Che facciamo: amnistia, indulto, o tutto come sta? | Megachip
Top

Che facciamo: amnistia, indulto, o tutto come sta?

Se i nostri avversari han sei dita di pelo sullo stomaco e sfruttano la sofferenza di migliaia di persone per giochi di potere, noi non possiamo fare altrettanto [A. Giannuli]

Che facciamo: amnistia, indulto, o tutto come sta?
Preroll

Redazione Modifica articolo

16 Ottobre 2013 - 08.55


ATF

di Aldo Giannuli.

Alla sensibilità umana di chi ha
scoperto all’improvviso che le carceri sono ridotte ad inferni, non
crederemo mai. A luglio avevo scritto su questo blog che una delle
manovre per salvare il Cavaliere sarebbe stata l’amnistia e,
puntualmente, Pannella, Napolitano, Letta ecc, stanno recitando un
copione prevedibilissimo. Chissà come mai, una situazione notissima da
anni ed ignoratissima da altrettanto tempo, all’improvviso inumidisce
l’augusto ciglio del Capo dello Stato… Dunque, la cosa non ci incanta.

Però, se i nostri avversari hanno sei
dita di pelo sullo stomaco e sfruttano la sofferenza di migliaia di
persone, per i loro indecenti giochetti di potere, noi non possiamo fare
altrettanto, solo perché, all’opposto, non vogliamo fare favori al
Cavaliere. Anche perché, il Cavaliere, per l’età, in galera non ci
andrà, ma farà i servizi sociali o sconterà la pena in una delle sue
sfarzose magioni, servito e riverito da legioni di domestici. In galera
ci stanno gli altri.

Il problema c’è: è inaccettabile che in
un paese civile la gente stia ammonticchiata nelle carceri come rifiuti
umani in una discarica. Non facciamoci venire pruriti giustizialisti,
che sono sempre sbagliati. Certo la legalità è un valore, ma mi sembra
di ricordare che amnistie, indulti ecc sono espressamente previste dalla
Costituzione, per cui non mi pare che siano incompatibili con il
principio di legalità, a meno di sostenere che la Costituzione sia
illegale! Certo, si tratta di misure straordinarie di politica penale,
di cui occorre non abusare, mentre spesso se ne fa un uso sconsiderato.

Partiamo da una cosa: in questo paese
non ci sono poche carceri, ci sono troppi detenuti. Quando, su una
popolazione di circa 60 milioni di abitanti, c’è una popolazione
carceraria che oscilla intorno alle 70 mila unità, e l’affollamento
carcerario segna una presenza di 151 detenuti per 100 posti disponibili,
mi pare che ci sia qualcosa che non va.

I fanatici del verbo giustizialista
immaginano che la capacità repressiva dello Stato sia infinita e sognano
una società in cui ad ogni comportamento deviante corrisponda un reato,
ad ogni reato una azione del pubblico ministero ed, a ciascuna di essa,
una condanna da scontare dal primo all’ultimo giorno. E, se i detenuti
sono troppi, si costruiscono più carceri. Cari amici, toglietevi dalla
testa che questo sia possibile: ogni Stato ha una capacità repressiva
teorica massima fissata dalla sua capacità di spesa, che determina non
solo il numero e lo spazio delle carceri, il numero degli agenti di
polizia penitenziaria e le spese di mantenimento dei detenuti, ma anche
il numero di agenti di polizia giudiziaria, di magistrati penali, di
cancellieri, di tribunali ecc. senza di cui non ci sarebbe alcuna
giustizia penale. Per cui, data una determinata capacità repressiva, si
sceglie quali reati perseguire e con quale severità.

Personalmente sono un fautore
dell’obbligo costituzionale dell’azione penale, ma non mi illudo affatto
che poi effettivamente ad ogni denuncia segua una reale azione del Pm,
soprattutto se il codice ha troppe pretese.

Venendo al concreto, in Italia ci sono
troppi detenuti perché? Se andiamo a vedere le statistiche vediamo che
il reato più frequente fra i nostri detenuti è il consumo o lo spaccio
di sostanze stupefacenti: siamo sicuri che sia una scelta assennata? Mi
pare che dopo messo secolo di proibizionismo delle droghe il problema
non si sia affatto risolto, anzi ormai è diventato endemico ed il
proibizionismo serve solo a regalare alla malavita uno dei suoi più
grossi affari.

Poi ci sono reati come quello di
immigrazione clandestina che combina più guai che altro (anche se
personalmente non so quanti siano i detenuti per questo reato). Poi ci
sono una marea di reati bagatellari (ricordo che questo è un paese nel
quale un magistrato ha avuto il coraggio di dare seguito ad una azione
penale e condannare una vecchietta per un furto di ben 20 euro di
merce!) che, magari per sommatoria, determinano periodi di detenzione
neanche tanto brevi.

