dati (fonti: Istat e World Economic Forum of Davos) precedenti all”ingresso nell”Euro del nostro paese, ove l”Italia si attestava come leader dell”Eurozona con una crescita della produzione seconda solo a quella irlandese, a dispetto di un debito del 124% rispetto al PIL e e nonostante un”inflazione elevata. Il giornalista mostra quindi il risultato di dieci anni di moneta unica, frutto per lui di un”azione criminosa studiata a tavolino dai potentati finanziari franco/tedeschi nel barbaro intento di indebolire il competitor italiano. Risultato? Un”inflazione che cala allo 0,9% nel 2009, ma che ha come contraltare un incremento esponenziale della disoccupazione, soprattutto giovanile (con soglie che in alcune vaste aree italiane superano ormai il 50%) oltre a un crollo progressivo della produzione, a vantaggio di chi, prima dell”ingresso nell”Eurozona, non esportava e non produceva certo ai ritmi odierni fino a un suo dominio incontrastato, come fa la Germania.

“Proprio i dati relativi alla Germania pre e post Euro dovrebbero far riflettere” sottolinea Paolo Barnard, che individua “nella competizione sleale e nell”eccesso di flessibilità del mercato del lavoro” gli elementi indicativi della fragilità dell”intera Eurozona.  “Bisogna smascherare Berlino!”, incalza, “perché la gara è stata truccata! La Germania ha speso a deficit per ristrutturare le aziende prima dell”ingresso nell”Euro laddove il ministro italiano Andreatta negava qualsiasi erogazione di liquidità per le medesime procedure”.

“Come uscire dall”Euro senza traumi?” chiede qualcuno dei presenti. “L”uscita deve essere sapientemente pilotata, virtuosa” risponde Barnard che poi si affretta ad aggiungere “lo Stato deve uscire dall”Eurozona, cominciare a stampare moneta propria, mantenendo debiti/mutui in Euro”. “la nuova moneta, se acquistata, si apprezzerebbe e, contemporaneamente, l”uscita di uno dei pilastri dell”Unione Europea provocherebbe un crollo immediato dell”Euro che avrebbe come conseguenza il deprezzamento immediato del debito.”

C”è spazio anche per la questione indipendentista sarda, sdoganata da Barnard con un “Perché no? Sarebbe un atto di legittima protesta!”. E non potevano mancare le punzecchiature al MoVimento 5 Stelle (a dire il vero molto contenute), al quale il giornalista imputa un eccessivo attaccamento alla figura del “Guru”. 

Poche parole per Mario Monti, ma un esemplare riferimento, quello relativo al premio “Von Hayek” vinto qualche anno fa dall”attuale premier. Monti si fregia infatti di un”onoreficenza  intitolata all”economista della scuola austriaca neoliberista, del quale Barnard sintetizza il pensiero attraverso un”agghiacciante citazione sullo stato sociale: “Fornire agli indigenti e agli affamati qualche forma di aiuto, ma solo nell”interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali atti di disperazione da parte dei bisognosi”.

Quale sarà la soluzione ai problemi enormi creati da una simile visione? Barnard lo ripete a ogni passo: la Modern Money Theory.

Quali sono gli aspetti critici di questa impostazione?

La MMT sarà pure la panacea della crisi dell”Eurozona, ma il problema si concentra in questo debole tentativo di voler circoscrivere la crisi alla sola Europa e in un”ottica prettamente monetaria, tralasciando in maniera deliberata tutta una serie di aspetti che costituiscono la multipolarità e la complessità di questa crisi, aspetti che vanno dalla geopolitica (si pensi solo al militarismo americano e alle sue continue esigenze di risorse) alla questione ambientale, alla polarizzazione della ricchezza che anche nei paesi più sviluppati ha prodotto sperequazione e disagio.

In sintesi, siamo di fronte a una crisi che non è ciclica, non è di passaggio, ma con ogni probabilità rappresenta l”apoteosi del fallimento di un modello, di un intero paradigma di sviluppo: quel paradigma che caratterizza il sistema del capitale e che prevede la crescita esponenziale mediante l”applicazione della politica monetaria espansiva. “Debito infinito” predica Paolo, sì, ma in un pianeta finito e seriamente compromesso da queste logiche. 

La MMT sotto questo profilo appare cieca, e si presenta più con le vesti di una politica anti-ciclica (dalla depressione alla ripresa),  ovvero come soluzione ad una tipologia di crisi in stile ”29, in un mondo che oggi è cambiato, è troppo interconnesso, globalizzato per essere pienamente confrontato con gli anni trenta del XX secolo, quando pure infuriava una Grande Crisi, ma meno sistemica di quella di cui, ora, viviamo appena l”esordio.  

L”analisi economica adottata dalla MMT, pertanto, non permette di prendere coscienza di situazioni ben al di fuori della cortina eurocentrica, e che riguardano guarda caso paesi con moneta sovrana, Cina e Usa in testa. L”una prossima all”implosione del mercato immobiliare (vedi il caso delle ghost cities cinesi), l”altra terribilmente indebitata con Giappone e Cina e, utilizzando il gergo di Nouriel Roubini, prossima a una ricaduta “Double Dip” di dimensioni epocali.

Gli Usa rischiano negli anni a venire di subire gli effetti dell”iperinflazione, e questo proprio in virtù di quel modello che la MMT propone, il debito esponenziale e la crescita infinita, senza alcun vincolo alle risorse: in due parole, fiat money!.  

Altro punto debole del discorso di Barnard lo troviamo nei parametri utilizzati per definire i fenomeni di produzione/crescita identificabili dalla MMT nell”obsoleto Prodotto Interno Lordo. L”approccio scarta a pie” pari quel dibattito che da anni coinvolge eminenti economisti, sociologi e politologi alla ricerca di indici che non si limitino al calcolo del valore del PIL, ma che includano il benessere e l”equilibrio sociale. 

Ciononostante, va dato un merito, a Barnard come ai promotori della teoria di cui si è fatto acceso divulgatore. Ha elevato lo spessore del dibattito, risollevando il velo su idee economiche troppo a lungo emarginate. Idee che espongono soluzioni assai diverse dalle solite ricette neoliberiste di stampo friedmaniano.

Altro grande merito di Barnard: aver difeso strenuamente l”importanza del Welfare state e del ruolo dello Stato nell”economia.

La MMT può configurarsi come punto di partenza, una premessa importante, forse indispensabile. Ma la mera sovranità monetaria non può essere la soluzione di un problema che va ben al di là della moneta e riguarda l”intero pianeta. Attuare la sovranità monetaria affidandoci alla cieca convinzione che essa rappresenti l”uscita dal tunnel ci porta fuori strada. Ritarderebbe la soluzione del nodo di fondo, scaricandola in maniera esponenziale sulle generazioni future.

Alla fine della lezione nuorese pronunciata in questa singolare cattedra di economia monetaria, anche fra coloro che hanno accolto bene il messaggio di Barnard si diffondeva un atteggiamento critico.  La speranza è che la MMT si inserisca in un processo più vasto di dialettica economica, sociale e politica anziché assumere le sembianze della solita parrocchia fatta di fede e dogmi indiscutibili.



(27 luglio 2012)

Il presente articolo compare anche su www.sardignalibera.net.





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