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Ultras: la bassa manovalanza dello Stato, impunita e rispettata

'Di quali protezioni godono i capi ultrá, e perché? Solo ''questioni di sicurezza'', o sono trattati in guanti bianchi perché ''a disposizione'' per lavori sporchi? [Debora Billi]'

Ultras: la bassa manovalanza dello Stato, impunita e rispettata
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4 Maggio 2014 - 19.15


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di Debora Billi.



Un ricordo lontano: Genova 2001. Un
giovane di borgata, che mi raccontava un strana storia. Una storia di
ultras, della Roma e della Lazio, di quelli pieni di diffide,
precedenti per rissa e svastiche sulle braccia, convocati in
commissariato per una interessante proposta. «Vi
va di andare a menare un po’ le mani? Di divertirvi a pestare
zecche? Ci sarebbe da andare a Genova…»


Non ho mai avuto altre conferme, ma
quella storia mi è rimasta in testa. Ed è una storia che spiega
molti misteri di questa ennesima notte di follia calcistica in
finale di Coppa
: perché un soggetto come lo sparatore, che aveva
persino fatto sospendere un derby, fosse a piede libero dopo una
prescrizione rapidissima e in possesso di una pistola; perché un
altro soggetto vicino alla camorra, come Genny ‘a carogna,
potesse mettersi a trattare con le forze dell’ordine a nome di
un’intera curva ostentando una maglietta che inneggia all’assassino
di un poliziotto.


Immaginatevi un NoTAV, con una
maglietta del genere, e poi mi dite.




Di quali protezioni godono allora i
capi ultrá, e soprattutto perché? Si tratta solo di “questioni di
sicurezza”, o costoro vengono trattati in guanti bianchi perché
sono “a disposizione” per un altro genere di lavori sporchi?
Chi sono quei famosi “infiltrati” con i cappucci neri che durante
certe manifestazioni da mandare in malora tirano sassi e bruciano
cassonetti, costosi poliziotti travestiti o ultras in servizio
gratuito, che avranno in cambio dei loro servigi l’impunitá e il
rispetto nello stadio?


D’altronde, è normale che lo
Stato si serva di bassa manovalanza per certi lavoretti
, e serve
un vivaio che prepari e mantenga il “personale specializzato”. Lo
stadio istruisce, lo stadio protegge.


Certo, il prezzo da pagare è vedere
questori e prefetti che trattano in diretta TV con Genny ‘a
carogna, lo Stato che si umilia davanti alle belve che di nascosto
poi userá, ma i gesti di rispetto sono indispensabili. Così come le
impunitá, mafia insegna.




Ci consola pensare che a tanto schifo
non si piega soltanto lo Stato italiano, ma pare essere una prassi di
tanti Paesi. A Odessa, il 2 Maggio, tra coloro che hanno bruciato il
palazzo dei sindacati con la gente dentro c’erano tantissimi
ultras. Pure loro, mandati a divertirsi e pestare zecche da ordini
superiori.











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