Al contrario mi pare che di politici ed
amministratori corrotti, bancarottieri, poliziotti assassini, padroni
che hanno disatteso le norme sulla sicurezza nei cantieri  ecc. non è
che ci sia una gran folla. Insomma: è possibile che dobbiamo tenerci
reati di infima pericolosità sociale (ingiuria, percosse, diffamazione
ecc.) e non riusciamo ad introdurre il reato di tortura nel nostro
ordinamento penale perché poliziotti e carabinieri non si possono
toccare?

Poi abbiamo ben il 40% dei detenuti che
sono in attesa di giudizio definitivo e magari, se la giustizia fosse un
tantino più celere di quella della Repubblica centrafricana
(considerato che una parte di essi risulterà assolta in via definitiva)
anche questo potrebbe decongestionare un po’ la situazione.

Ora è chiaro che l’amnistia non risolve
il problema, ma al massimo cura solo il sintomo ed il sovraffollamento
tornerebbe ad esserci dopo qualche mese (come è già successo nel 2006
con l’Amnistia di Mastella, i cui effetti cessarono già dopo sei-sette
mesi)

Per cui, più che amnistie ed indulti,
noi abbiamo bisogno di ricalibrare il nostro sistema di pene e di
delitti, di ripensare la nostra procedura, di depenalizzare
comportamenti che oggi sono reati e di estendere il sistema di pene
alternative ad altri reati. E questo dovrebbe essere l’obiettivo
strategico.

Però, nel frattempo non possiamo tenere
in queste condizioni decine di migliaia di esseri umani, che saranno
pure dei criminali (e magari non tutti), ma non sono degli animali.
Dunque, qualcosa occorre fare subito.

Lo so: non è la soluzione del problema, è
solo un modesto palliativo che non cura la malattia, siamo d’accordo.
Però, quando avete la febbre a 40, prendete un antipiretico che non è un
curativo ma solo un sintomatico, perché, la malattia va curata, ma
intanto occorre abbassare la febbre. Ecco: siamo in un momento in cui
occorre abbattere la temperatura.

Ma come si fa con il Cavaliere?
Quagliariello già dice che non si può fare l’amnistia escludendo un
particolare cittadino. E non ha tutti i torti, perché, dopo le leggi ad
personam, non possiamo fare le amnistie contra personam. Certo,
basterebbe condonare alcuni reati e non altri (ad esempio i reati
finanziari come la frode fiscale o altamente disonorevoli come
l’avviamento di minori alla prostituzione, tanto per fare qualche
esempio a caso). Il fatto è che il Pdl non voterebbe mai un
provvedimento di clemenza che non sia specificamente mirato a salvare il
suo augusto leader e dei detenuti non gli importa assolutamente nulla. 
Ma, siccome la Costituzione prevede la maggioranza qualificata per le
leggi di indulto o amnistia, senza il loro voto non se ne fa nulla.

Allora come salviamo la capra della
povera gente in carcere ed il cavolo del non favorire il Cavaliere? Una
prima soluzione può essere quella di un indulto che cancelli parte della
pena consentendo ad un bel po’ di detenuti di uscire, però lasciando in
piedi le pene accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici.
Tanto, in ogni caso, il Cavaliere la prigione non la vede neanche da
lontano e quello che conta è che si tolga dai piedi. Ovviamente, il Pdl o
come diavolo si chiama, potrebbe opporsi anche a questo, pretendendo un
pieno salvataggio del Cavaliere. Però se ne assumerebbe la
responsabilità davanti a tutti, chiarendo che non è la situazione delle
carceri quel che gli preme, ma la salvezza di quel delinquente (possiamo
dirlo, trattandosi di un condannato definitivo) del suo capo.

Poi si potrebbe lavorare ad un’opera
sistematica di depenalizzazione sia per via ordinaria che referendaria. E
nel frattempo quelli che stanno in carcere che fanno? Ci sono due
strade che si possono seguire con procedura ordinaria e maggioranza
semplice che, quindi, non richiede  il  voto del Pdl: un provvedimento
di legge che allarghi la discrezionalità della magistratura di
sorveglianza di anticipare la fine della pena o di passare a trattamenti
alternativi.

La seconda strada è che il signor
Presidente, che è così sensibile alla situazione delle carceri, di
fronte al comportamento strumentale di una parte del Parlamento
(strumentalità che ovviamente lui deplora dal profondo del suo animo)
potrebbe usare con molta più larghezza il suo potere di grazia e
soprattutto di commutazione delle pene considerando l’emergenza.
Vediamo…

 
[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati