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'Lettere alla redazione: in risposta a un recente articolo sull''Europa di Stefano Rodotà. [Giuseppe Livi]'

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12 Febbraio 2014 - 10.43


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di Giuseppe Livi

Se agli inizi del 1700 l”Europa veniva definita “un pensiero che mai si accontenta” , oggi l”Europa si accontenta di politiche economiche restrittive perché è prigioniera di una crisi senza precedenti e quindi è scivolata verso una china antidemocratica in quanto è una crisi di legittimità quella che è alla base di una crescente sfiducia dei cittadini.

Questa crisi di legittimità deriva dal fatto che nel 1999 il Consiglio Europeo aveva deciso di scrivere una “Carta dei diritti dei cittadini”, diritti intesi come logica fondamentale per definire qualsiasi Stato appunto legittimo. In tal senso era necessario sostituire al termine “mercato unico” il termine “Unione Europea”.

Oggi tutto è cambiato, l”unione agisce come se la Carta non fosse mai esistita trasformando i cittadini da attori a spettatori impotenti.

Questo afferma, in un [url”articolo”]http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=95114&typeb=0&Il-pensiero-debole-dell-europa-che-si-accontenta[/url] particolarmente incisivo, il costituzionalista Stefano Rodotà, persona che moltissimi di noi avrebbero visto, finalmente, come Presidente della Repubblica.

È troppo ovvio essere d”accordo con ciò che scrive Rodotà, vorrei solamente permettermi qualche considerazione: la prima riguarda la crisi economica europea. Rispetto a ciò ritengo che sia una crisi, dal punto di vista economico, vera nei contenuti ma falsissima sulle motivazioni. Infatti la causa scatenante di ciò che sta accadendo in Europa e che (forse!) accadrà in Italia è soprattutto legata sia alle speculazioni finanziarie delle grandi agenzie di rating che hanno giocato con i soldi altrui (leggi derivati …e non solo) tanto che sono state incriminate e fallite, senza restituire concretamente il maltolto.

Poi la mania delle privatizzazioni selvagge che, lungi dal creare la concorrenza, hanno determinato attraverso i “cartelli “, la sopraffazione economica del forte (banche, finanza, grand commis) sul più debole (operai, impiegati, ceto medio). Ciò ha avuto come conseguenza non solo la più grande ingiustizia sociale dai tempi del medioevo, determinando il fatto che i più ricchi fossero sempre più ricchi e la grande massa sempre più povera ma, soprattutto, l”impossibilità concreta di un interscambio monetario tra soggetti,

La sostituzione, dunque, di una “costituzione finanziaria” (come afferma il Rodotà), a una costituzione dei diritti che mettesse al centro la persona, ha determinato la proiezione di una pellicola che vede l”uomo stritolato dalla macchina finanziaria come nel film “Tempi moderni ” di Chaplin.

Non a caso ho usato l”immagine di un film perché le persone, la gente comune, si sente stritolata da spese di cui non capisce la motivazione, così come non può (non deve) capire perché non arriva alla fine del mese… dando la colpa all”Europa che non vede più (giustamente) come quella studiata a Scuola (gli “Stati uniti d”Europa”) ma come un magma che tutto rende informe e di cui bisogna liberarsi al più presto.

Rinascono così i nazionalismi esasperati e la considerazione che l”essere con pelle o linguaggio diverso sia altro da sé: da ciò il passo verso la “xenofobia dei rapporti” è e sarà definitivo.

Per questo forse c”è un”ultima speranza: le elezioni europee. Purché però abbiano almeno due condizioni fondamentali, prima di tutto no all’astensionismo di protesta (si farebbe il gioco degli avversari) poi no ai partiti politici attuali (ormai troppo compromessi se non corrotti) ma eleggere persone della società civile. Per attuare la Costituzione.

Perché questo è (forse) l’unico modo per ricominciare a sperare.

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