4 vecchie fallacie della nuova Gran Depressione | Megachip
Top

4 vecchie fallacie della nuova Gran Depressione

'Dal 2008 c''è un’abbondante raccolta di fallacie economiche riciclate, specie sulle labbra dei leader politici. Ecco le mie quattro preferite. [Robert Skidelsky]'

4 vecchie fallacie della nuova Gran Depressione
Preroll

Redazione Modifica articolo

23 Novembre 2013 - 00.43


ATF

di Robert Skidelsky.

Il periodo iniziato nel
2008 ha prodotto un’abbondante raccolta di fallacie economiche
riciclate, soprattutto sulle labbra dei leader politici. Ecco le mie
quattro preferite.

1) La casalinga sveva. “Si
dovrebbe semplicemente chiedere alla casalinga sveva”, ha detto la
cancelliera tedesca Angela Merkel dopo il crollo di Lehman Brothers nel
2008. “Lei ci avrebbe detto che non si può vivere oltre i propri mezzi”

Questa logica apparentemente sensata è
la base dell’austerità. Il problema è che ignora l’effetto della
parsimonia della casalinga sulla domanda totale. Se tutte le famiglie
frenano le loro spese, il consumo totale cade e lo stesso accade per la
domanda di lavoro [da parte delle imprese, ndr]. Se il marito della
casalinga perde il lavoro, la famiglia starà peggio di prima.

Il caso generale di questa fallacia è la
“fallacia di composizione”: ciò che ha senso per ogni famiglia o
impresa individuale non necessariamente è bene in aggregato. Il caso
particolare che John Maynard Keynes ha individuato è il “paradosso della
parsimonia”: se ognuno cerca di risparmiare di più in tempi difficili,
la domanda aggregata cadrà, riducendo il risparmio totale, a causa del
calo dei consumi e della crescita economica .

Se il governo cerca di ridurre il
deficit, le famiglie e le imprese dovranno stringere i cordoni della
borsa, con conseguente riduzione della spesa totale. Di conseguenza, per
quanto il governo tagli la spesa, il suo deficit si ridurrà a malapena.
E se tutti i paesi perseguono simultaneamente l’austerità, la minore
domanda di beni di ogni paese porterà a consumi nazionali ed esteri più
bassi, e tutto andrà peggio.

2) Lo Stato non può spendere soldi che non ha.

Questo errore – spesso ripetuto dal
primo ministro britannico David Cameron – tratta gli Stati come se
avessero di fronte gli stessi vincoli di bilancio delle famiglie o delle
imprese. Ma gli Stati non sono come famiglie o imprese. Essi possono
ottenere i soldi di cui hanno bisogno attraverso l’emissione di
obbligazioni.

Ma uno Stato sempre più indebitato non
deve pagare tassi di interesse sempre più alti, cosicché i costi di
servizio del debito alla fine consumano tutto il suo reddito? La
risposta è no: la banca centrale può stampare abbastanza moneta extra
per contenere il costo del debito pubblico. Questo è ciò che fa il
cosiddetto quantitative easing. Con tassi di interesse vicino allo zero,
la maggior parte degli Stati occidentali non possono permettersi di non
prendere soldi in prestito.

Questo argomento non vale per uno stato
senza una propria banca centrale, nel qual caso si affaccia esattamente
lo stesso vincolo di bilancio della massaia sveva spesso citata Questo è
il motivo per cui alcuni Stati membri della zona euro hanno avuto così
tanti problemi fino a quando la Banca centrale europea è corsa ai
ripari.

3) Il debito pubblico è tassazione differita.
Secondo questa fallacia spesso ripetuta, gli Stati possono raccogliere
fondi attraverso l’emissione di obbligazioni, ma , poiché le
obbligazioni sono prestiti che alla fine dovranno essere rimborsati, ciò
può essere fatto solo aumentando le tasse. E, poiché i contribuenti si
aspettano questo, essi risparmieranno ora per pagare i futuri impegni
fiscali. Quanto più il governo prende in prestito per pagare la spesa
oggi, più la gente risparmierà per pagare le tasse in futuro, annullando
qualsiasi effetto stimolante del finanziamento supplementare.

Il problema di questa argomentazione è
che gli Stati sono raramente costretti a “pagare” i loro debiti. Essi
potrebbero decidere di farlo, ma nella maggioranza dei casi li rinnovano
alla scadenza mediante l’emissione di nuove obbligazioni. Più lunghe
sono le scadenze delle obbligazioni, meno frequentemente gli Stati
devono andare sul mercato per nuovi prestiti.

Ancor più importante, quando ci sono
risorse inutilizzate ad esempio, quando la disoccupazione è molto più
alta del normale), la spesa attivata dal prestito allo Stato riporta
queste risorse in attività. L’aumento delle entrate dello Stato così
generate (più la diminuzione della spesa per i disoccupati) paga il
prestito extra senza dover alzare le tasse .

4) Il debito pubblico è un onere per le generazioni future. Questo
errore viene ripetuto così spesso che è entrato l’inconscio collettivo.
L’argomento è che, se l’attuale generazione spende più di quanto
guadagna, la prossima generazione sarà costretta a guadagnare più di
quanto spende per ripagare il debito.

Ma questo non tiene conto del fatto che i
possessori di quello stesso debito saranno i membri delle presunte
gravate generazioni future. Supponiamo che i miei figli debbano
rimborsare il debito verso di voi che io ho contratto. Staranno peggio .
Ma voi starete meglio. Questo può essere un male per la distribuzione
della ricchezza e del reddito, perché si arricchirà il creditore a
discapito del debitore, ma non ci sarà alcun onere netto sulle
generazioni future.

Il principio è esattamente lo stesso
quando i detentori del debito pubblico sono stranieri (come nel caso
della Grecia), anche se l’opposizione politica al rimborso sarà molto
più grande.

Le fallacie crescono rigogliose in
economia, perché non è una scienza naturale come la fisica o la chimica.
Le proposizioni in economia sono raramente assolutamente vere o false.
Ciò che è vero in alcune circostanze può essere falso in altri.
Soprattutto, la verità di molte proposizioni dipende dalle aspettative
della gente.

Si consideri la credenza che più il
governo prende in prestito, più alto sarà il futuro onere fiscale. Se le
persone agiscono su questa convinzione risparmiando ogni sterlina,
dollaro o euro extra che il governo mette loro in tasca, la spesa
pubblica in più non avrà alcun effetto sulle attività economiche,
indipendentemente da quante risorse sono inattive. Il governo deve
quindi aumentare le tasse – e la fallacia diventa una profezia che si
autoavvera.

Quindi come dobbiamo distinguere tra
proposizioni vere o false in economia? Forse la linea di demarcazione
deve essere tracciata tra proposizioni che valgono solo se la gente si
aspetta che siano vere e quelle che sono vere a prescindere dalle
credenze. L’affermazione : “Se tutti risparmiamo di più in una crisi
staremmo tutti meglio”, è assolutamente falsa. Staremmo tutti peggio Ma
l’affermazione: “Quanto più lo Stato prende soldi in prestito, più deve
pagare per il suo prestito” a volte è vera e a volte è falsa.

O forse la linea di demarcazione deve
essere tracciata tra proposizioni che dipendono da ipotesi
comportamentali ragionevoli e quelli che dipendono da quelle ridicole.
Se le persone risparmiassero ogni centesimo in più del denaro preso in
prestito che il governo ha speso, la spesa non avrebbe alcun effetto
stimolante. Vero. Ma tali persone esistono solo nei modelli degli
economisti.

Tratto da: http://keynesblog.com/2013/11/21/le-quattro-vecchie-fallacie-della-nuova-grande-depressione/#more-4978.

Fonte: http://www.skidelskyr.com/site/article/four-fallacies-of-the-second-great-depression-read-more-at-http-wwwproject-/.

[GotoHome_Torna alla Home Page]
Native

Articoli correlati