Intervista al Prof. R. Lampa sul "default" argentino | Megachip
Top

Intervista al Prof. R. Lampa sul "default" argentino

'Sgomberiamo il campo dagli equivoci: non c''è nessun default argentino. E’ palesemente falso, e spesso vergognosamente in malafede, affermare il contrario [intervista a prof. Lampa]'

Intervista al Prof. R. Lampa sul "default" argentino
Preroll

Redazione Modifica articolo

5 Agosto 2014 - 04.26


ATF

Intervista al Prof. R. Lampa sul “default” argentino

1)
Professor Lampa , in questi giorni i media, stanno dando molto risalto a
quello che viene definito come “il secondo default argentino”. In
realtá qual è la reale situazione? Che tipo di default è dichiarato, sul
proprio debito sovrano denominato in pesos o altro?

R:
Sgomberiamo il campo dagli equivoci:  non esiste nessun default
argentino. E’ palesemente falso, e molto spesso vergognosamente in
malafede, affermare il contrario.

Un
default è una sospensione generalizzata dei pagamenti delle quote del
proprio debito (più la relativa spesa per interessi) ai creditori
(privati e pubblici) perché si prende atto che non si è più in grado di
farlo, mancando le risorse o essendo il paese incapace di produrre
ricchezza futura. Questo è assolutamente falso perché l’Argentina ha
regolarmente pagato la propria quota di luglio mandando alla Bank of New
York oltre 450 milioni di dollari. Questi soldi si trovano nella banca
ma un ordine del giudice Thomas Griesa impedisce alla banca di girare il
pagamento ai creditori. Allo stesso tempo però,  non può nemmeno
spingersi fino al pignoramento, lasciandoli così in una specie di limbo.
Si è trattato di un abominio perché per moltissimi creditori, compresi
quelli italiani, la legislazione di riferimento dell’accordo raggiunto
con l’Argentina NON era quella statunitense, ma semplicemente ci si
avvaleva dell’intermediazione della banca newyorchese. Ed infatti, per
evitare azioni legali contro la Bank of New York (già minacciate, per
esempio, dai risparmiatori italiani rappresentati dall’avvocato Tullio
Zembo) nella serata del 1° agosto il giudice Griesa è precipitosamente
tornato sui suoi passi autorizzando il pagamento per i titoli sottoposti
a legislazione europea.

D’altra
parte, non si tratta nemmeno di un default tecnico. Quest’ultimo si dà
quando un paese ha le risorse e la volontà di far fronte ai propri
doveri verso i creditori, ma l’insorgere di un ostacolo legale, una
catastrofe naturale o un cavillo amministrativo… glielo impedisce. 
Ebbene, anche se sembrerebbe questo il caso, ciò vale SOLO PER I
CREDITORI PRIVATI CHE RICEVONO I PAGAMENTI NEGLI USA, mentre due giorni
fa sono stati liquidati 411 milioni di dollari ai creditori pubblici
radunati nel Club de Paris, dato che non erano chiamate in causa banche
statunitensi nell’operazione. Sommato al pagamento dei “bonistas”
europei, questo fatto dimostra che non c’è stata sospensione dei
pagamenti generalizzata. 

Se
dunque la sospensione dei pagamenti  NON è generalizzata, non c’è
default. Ed ha ragione il ministro Axel Kicillof quando afferma che
bisognerà trovare un nome per questa situazione. Punto.

Ovviamente,
quanto detto vale per i titoli di stato denominati in dollari, mentre
rimane aperta la possibilità del “canale del tesoro” per i bonos in
pesos. E tuttavia, data la restrizione esterna sulla bilancia dei
pagamenti tipica di ogni paese in via di sviluppo, non sarebbe corretto
affermare che questa situazione sarà priva di conseguenze:
nell’impossibilità di finanziarsi sui mercati internazionali, la
restrizione esterna si farà sentire di più e dato lo scenario di riserve
in dollari relativamente basse, ciò imporrà al governo di ridurre lo
stimolo fiscale che ha garantito la crescita (moderata) degli ultimi due
anni nonostante il rallentamento del Brasile.  

Ma
ripeto: parlare di 2001 o evocare scenari apocalittici è falso e serve
solo ai fini dell’assurdo dibattito politico italiano quasi a voler
dire: vedete, chi non accetta tagli e austerità fa la fine
dell’Argentina!

2) Crede ci siano delle responsabilitá imputabili all”attuale governo oppure le colpe sono riconducibili a quello precedente?

R: Senza
scendere sul terreno dell’apologia dei governi Kirchner, va detto con
chiarezza che le responsabilità sono interamente dei governi neoliberali
(sia peronisti che radicali) succedutisi tra il 1990 ed il 2001. In
certi casi, perfino della dittatura civico militare del 1976. Sono loro
infatti ad aver indebitato il paese e ad aver determinato il default del
2001. Nello specifico, vi è poi una responsabilità personale dell’ex
ministro dell’economia Domingo Cavallo, un bizzarro caso di “friedmanita
del MIT” che nel 1998-2002 pensò bene di delegare la competenza legale
sulle controversie legate ai titoli argentini al tribunale di New York.
Col senno di poi, verrebbe da dire che è stato un vero genio, del resto
era dell’MIT…

3)
Esiste qualche relazione tra le politiche economiche attuate, che
potremmo definire genericamente come keynesiane, e quanto successo?

R: No,
evidentemente. Le politiche keynesiane hanno determinato risultati
buoni e meno buoni, che tuttavia non hanno nulla a che vedere con la
follia del sistema statunitense ben incarnata dal vecchietto, mezzo
fascistone  e mezzo rincojonito, che ha preso queste decisioni. Una
figura caricaturale, che ricorda i film del filone “americana” degli
anni ’70 perché in fondo nell’epoca che viviamo la tragedia tracima
spesso nella farsa.

4) Ritiene ci possano essere delle motivazioni politiche e/o geopolitiche dietro la sentenza della Corte americana?

R: Senz’altro sì. La dominazione del primo mondo sulla periferia è storicamente avvenuta tramite il debito e la spirale salvataggio FMI-austerità-ancora più debito che ciò determinava. Una forma moderna di colonialismo, per così dire. 

La
colpa dell’Argentina è stata quella di essere diventata un “leading
case” per tutte le crisi di debito sovrano e la maniera più efficace e
conveniente di uscirne. Vogliono infliggergli una dura lezione che serva
da monito per i “falliti che verranno” e per ribadire la centralità
geopolitica degli USA nella regione e nello scacchiere globale.

5)
L”Argentina dopo il primo default era già sostanzialmente esclusa dal
mercati finanziario globale. Dopo questa sentenza cosa cambierà? Quali
politiche economiche dovrebbe attuare il Governo per farvi fronte?

R: Questo
è vero solo in parte, perché nell’ultimo anno sono state risolte tutte
le controversie pendenti (indice inflazione, FMI, WTO, indennizzo a
Repsol) e ci si accingeva a finanziarsi sui mercati internazionali,
seppur con prudenza. Nell’impossibilità di farlo, il governo dovrebbe
adesso cercare una sponda Sud-Sud coi paesi Brics e lavorare a un cambio
di giurisdizione dei titoli di stato, processo un po’ lungo che
imporrebbe di riaprire il tavolo negoziale con i creditori che aderirono
al piano del 2005 e 2010. E’ verosimile prevedere una crescita bassa o
nulla per l’anno in corso.



  • Roberto Lampa si
    è formato in Italia, ed ora insegna Macroeconomia in Argentina presso
    l”UBA (Universidad de Buenos Aires), ed è un ricercatore CONICET.

Fonte: http://alzailpugno.it/index.php/en/interviste/36-intervista-al-prof-r-lampa-sul-default-argentino.

[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati