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«Sciusciâ e sciorbî no se peu». Appunti per il nuovo soggetto politico

«Sciusciâ e sciorbî no se peu». Appunti per il nuovo soggetto politico
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1 Gennaio 2011 - 21.38


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unitedivUn”attivista impegnata sul fronte ecologista e della militanza civile cerca un contatto con il progetto politico di Uniti e Diversi e invita a ridurre le differenze fra i movimenti esistenti, quelli che si pongono in modo alternativo rispetto alla politica della Casta.

Risponde Giulietto Chiesa, che spiega le questioni che ritiene più importanti per definire il nuovo soggetto politico.

Mi presento, sono Marcella Ravaglia, vivo in Emilia Romagna con la mia famiglia, ho una formazione scientifica e opero nel settore industriale, pratico la cittadinanza attiva (a intensità variabile) sul fronte ecologista. Faccio parte di quel gruppo di italiani che dal 1994 (allora avevo 18 anni) trova difficile comprendere una larga parte dei connazionali e da qualche anno non trova più una rappresentanza politica accettabile. Ahimè conosco molte persone che hanno le mie stesse difficoltà, perché in generale nelle azioni dei singoli politici e dirigenti, come delle forze politiche (e di una parte della popolazione, purtroppo) faticano a vedere segni di razionalità e consapevolezza, solidarietà e giustizia, limite e umanità.

Le scelte di potere che più spesso sono messe in opera marcano il solco dello spreco, della disuguaglianza, del privilegio e della stupidità.

Esistono tuttavia nicchie di convivialità che resistono, con le sole loro forze, e che costituiscono ad oggi l”unica scintilla di speranza. Queste piccole comunità, che fanno opposizione sociale dal basso, che tanto piccole non sono, vanno collegate e rafforzate. Per questo vedo con favore tutte le iniziative che cercano di fare questo difficile lavoro di reticolazione e sintesi.

Ho di recente ricevuto notizia (attraverso la lista del Forum Italiano Movimenti Acqua) della vostra iniziativa politica, come di quella di Uniti e Diversi. Ho cercato di approfondire le caratteristiche di ciascuna, ma ai miei occhi (forse ingenui) non mostrano differenze tali da giustificarne la divisione. Ciò che voglio dire è molto semplice e credo non sarò la prima a farlo notare: abbiamo bisogno di conservare le energie e non di disperderle in mille rivoli (leggi liste, partiti, etc), abbiamo bisogno di mettere da una parte i personalismi e primazie, abbiamo bisogno di trovare consenso su una serie anche minima di istanze (beni comuni) per le quali “dal basso” sia possibile interessarsi singolarmente e collettivamente.

Il mio sollecito augurio è che in tempo utile possa nascere un centro di aggregazione unitario per le esperienze movimentiste esistenti in giro per l”Italia. Da vecchio membro del meetup di Beppe Grillo vorrei sperare che anche l”isolazionismo del movimento 5 stelle venisse meno, ma i segnali oggettivamente non ci sono. Comunque ogni forma di artificiale separatezza, a mio modo di vedere, renderà vana l”esperienza di rappresentanza quanto quella di partecipazione. Ed è proprio questo infausto esito che dobbiamo scongiurare.

Con i migliori auguri di buon lavoro

vi mando i miei saluti.


Gentile Marcella,

ricevo da Andrea Pinna la sua lettera a Giuliano Tallone, e rispondo volentieri ai suoi interrogativi.

Condivido e plaudo all”idea di non disperdere le energie in mille rivoli, e che si debbano mettere da parte personalismi e primazie. Ma questo è solo l”inizio di un ragionamento.

E” un fatto, tuttavia, che si siano messi in moto diversi tentativi di aggregazione, gli uni indipendentemente dagli altri. Non so se sia un bene o un male. E” un fatto. Che indica due cose: che di questa esigenza c”è un bisogno comunemente sentito. E che le idee su cui e con le quali procedere all”aggregazione sono diverse.

Per quanto mi riguarda ho fondato Alternativa fissando, con la massima precisione possibile, quali siano le caratteristiche di un nuovo soggetto politico capace di rappresentare milioni di persone che sono prigioniere, al momento presente, di una “voragine” dalla quale non riescono a uscire e non possono uscire senza una organizzazione. La mia idea – della quale sono arciconvinto – è che bisogna uscire da quelle che lei chiama le “nicchie di convivialità“. Cose buone, lodevoli, ottime, ma assolutamente incapaci, come tali, cioè isolate, di realizzare una massa critica sufficiente a farle diventare significative, cioè tali da incidere sulle scelte del paese in cui viviamo.

Il percorso di Alternativa si è incontrato abbastanza presto con altri percorsi, analoghi e vicini. L”incontro di Torino tra la Rete delle Liste Civiche, Per il bene Comune, il Movimento per la Decrescita Felice, il Movimento Zero e altre realtà, ha espresso un documento che contiene non tutto, ma alcune questioni essenziali, irrinunciabili, di svolta, che vengono sentite come comuni a un movimento che, significativamente, abbiamo convenuto di definire di “Uniti e Diversi”. Il titolo dice già molto.

Quali sono questi capisaldi su cui si è realizzata la convergenza? Primo: che occorre creare un nuovo soggetto politico nazionale. Cosa sarà lo vedremo insieme a tutti quelli che lo ritengono indispensabile. Ma intanto ogni parola qui ha un suo significato preciso. Nuovo soggetto politico vuol dire soggetto politico che si colloca fuori dalla casta, cioè che si considera estraneo a tutte le componenti della classe politica, di destra, di sinistra e di centro. Non argomento qui perché. Basterà, per capirlo, leggere il documento uscito da Bologna a dicembre.

