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Francia: lì lo Stato azionista è permesso.

Come mai mentre noi dovevamo smantellare l'IRI per la scusa di 'entrare nell'Euro', la Francia creava l'APE, proprio la sua IRI, nel 2004? [N. Forcheri]

Francia: lì lo Stato azionista è permesso.
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12 Maggio 2017 - 18.30


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di Nicoletta Forcheri.
APE, lo Stato azionista, o l’IRI francese
Davvero interessante un articolo di Le Figaro del 27 marzo scorso. Racconta una singolare operazione realizzata dall’IRI francese, una società chiamata APE [Agence des participations de l’État, ossia Agenzia delle Partecipazioni dello Stato]. Questo gigante pubblico francese fu creato solo nel 2004 mentre l’élite (anche francese) soffiava sul collo dell’Italia affinché smantellasse l’IRI. Ebbene, l’APE ha venduto la sua partecipazione del 12,7% in PSA (l’ex gruppo Peugeot/Citroen), il costruttore auto francese, a una sua banca pubblica, partecipata pariteticamente dalla CDP francese e da APE stessa. Il ricavato servirà a ricapitalizzare EDF e Areva, società  energetiche e nucleari pubbliche francesi.
Si legge nella relazione annua dell’APE del 2015/2016  (l’ultima cronologicamente disponibile) che Air France ha ottenuto nuove linee di credito per un importo pari a 1,675 miliardi di euro: a fine aprile 2015, Air France-KLM e Air France hanno firmato con tredici banche internazionali un contratto di credito revolving per un importo di 1,1 miliardi di euro, rinnovando in anticipo la linea di credito di Air France che scadeva ad aprile 2016. Questa linea di credito è costituita da due tranches di durata rispettiva di tre e cinque anni per un importo di 550 milioni di euro ciascuna.

 

La linea di credito è stata completata, ai primi di luglio, da una linea simile costituita per  KLM con dieci banche internazionali, per un importo di 575 milioni di euro. In totale, Air France-KLM dispone oramai di linee di credito per un importo pari a 1,775 miliardi di euro. 
Tutto bene, ma perché invece Alitalia non poté comprare Volare, o essere aiutata nello stesso modo con finanziamenti quando iniziarono le difficoltà finanziarie?

 

Del resto, dei due pesi e due misure dell’Europa laddove imponeva lo spezzatino e la privatizzazione dell’IRI mentre lasciava passare mega fusioni-acquisizioni come quella di Suez-Gaz de France o quella di Air France con KLM, o ancora quella presentita tra EDF e Areva, ne ho parlato negli anni passati. 
L’economia francese è immersa in esempi di Aiuti di Stato – vietati dalla disciplina della Concorrenza della Commissione europea in cui ha potere esclusivo – stranamente passati quasi inosservati davanti alle scure dell’antitrust europeo. L’ultimo esempio più lampante (cfr. Le Monde 4 Maggio 2017) è l’aiuto di Stato al costruttore automobilistico francese PSA di cui il “commissario delle partecipazioni statali” Martin Vial dichiara che l’operazione di cessione a un banca pubblica della partecipazione dello Stato 

“è un caso esemplare del ruolo dello Stato nelle transizioni delicate. Siamo entrati nel capitale del costruttore nel 2014, quando versava in gravi difficoltà, e adesso ne usciamo con risultati finanziari solidi e quando lancia l’acquisizione del gruppo Opel-Vauxhall. Il tutto con un plus valore del 170%.”

Che strano, pensavo che la disciplina della Concorrenza – interpretata in maniera molto esclusiva e vincolante da Bruxelles per i casi relativi alle nostre aziende pubbliche o semi pubbliche – prevedesse che finanziare e o nazionalizzare un’azienda in dissesto o “in gravi difficoltà” con denari pubblici fosse severamente vietato in quanto “aiuto di Stato”. Eppure è esattamente quello che ha fatto lo Stato francese attraverso APE e fondi pubblici: ha aiutato un gruppo privato automobilistico in “gravi difficoltà”. Non sono io a dirlo, ma il commissario stesso dell’APE, funzionario del Tesoro francese Maurice Vial!
Anzi si legge in alcuni articoli che l’ex gruppo Peugeot/Citroen è stato proprio salvato dalla bancarotta grazie alla partecipazione-finanziamento dello Stato e della casa automobilistica cinese Dongfeng (Le Figaro 19 febbraio 2014 )!
Hanno fatto bene, certo, ma la domanda è: come mai la FIAT, a suo tempo, non ha potuto fare altrettanto per salvare preziosi posti di lavoro?
Ed è ancora tutta aperta la partita dell’acquisizione da parte di Fincantieri di STX France con i cantieri navali di Saint Nazare, da un tribunale coreano, poiché è di queste ore la notizia della volontà dello Stato francese di nazionalizzare Saint Nazare e di poter esercitare il diritto di prelazione, a elezioni ultimate (La Stampa, 1 Maggio 2017 e Mer et Marine, 5 Maggio 2017) sul contratto di vendita a Fincantieri.

