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Disinformati sui fatti

A furia di revisionismi e negazionismi sulla trattativa, finirà che dovremo dimostrare l’esistenza della mafia (su quella dello Stato è inutile perder tempo). [M. Travaglio]

Disinformati sui fatti
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12 Giugno 2013 - 22.47


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di Marco Travaglio.

A furia di revisionismi e negazionismi sulla trattativa, finirà che
dovremo dimostrare l’esistenza della mafia (su quella dello Stato è
inutile perder tempo). È per questo che ci occupiamo spesso di alcuni
minori del giornalismo, che parlano di tutto senza sapere nulla, come
Claudio Cerasa: per dare un’idea di com’è ridotta l’informazione in
Italia, e del perché.

Ieri l’orecchiante del Foglio, non contento di
essersi bevuto la scombiccherata autodifesa del generale Mori, è
arrivato a scrivere che “la trattativa Stato-mafia è una boiata
pazzesca”. E il guaio è che potrebbe persino essere in buona fede: gli
hanno raccontato che la trattativa è “la versione di un pm” (Ingroia,
che per giunta “si è candidato alle elezioni”) e “di un pataccaro”
(Ciancimino jr.), fortunatamente “fatta a pezzi” da Giovanni Fiandaca,
“uno dei più autorevoli studiosi di diritto penale”. Dunque, a seguire
il suo ragionamento (si fa per dire), se un pm si candida alle elezioni,
le sue indagini precedenti sono patacche.

Cioè: siccome Ferdinando Imposimato indagò sul caso Moro e poi fu
eletto senatore, allora le Br sono innocenti e Moro non fu rapito né
ucciso: anzi, pare sia ancora vivo.

Purtroppo, a giudicare la fondatezza
di un’indagine non sono né i Cerasa né i Fiandaca: è il Gup. E il gup
Morosini ha confermato la fondatezza dell’indagine sulla trattativa,
rinviando a giudizio tutti gli imputati. Ma tutto questo Cerasa non lo
sa.

Il processo di Palermo non deve dimostrare la trattativa, già
accertata da due sentenze definitive della Cassazione e da quella della
Corte d’Assise di Firenze sul boss Tagliavia
; bensì l’eventuale
colpevolezza di 10 imputati. Ma tutto questo Cerasa non lo sa.  

È così
disinformato sui fatti da scrivere che, siccome Mori e De Caprio del Ros
sono stati assolti dall’accusa di aver favorito la mafia, può darsi che
il covo di Riina l’abbiano perquisito, o che la colpa sia di Caselli
che non gliel’ordinò. Non sa che persino Mori ammette il mancato blitz,
ma soprattutto lo dice il Tribunale. L’ordine Caselli lo diede, poi lo
revocò perché Mori e De Caprio chiesero un rinvio: ma “sul presupposto
indefettibile che fosse proseguito il servizio di video-sorveglianza”,
che invece fu subito ritirato; e “l’omessa perquisizione e la
disattivazione del dispositivo di controllo” all’insaputa dei pm è
“elemento certamente idoneo all’insorgere di una responsabilità
disciplinare” dei due ufficiali. Ma tutto questo Cerasa non lo sa.

Quanto al papello – farfuglia – “è una fotocopia di cui non esistono
accertamenti storici definitivi… portato da un testimone che si chiama
Ciancimino”. E chi doveva portarlo, visto che il postino di Riina,
Antonino Cinà, lo consegnò a lui? Il documento è una copia perché
l’originale fu consegnato da don Vito agli uomini dello Stato, che lo
fecero sparire. L’autenticità del documento non è una diceria di Ingroia
e Ciancimino: è la conclusione cui è giunta la polizia Scientifica, che
ha accertato la datazione della carta e del toner agli anni 90 e
l’assenza di ogni possibilità di manomissione (tipo collage o
Photoshop). Ma tutto questo Cerasa non lo sa: “La Scientifica ha sì
periziato l’autenticità del papello ma senza riuscire a confermane
l’autenticità”.

Non è meraviglioso?

C’è pure il “contropapello” scritto
da Vito Ciancimino d’intesa con Provenzano per addolcire il papello di
Riina (altra fotocopia autentica, con grafia di don Vito). Ma tutto
questo Cerasa non lo sa.

Resta poi da spiegare perché, quando Brusca
parla per primo del papello nel ”96, Mori corra dai giudici a confermare
“la trattativa” (la chiama proprio così). E perché, se Riina non
scrisse il papello e don Vito non lo consegnò a chi di dovere, i governi
dal ”93 a oggi lo realizzarono punto per punto, smantellando 41-bis,
supercarceri, ergastolo, pentiti e depotenziando la custodia cautelare e
il sequestro dei beni.

Eppure, che si sappia, Riina, Provenzano e
Ciancimino non hanno mai governato. Nostradamus, a quei tre, gli fa una
pippa.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Tratto da: http://www.antimafiaduemila.com/2013061243406/attualita/disinformati-sui-fatti.html.

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