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Orti sospesi sopra Mumbai

'Un''esperienza ambientale, economica e sociale che lascia un solo dubbio: si tratta di un prodotto collaterale dello slum, o un''alternativa alla metropoli globalizzata?'

Orti sospesi sopra Mumbai
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19 Ottobre 2013 - 00.48


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di Michela Pasquali.

Un”esperienza ambientale, economica, soprattutto sociale e con forte
caratterizzazione di genere, che lascia un solo dubbio: si tratta di un
prodotto collaterale dello slum, o di una vera alternativa, per quanto
settoriale, alla metropoli globalizzata?
Il manifesto, 17 ottobre 2013 (f.b.)

La maggior parte degli edifici di Mumbai, come in altre città in India
ma anche in Medio Oriente o in Nord Africa, sono connessi dai tetti.
Tetti piani, terrazzi a tutti gli effetti, separati tra loro solo da
muretti bassi, facili da scavalcare. Qui vengono spostate attività come
stendere, cucinare o dormire per adattarsi al cambiamento del tempo e
delle stagioni o della posizione del sole. Non solo estensione della
casa, i tetti sono anche passaggio per amici, vicini, amanti o il
percorso quotidiano da casa a scuola.

Da sempre sono il luogo privilegiato delle donne, quindi privato,
protetto, ma anche aperto, vitale. In alcuni casi la sola possibilità
all”esterno per rilassarsi inosservate, per una temporanea fuga dalle
incombenze domestiche dei piani di sotto. Qui le donne creano nuove
relazioni, prestano e si scambiano cose, osservano le attività dei loro
vicini, si invitano l”una con l”altra. Si crea così non solo uno spazio
di libertà, ma anche una forte rete di condivisione tutta femminile.
D”altronde sono pochi o inesistenti i luoghi in città dedicati
esclusivamente alle donne, mentre gli uomini hanno numerose possibilità,
formali o informali, fuori dalle mura domestiche.

Spazi di transizione tra dentro e fuori, paradigmatici, simbolici, così
come i giardini, i tetti sono ambienti domestici che rappresentano nello
stesso tempo lo spazio interiore ed esteriore. Mondi sospesi, sono
descritti nei poemi o nelle poesie urdu e nella lunga tradizione della
narrativa indiana: luoghi letterari, dove avventure, amori, tragedie,
amicizie si consumano, si sviluppano e si sciolgono per raccontare, in
realtà, le difficili condizioni di vita delle donne. Naturalmente il
loro status non è uguale per tutte, dipende dalla posizione nella
società, ma la discriminazione di genere è largamente diffusa,
nonostante sia vietata per legge. Nella Costituzione le donne hanno
diritti uguali agli uomini, nei testi religiosi sono rispettate e
adorate, ma nella pratica spesso sono sfruttate, torturate e umiliate.
La loro vita è un ciclo senza fine di doveri come madre, moglie,
sorella, la loro identità e il loro ruolo nella società negate.

Nuove forme di partecipazione

Così diverse associazioni e organizzazioni hanno cominciato a promuovere e diffondere proprio sui tetti di Mumbai l”urban farming,
affinché nuovi orti e frutteti possano diventare nuove forme di
partecipazione per le donne e, nello stesso tempo, di attenzione
all”ambiente e nuove risorse economiche e alimentari. Tra queste la ong
Sneha, che realizza progetti contro la violenza alle donne e si occupa
di salute materna e infantile, in collaborazione con l”organizzazione no
profit Fresh&Local che si dedica alla parte progettuale.

Dalla terrazza del Mohamedi Manzil building, in una delle zone più
convulse di Mumbai, la vista è quella di terrazzi anneriti, cavi
attorcigliati, ammassi disordinati di antenne. Insomma il tipico aspetto
spoglio e un po” squallido di tutte le megalopoli. Ed è qui che
Adrienne Thadani di Fresh&Local prova a realizzare il suo
obbiettivo: creare a model rooftop urban farm, cioè un grande
orto urbano, un modello da esportare in quanti più tetti possibili. Ben
cinquecento metri quadrati per piantare trenta varietà diverse di alberi
da frutta, come mango e chikoo o arbusti di okra che crescono dentro
grandi cesti, mentre in cassette di plastica blu disposte in file
geometriche a formare delle grandi aiuole, spuntano ortaggi e erbacee
tra aromatiche, spezie e medicinali, come aglio, menta, o come il
tumeric (Curcuma longa) e la lemongrass (Cymbopogon citratus),
entrambe molto utilizzate nella cucina indiana e con numerose proprietà
curative. Adrienne ha calcolato che con il raccolto di solo 1,5 mq si
riuscirebbe a dare un piatto di verdure e frutta al giorno a una persona
per sei, otto mesi all”anno, tenendo anche conto dei quattro mesi di
monsoni.