 

Se questa operazione dovesse completarsi, ma tutto sta ad indicare di no, sarà esattamente come la farsa della Fiat che acquisisce la Chrysler, in pratica pagare per cedere tutti i brevetti e il know how, e la garanzia di mantenere i posti di lavoro in Francia…
La Francia fa bene. Siamo noi che dovremmo prenderne l’esempio. Senza contare che Fincantieri è proprio quell’azienda controllata da CDP che la stessa ha dichiarato qualche tempo fa di volere cedere. Quindi si rischia di comprare con i nostri soldi un bene che verrà comunque nazionalizzato dalla Francia e che poi sarà condiviso con un’azienda non più nostra.
Del resto i dati, impressionanti, dello “Stato francese azionista”, “incarnato” in APE, indicano che i dipendenti delle aziende pubbliche – detenute per la maggioranza dallo Stato – sono ben 783.119 persone, rispetto ai 599.000 negli Stati Uniti. Ampliando il novero ai dipendenti delle società a partecipazione statale, allora si arriva a 2,4 milioni di dipendenti, ossia il 10% dell’occupazione totale. 

Bisogna dire che 1800 aziende hanno a loro volta la “potenza pubblica” nel loro CdA – che sia attraverso l’APE, la Cassa depositi francese (CC) o la BPI France, la banca pubblica per gli investimenti – per un valore contabile a fine 2015 di circa 100 miliardi di euro. Per le aziende quotate il valore era di 77,4 miliardi a fine 2016, si legge in un articolo di gennaio scorso su Les Echos.

Per non parlare dei 500 miliardi (?) di dollari (?) messi a “riserva” sui tre “conti di operazione” del Tesoro francese dalle tre banche centrali (franco)africane in cambio del “prestito” del franco coloniale africano, creato dal nulla da Trésor e Banque de France, alle 14 colonie africane + le Comore, e di cui non si può assolutamente sapere niente perché protetto di segreto di Stato, sia come importo sia come destinazione (cfr. La zona franco, N. Forcheri, 4 Febbraio 2014)
 

 

Ad ogni modo i dipendenti pubblici in Francia rappresentano il 10% degli occupati totali, l’8% della popolazione mentre in Italia rappresentavano poco più del 5% della popolazione totale a fine 2015, media che scenderà ancora con i licenziamenti di Alitalia e altri (cfr. Scenarieconomici ).

 

 
La domanda è: come mai l’UE non interviene in Francia per infrazione alla concorrenza e aiuti di Stato?

 

Come mai la Francia ha banche completamente pubbliche?
Come mai mentre noi dovevamo smantellare l’IRI proprio per la scusa di “entrare nell’euro”, la Francia creava la sua IRI, nel 2004?
E a noi che ci avevano raccontato che dovevamo privatizzare e “liberalizzare” proprio per Bruxelles.
Come mai può aiutare le sue aziende di Stato? Come mai può avere aziende di Stato?

 

 

Nicoletta Forcheri, 5 maggio 2017.

 Nota
 L’IRI francese vanta le seguenti aziende partecipate e “aiutate” dallo Stato francese, in barba al trattamento riservato ogni volta alle fusioni acquisizioni italiane e all’IRI costretto a fare lo spezzatino e a privatizzare i suoi gioielli, in particolare in seguito all’incontro tra politici italiani e finanza “franglosassone”sul Britannia, il panfilo della Regina d’Inghilterra, al largo di Civitavecchia il 2 giugno 1992:  (lista non esaustiva)

Fonte: https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2017/05/05/dal-rapporto-annuo-delliri-francese-creato-nel-2004/

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