Qui emerge subito una precisa discriminante rispetto ad altri tentativi in corso di aggregare le forze presenti nella “voragine”. Noi non condividiamo l”idea che sia possibile un “abbraccio” generico di buone intenzioni, che includa le forze politiche esistenti. Su numerosi aspetti questo abbraccio è impossibile. Per esempio laddove i partiti, di destra e di sinistra, sostengono l”idea della crescita. Noi siamo in radicale contrapposizione con questa idea. Non ci può essere abbraccio. Questo abbraccio è impossibile anche sotto il profilo della politica estera. Noi siamo risolutamente contrari alla permanenza dell”Italia in una alleanza militare come la Nato, e siamo contrari alla partecipazione dell”Italia alla guerra afghana. Significativo che solo “Uniti e Diversi” ponga questi temi di una nuova politica estera del paese, mentre gli altri, su questo, tacciono.

Anche qui non vi può essere abbraccio. Si tratta di questioni di principio, in cui le discriminanti sono invalicabili.

Ma c”è un altro punto dove le diversità di approcci sono evidenti, basta guardare con attenzione. Laddove, per esempio, noi diciamo che occorre costruire una struttura nazionale di riferimento, valida per tutti. Cosa sarà, lo ripeto, è cosa che si deciderà tutti insieme. Ma che ci debba essere, per noi, è dato acquisito. A Bologna, per questo, abbiamo posto le prime basi in questo senso, individuando un portavoce nazionale, una segreteria nazionale operativa, e predisponendo un calendario di assemblee regionali che dovranno nominare un coordinamento nazionale.

Alcuni dei presenti a Torino l”hanno perfettamente compreso e si sono distaccati quasi subito, affermando di voler limitare il loro impegno alla “reticolazione”, come lei scrive. Ma questo è un punto cruciale. Le Reti sono state sconfitte. E se ci troviamo qui è anche perché c”è stata una grave sconfitta. A cominciare dal movimento pacifista che non volle (e non poté, o entrambe le cose) superare la dimensione delle reti e fu prima frantumato e poi “colonizzato” dai partiti di sinistra che lo costrinsero, in alcune importanti componenti, a venire a patti con l”idea delle missioni umanitarie.

Riproporre le Reti significa battere l”acqua nel mortaio. E, aggiungo, significa proprio annullare la spinta all”aggregazione, che esiste davvero e si manifesta in moltissime e diversissime realtà.

Queste sono le caratteristiche del movimento aggregativo Uniti e Diversi. Sono molto precise e delineate. Ad esse si aggiunge una visione inedita del problema della comunicazione-informazione, che è anch”essa assente quasi totalmente in altri tentativi aggregativi. E si potrebbe continuare nell”individuare le differenze.

Significa questo che non c”è, tra noi e altri tentativi, un terreno di possibili convergenze? Io non lo penso. Alternativa non si pone come “alternativa” a nessuna delle forze che vogliono fare le cose che lei dice di voler fare. Credo che la stessa cosa valga per Uniti e Diversi. Ma, nello stesso tempo, occorre che questa discussione si faccia sulle discriminanti reali. Lei dice di non vedere differenze tali da giustificare la divisione. Io vedo che ci sono differenze che non sono affatto “artificiali”, ma profonde e molto concrete.

Non ci può essere un soggetto politico che non sia “nazionale”. Non ci può essere un soggetto politico che non si ponga il compito di dare rappresentanza alla popolazione che è stata espulsa dalla rappresentanza. Non ci può essere un soggetto politico unitario in cui una parte sostiene la guerra e l”altra la combatte. Non ci può essere un soggetto politico che sostiene la crescita e la decrescita al tempo stesso. Come suona un vecchio detto genovese, «Sciusciâ e sciorbî no se peu intu méshimu tempu» (non si può soffiare e aspirare nello stesso istante). Se poi si ritiene addirittura che un soggetto politico nuovo non occorra proprio del tutto, allora di che unificazioni stiamo parlando? Attorno a che cosa? A una generica sintonia di intenti tra una miriade di soggetti indipendenti e praticamente sconnessi gli uni dagli altri, privi di una piattaforma politico-cultuale-etica nazionale, di ogni visibilità mediatica e quindi inesistenti per la grande massa della popolazione manipolata dai media dell”avversario, gli unici esistenti?

Quindi ben venga la discussione tra diverse ipotesi e diversi cammini, ma sia fatta con la massima lealtà e chiarezza, individuando i punti di consenso e di dissenso, e non occultandoli in nome di una unità che, senza affrontarli, sarebbe fittizia. O ingannevole o autoingannevole.

La stessa cosa è valsa nel rapporto con Beppe Grillo. Noi, a partire da Torino, non solo non abbiamo escluso Beppe Grillo, ma lo abbiamo invitato. E la stessa cosa la stiamo facendo dovunque. E cos”è avvenuto? Che Beppe Grillo ha risposto che non è interessato a queste convergenze e che procederà da solo. Mentre in periferia, i gruppi che fanno capo a lui, spesso partecipano ai nostri incontri e convergono ampiamente sulle cose che Uniti e Diversi propone.

Dunque, riassumendo: Uniti e Diversi continuerà nel lavoro di costruzione che si è dato come programma. Chiunque è libero di associarsi, di partecipare, di osservare, da vicino e da lontano. E di proporre integrazioni e varianti di percorso. Molto è ancora da definire e molto da inventare. Ma vorremmo che non si ricominciasse ogni volta daccapo.

Molti cordiali saluti,

Giulietto Chiesa.

 

 

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