Per il momento la frutta e la verdura prodotta, rigorosamente bio, viene
regalata agli stessi abitanti dell”edificio, ma il programma prevede
successivamente di venderle a un prezzo equo per poter sostenere e
ingrandire ancora orto e frutteto e così dare lavoro a una persona che
si occupi della manutenzione. Dopo aver appurato la capacità del tetto a
sostenere il peso della terra e delle piante e l”assenza di danni alla
struttura e di infiltrazioni di acqua ai piani inferiori, anche il
proprietario dell”edificio è diventato il loro maggiore sostenitore.

Dopo questo primo lavoro, Fresh&Local ha dato il via alla
trasformazione radicale di altri tetti, terrazzi e davanzali mentre il
tetto del Manzil Building continua a evolversi, diventando uno spazio di
sperimentazione che quando sarà terminato conterrà anche un vivaio,
un”area specifica per il compost e una per la vendita diretta, uno
spazio per le lezioni di yoga e infine una zona all”ombra per laboratori
e corsi, per incontri e cene della comunità. Così si ampliano anche gli
obiettivi; non solo orto, ma un modo per stare insieme, condividere
interessi e passioni, imparare cose nuove. Infine rigenerare i tetti
come spazio vitale e vissuto.

Un”altra esperienza, guidata da una donna, riguarda i 300 mq di orto
sospeso, il Central Kitchen Garden, nella zona del porto, parte del
Mumbai Port Trust. Questo grande tetto terrazzo, adiacente alla mensa,
oggi è un paradiso lussureggiante di alberi da frutto tra chikoo, guava,
banani, cocco, limoni, con centocinquanta altre varietà tra alberi,
arbusti ed erbacee, tra cui un settore specifico per le tisane. Insomma
un”oasi di biodiversità, poiché la presenza di tante piante ha portato
anche tanti uccelli, insetti tra api, libellule e farfalle nel mezzo
della zona portuale della città, tra docks e containers.

Catering e compostaggio

L”idea di creare un orto nasce per risolvere un problema legato alla
mensa e in particolare allo smaltimento di una gran quantità quotidiana
di rifiuti, dato che ogni giorno la cucina produce cibo per duemila
impiegati. Così nel 2002 Preeti Patil, direttrice del servizio di
catering, organizza per tutto lo staff della cucina un breve corso sulle
principali tecniche di compostaggio. Poco a poco comincia a crescere
qualche albero e ortaggio fino ad arrivare alla vera giungla verde di
oggi visitata non solo da famiglie e scuole, ma anche da organizzazioni e
aziende che desiderano seguire un percorso sostenibile.

Così, poco a poco, mentre continua ad aumentare il prezzo di frutta e
verdura e proprio quando è sempre più evidente e conosciuto l”effetto
nocivo di fertilizzanti e pesticidi chimici di suolo, aria, acqua,
animali, piante, alcune persone hanno trovato a Mumbai una soluzione
radicale, olistica, che è anche economica, pulita e sostenibile. Invece
di seguire i metodi proposti dall”industria, riscoprono il gusto di
frutta e verdura biologiche, che non hanno viaggiato per tutto il paese e
che non sono stati in celle frigorifere per conservarsi o per maturare.

Una delle prerogative più interessanti di questo movimento è l”adozione
sui tetti di pratiche sostenibili e tecniche di coltivazioni naturali
adottate nei campi, come la natueco farming (unione delle parole
Nature ed Ecology) creata negli anni ”60 e che sfrutta i processi
naturali per creare terriccio fertile e ricchissimo di sostanze
nutrienti grazie a un processo molto rapido. La ricetta si trova su
internet ed è tipicamente indiana, poiché sfrutta la libera circolazione
delle vacche sacre che permette di disporre facilmente di urina e
sterco freschi. Oppure il sistema Prayog Pariwar (prayog significa esperimento e parivar
rete familiare): dato che ogni orto è unico e differente dagli altri,
poiché sono differenti le condizioni, le persone, le piante e le varietà
coltivate, per ogni situazione e per ogni problema ci sono più
soluzioni.

Quindi, senza adottare delle regole di coltivazione fisse, che non
funzionerebbero in tanti casi, è importante che ognuno sperimenti da
solo, tenendo anche conto delle altre esperienze e diffondendo i propri
risultati. Ciò assicura un continuo, dinamico scambio di conoscenze
legate a situazioni pratiche e concrete.

Questo metodo di condivisione dei saperi e la tecnica natueco
sono stati entrambi adottati dall”organizzazione Urban Leaves, fondata
nel 2009 a Mumbai da Preeti Patil dopo la sua esperienza al Mumbai Port
Trust, per creare nuovi orti, e così offrire nuove opportunità e
risorse, per favorire l”integrazione e il coinvolgimento di donne e
uomini insieme, per stimolare una sorta di up-date della vita sui tetti e scoprirne tutte le potenzialità.

Fonte: il manifesto, 17 ottobre 2013.

Tratto da:  http://www.eddyburg.it/2013/10/orti-sospesi-sopra-mumbai.html.

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