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L'harem delle donne occidentali, la taglia 42

L'harem delle donne occidentali, la taglia 42
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30 Dicembre 2010 - 00.14


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relativestidi Fatema Mernissi – tratto da “L”Harem e l”Occidente”.

Quel giorno inciampai in una delle chiavi dell”enigma della bellezza passiva nelle fantasie dell”harem occidentale. L”elegante commessa del negozio americano mi guardò senza muoversi dal banco e disse che non aveva gonne della mia misura.:”cosa? In questo enorme negozio non avete una gonna per me?”, dissi. “lei scherza!”. Ero molto sospettosa e decisi che era solo troppo stanca per aiutarmi. potevo capirlo. Ma poi la commessa aggiunse un giudizio condiscendente, che suonò per me come la fatwa di un Imam. Non lasciava spazio a discussioni :”lei è troppo grossa!”, mi disse.

“troppo grossa rispetto a cosa?”, le chiesi guardandola attentamente, perché mi accorsi di trovarmi di fronte a un serio divario culturale.

“rispetto alla taglia 42”, mi giunse la risposta della commessa.

 

mernissifLa sua voce aveva il taglio netto tipico di coloro che danno manforte alla legge religiosa. “le taglie 40 e 42 sono la norma”, continuò, incoraggiata dal mio sguardo smarrito. “le taglie anomale come quella di cui lei ha bisogno si possono comprare in negozi specializzati”[..]

Ma all”improvviso, in quel tranquillo negozio americano in cui ero entrata così trionfalmente nel mio legittimo status di consumatrice sovrana, pronta a spendere il proprio denaro, mi sentii ferocemente attaccata. I miei fianchi, fino a quel momento segno di una rilassata e disinibita maturità, erano improvvisamente condannati come deformi.

“e chi decide la norma?”, chiesi alla commessa in un tentativo di riguadagnare parte della sicurezza in me stessa, sfidando le regole prestabilite[..]

“chi lo dice che tutte devono avere la taglia 42?”, scherzai, lasciando fuori deliberatamente la taglia 40, che è quella della mia ossuta nipote dodicenne.

A quel punto, la commessa mi diede un”occhiata improvvisamente ansiosa:” la norma è dappertutto, mia cara”, disse. ”su tutte le riviste, in televisione, nelle pubblicità. Non puoi sfuggire. C”è Calvin Klein, Ralph Laurent, Gianni Versace, Giorgio Armani, Mario Valentino, Salvatore Ferragamo, Christian Dior, Yves Saint Laurent. I grandi magazzini seguono la norma”. Fece una pausa e concluse:” Se vendessero la 48 o la 50, che è probabilmente quella che serve a lei, andrebbero in fallimento”.

Si fermò per un attimo e mi guardò con uno sguardo veramente intrigante:” Da che parte del mondo viene, lei?”. Ci fu un breve momento di apertura nel nostro scambio.”Mi dispiace di non poter aiutarla. Davvero”. E così sembrava, infatti. Mi parve, tutto ad un tratto, interessata. Fulminò una donna, che stava attirando la sua attenzione, con un tagliente:”Sono occupata si cerchi qualcun altro che l”aiuti”, per lasciare più tempo alla nostra conversazione.

Fu in quel momento che notai che aveva la mia età, probabilmente cinquant”anni passati. Ma, diversamente da me, aveva il corpo esile di un adolescente. Il suo abito al ginocchio color blue marine di Chanel aveva il tipico colletto di seta bianca reminescente della repressa eleganza cattolica delle scolare aristocratiche francesi al volgere del secolo scorso. Una cintura tempestata di perle enfatizzava la sottigliezza del suo punto vita. Con i suoi capelli corti meticolosamente arricciati e il sofisticato make up, a prima vista dimostrava la metà dei miei anni.

“Vengo da u n paese dove non c”è una taglia per gli abiti delle donne”, le risposi. “Io compro la mia stoffa e la sarta o il sarto mi fanno la gonna di seta o di pelle che voglio. Non devono fare altro che prendere le mie misure ogni volta che ci vado. Né la sarta né io sappiamo esattamente la misura della gonna nuova. Lo scopriamo insieme mentre la si fa. A nessuno interressa la mia taglia. [.]

La commessa rise allegramente e disse che avrei dovuto pubblicizzare il mio paese come un paradiso per le donne lavoratrici stressate. “Vuol dire che non controllate il vostro peso?”, mi chiese, con una sfumatura di incredulità nella voce. Dopo un breve momento di silenzio, aggiunse con voce più bassa, come se parlasse a se stessa:”Molte donne che lavorano in posizioni ben pagate che hanno a che fare con la moda, perderebbero il lavoro se non si tenessero a dieta stretta”.

Le sue parole erano così semplici e la minaccia che implicavano suonava tanto crudele, che mi resi conto per la prima volta che la taglia 42 è forse una restrizione ancora più violenta del velo musulmano. La salutai per non abusare del suo tempo ed evitare di coinvolgerla in uno sgradito, emotivamente impegnativo scambio di confidenze sui tagli salariali discriminanti l”età. Una telecamera della sorveglianza ci stava probabilmente osservando.

Si, pensai, ho trovato la risposta al mio enigma dell”harem. Mentre l”uomo musulmano usa lo spazio per stabilire il dominio maschile escludendo le donne dalla pubblica arena, l”uomo occidentale manipola il tempo e la luce. Egli dichiara che la bellezza, per una donna, è dimostrare 14 anni. Se osi dimostrarne 50 o peggio 60 sei inaccettabile. Puntando il riflettore sulla donna bambina e mettendola in cornice come ideale di bellezza delle proprie immagini, egli condanna la donna matura all”invisibilità.[. ] Le donne devono apparire belle, ovvero infantili e senza cervello. Se una donna appare matura e sicura di sè, e pertanto permette ai suoi fianchi di espandersi come i miei, è condannata a essere brutta. Così la frontiera dell”harem europeo separa la giovinezza bella dalla maturità brutta.

Tuttavia, gli atteggiamenti degli occidentali sono decisamente più pericolosi e sottili di quelli mussulmani, perché l”arma usata contro la donna è il tempo. Il tempo è meno visibile, più fluido, dello spazio. Gli occidentali usano riflettori e immagini per congelare la bellezza femminile all”interno di una infanzia idealizzata, e costringono la donna a percepire l”età, ovvero il normale trascorrere degli anni, come una vergognosa svalutazione.”eccomi qui trasformata in dinosauro”, mi ritrovai a dire ad alta voce, scorrendo le file di gonne del negozio, sperando di dimostrare alla commessa che si sbagliava. Mezz”ora dopo, compresi che non avrei trovato nulla che mi andasse bene. Questo chador occidentale definito dal tempo era più pazzesco di quello definito dallo spazio e sostenuto dagli ayatollah.

La violenza incarnata nella frontiera occidentale è meno visibile perché l”invecchiamento non è attaccato direttamente ma è mascherato da scelta estetica. Si , mi sentii improvvisamente non solo molto brutta ma anche inutile, in quel negozio. Gli ayatollah mettono l”accento su di te come donna insistendo sul velo. Qui, se hai i fianchi larghi, sei semplicemente fuori dal quadro. Scivoli nel margine della nullità. Puntando il riflettore sulla femmina preadolescente, l”uomo occidentale vela le donne più vecchie, quelle della mia età, avvolgendole nello chador della bruttezza. Quest” idea mi da i brividi, perché trasforma l”invisibile frontiera in un marchio impresso direttamente sulla mia pelle di donna.[.]

Secondo Naomi Wolf, la taglia della modella ideale è diminuita nettamente negli anni novanta.”una generazione fa, l”indossatrice media pesava l”8% in meno della donna americana media, oggi pesa il 23% in meno. il peso delle Miss America è precipitato, e quello medio delle conigliette di play Boy è sceso dall”11% al disotto della media nazionale del 1970, al 17 % degli ultimi otto anni”. Il restringimento della misura ideale è, a suo giudizio, una delle ragioni dell”anoressia e altri problemi correlati alla salute:”. i disturbi legati all”alimentazione sono cresciuti in maniera esponenziale e. le moderne nevrosi si diffondono nel corpo femminile come delle epidemie, avvalendosi del cibo e del peso per togliere alle donne ogni. senso di responsabilità“.

Di colpo, il mistero dell”harem europeo aveva un senso. Incorniciare la giovinezza come bellezza e condannare la maturità, è l”arma usata in questa parte del mondo. Il tempo è usato contro le donne a New York allo stesso modo in cui a Teheran lo spazio è usato dagli Ayatollah iraniani: per fare sentire le donne non gradite e inadeguate. L”obbiettivo rimane identico in entrambe le culture: le donne occidentali che consumano il tempo, guadagnano esperienza con l”età e divengono mature, sono dichiarate brutte dai profeti della moda, proprio come le donne iraniane che consumano lo spazio pubblico.[.]

Gli uomini hanno architettato, spiega Naomi Wolf un prodigioso apparato di prodotti-feticci:”.. le industrie potenti – quella dietetica da 32 miliardi di dollari, quella cosmetica da 20 miliardi, quella della chirurgia plastica da 300 miliardi e quella pornografica da 7 miliardi – sono frutto di un capitale costituito da ansie inconsce e sono in grado di sfruttare, stimolare e consolidare l”illusione secondo una crescente spirale economica”. Ma come funziona il sistema? Perché le donne l”accettano?

Di tutte le possibili spiegazioni, mi è piaciuta di più quella del sociologo francese Pierre Bourdieu. Nel suo ultimo libro, il dominio maschile, egli propone il nuovo concetto di ciò che chiama “violenza simbolica”. “Violenza simbolica” è una forma di potere che viene direttamente inchiodata sul corpo, come per magia, senza apparente costrizione fisica. Ma questa magia opera solo perché essa attiva i codici imposti e assorbiti nei più profondi strati del corpo. Leggendo Bourdieu ebbi l”impressione di capire meglio la psiche del maschio occidentale. È perché, egli sostiene, le industrie della cosmetica e della moda sono semplicemente la punta dell”iceberg, che la prontezza delle donne nell”aderirvi appare spontanea e priva di sforzo. Altrimenti, capire perché le donne si sminuiscono spontaneamente, diventa difficile.[..]

Non appena compresi come funziona questa magica sottomissione, fui molto felice che gli Ayatollah conservatori non ne siano ancora a conoscenza. Passerebbero subito a questi metodi sofisticati, tanto più efficienti si stanno rivelando nel fermare l”avanzata della parità sessuale. Privarmi del cibo, delle abbuffate di Tagin è decisamente il modo migliore di paralizzare le mie facoltà di pensiero. Sia Wolf che Bourdieu sono giunti alla conclusione che i codici del corpo paralizzano le capacità delle donne occidentali a competere per il potere, anche quando l”accesso all”istruzione e all” opportunità di lavori salariati sembra aperto. “una fissazione culturale sulla magrezza femminile non è un”ossessione sulla bellezza” spiega Wolf,” bensì un”ossessione sull”obbedienza femminile.. le diete sono il sedativo più potente di tutta la storia delle donne: una popolazione fatta di pazzi tranquilli è molto manipolabile”. Sei ricercatori,lei sostiene, “hanno confermato quello che moltissime donne sanno anche troppo bene: che l”ossessione del peso conduce ad un “collasso di fatto dell”autostima e del senso di efficienza”, e che una restrizione calorica prolungata e periodica ha dato origine a una personalità peculiare, i cui tratti sono la passività, l”ansia e l”emotività“. [.]

Congelata in tal modo nella condizione passiva di oggetto, la cui stessa esistenza dipende dallo sguardo dell”osservatore, la moderna e istruita donna occidentale si ritrova nella posizione della schiava nell”Harem.

“Io ti ringrazio Allah per avermi risparmiato dalla tirannia dell”harem della taglia 42 [..] immagina i fondamentalisti se obbligassero le donne non solo a mettere il velo ma un velo di misura 42!”.

Come si fa a organizzare una marcia politica credibile, e gridare nelle strade che i tuoi diritti umani sono stati violati perché non riesci a trovare una gonna che ti vada bene?

 

 

 

Video il corpo delle donne

http://www.youtube.com/watch?v=wEEyVtiKvK4

http://www.youtube.com/watch?v=wEEyVtiKvK4

 

 

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