ATF
di Giuseppe Masala
Lascia veramente sconcertati la proposta fatta dalla ex Trojka alla Grecia per ottenere l’ultima rata da 7,2 miliardi di finanziamento. Da un lato il bastone dell’aumento dell’IVA sui beni primari e del taglio delle pensioni (ormai spesso ridotte ad un minimo di 200 euro e unica fonte di reddito familiare) e dall’altro lato la carota di un possibile taglio del debito pregresso, peraltro senza fare alcuna quantificazione.
Chiunque (a parte chi è in assoluta malafede) comprende che un aumento ulteriore dell’Iva e un ulteriore taglio delle pensioni precipiterà la Grecia in un’altra forte recessione con il risultato di rendere l’ipotetico e non quantificato taglio del debito perfettamente inutile: la contrazione del Pil lascerebbe insostenibile il debito anche se tagliato.
Chiunque (a parte chi è in assoluta malafede) comprende che un aumento ulteriore dell’Iva e un ulteriore taglio delle pensioni precipiterà la Grecia in un’altra forte recessione con il risultato di rendere l’ipotetico e non quantificato taglio del debito perfettamente inutile: la contrazione del Pil lascerebbe insostenibile il debito anche se tagliato.
A che gioco giocano dunque le istituzioni creditrici? Semplice, fanno con la Grecia il medesimo, collaudatissimo, gioco fato negli ultimi cinquanta anni in Africa e in Sud America: usano il debito come leva di controllo sociale e politico tarpando le ali a qualunque possibilità di sviluppo dei paesi debitori e in definitiva li si pone nella condizione sostanziale di colonia che non ha alcuna possibilità di porre in essere una politica economica autonoma. Chiaramente un altro obiettivo di questa strategia è quello di corrodere la popolarità dello sgraditissimo governo Tsipras, eretico rispetto ai dogmi dell’ordoliberismo dominante.
Infine, pure accettando le condizioni capestro, il governo greco non otterrebbe sostanzialmente nulla: i 7,2 miliardi basterebbero giusto per tre o quattro mesi e poi si riinizierebbe da capo sulla graticola incandescente delle trattative: altre proposte capestro da parte dell’ex Trojka in cambio di vaghe ed inutili promesse.
Infine, pure accettando le condizioni capestro, il governo greco non otterrebbe sostanzialmente nulla: i 7,2 miliardi basterebbero giusto per tre o quattro mesi e poi si riinizierebbe da capo sulla graticola incandescente delle trattative: altre proposte capestro da parte dell’ex Trojka in cambio di vaghe ed inutili promesse.
E’ per questo che il governo greco deve semplicemente far saltare il banco dichiarando default, nazionalizzando il sistema bancario ormai totalmente al collasso e uscendo dall’Euro (mi auguro che abbiano già stampato le Neo Dracme).
Il Popolo greco soffrirà sicuramente, ma verrà assestato un danno incalcolabile al Reich di Bruxelles che non sta facendo altro che applicare (con mezzi finanziari) i programmi di Hitler che vedevano l’Italia e i paesi mediterranei come riserva di mano d’opera a buon mercato e luogo di villeggiatura per gli “ariani†dell’area core dell’Unione Europea.
Il danno incalcolabile è semplice: sarebbe dimostrato che dall’Euro si può uscire. Ergo l’Euro non è una moneta ma è un banale “serpentone monetario†a tassi di cambio fissi: questa consapevolezza nei tanto idolatrati (da parte dei gerarchi del Reich) “speculatori†di borsa equivarrebbe a buttare del sangue in una piscina popolata da squali dove per paradosso proprio i gerarchi idolatri sarebbero il cibo tanto agognato. Come in una Nemesi.