Massimo Bontempelli: un maestro | Megachip
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Massimo Bontempelli: un maestro

Massimo Bontempelli: un maestro
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12 Agosto 2011 - 21.08


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bontempellithinkingdi Valerio Bruschini sul blog La Terra di Nessuno

Nel Settembre del 1985, mentre mi stavo preparando per i concorsi per l”insegnamento, una collega mi prestò un manuale, che non conoscevo: “Il senso della Storia Antica” (ora “Antiche strutture sociali mediterranee” e “Antiche civiltà e loro documenti con Antologia delle fonti“), edito da una piccola, benemerita, casa editrice, la Trevisini, scritto a quattro mani da due, per me, illustri sconosciuti: Massimo Bontempelli ed Ettore Bruni. Lo studio di questi due volumi, di 687 e 773 pagine, mi dette proprio quel senso della Storia, e non solo di quella Antica , che, pur nutrendo una vera e propria passione per la materia, non ero riuscito a trovare negli anni, in cui avevo frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia di “La Sapienza” a Roma.

Infatti, i due insuperabili volumi inquadravano le vicende dei popoli dell”Antichità nell”analisi dei modi di produzione a cui quei nostri lontani antenati avevano dato vita: comunismo primitivo, prativo-campestre delle steppe, nomade-pastorale dei deserti, antico-orientale delle grandi pianure fluviali, schiavistico del bacino del Mediterraneo, feudale dell”antica India e Cina. Sì, Bontempelli e Bruni trattavano anche le vicende dell”India, a partire dal IV millennio av. Cr., nonché della Cina, dal II millennio av. Cr., pur se all”epoca persino il termine globalizzazione era sconosciuto, poiché il loro obiettivo era quello di narrare effettivamente la Storia di tutta l”Umanità e non solo quella della sua parte “più pregiata“, ovvero quella europea, al massimo con le sue “purtroppo ineliminabili appendici” mediorientale ed egiziana. In questo modo, l”asfissiante e fuorviante Eurocentrismo, di cui grondavano gli altri manuali, nonostante le buone intenzioni dichiarate nelle introduzioni, era stroncato alle radici.
Inoltre, e soprattutto, questo prezioso manuale aveva un impianto storico-materialistico, che privilegiava l”analisi economica, senza scadere nell”economicismo, tenuto conto del rilievo comunque dato agli eventi politici e culturali. Era, pertanto, diverso da tutti gli altri, anche di “Sinistra“, che prediligevano l”approccio etico-politico. Infine, la sterminata cultura dei due autori aveva permesso loro di elaborare delle sintesi, inevitabili in un manuale, che avevano la stessa profondità e spessore delle migliori monografie, relative ai vari argomenti. Lo stile impeccabile e le indubbie capacità narrative dei due autori, nonché il piacere di spiegare, che traspariva da ogni pagina, rendevano i due volumi avvincenti come i grandi romanzi del XIX e del XX secolo. Illustrare in dettaglio le innumeri (termine prediletto dai due autori) illuminanti trattazioni di questo manuale richiederebbe molto spazio, per tacere delle capacità.
Pertanto, mi limiterò a segnalarne alcune: i templi sumeri, quali centri di organizzazione del lavoro collettivo; il ruolo avuto dagli Aramei, dai Sabei e dai Minei nei commerci dell”Antico Oriente; la potenza di uno degli Imperi meno conosciuti, quello di Urartu; il terrorismo sistematico esercitato dall”Impero neo-assiro nei confronti delle popolazioni già sottomesse; la particolare funzione svolta dagli Ebrei, anche in virtù della loro concezione della Storia come trasformazione continua e non come “l”eterno ritorno di tutte le cose“; la nascita del modo di produzione schiavistico, della proprietà privata e della moneta nella Lidia del VII secolo av. Cr. , la sua diffusione nel mondo greco, prima, in tutto il bacino del Mediterraneo, poi, al seguito delle legioni di Roma; le origini e lo sviluppo del Cristianesimo nei primi due secoli; il passaggio della Cina e dell”India dal modo di produzione feudale a quello asiatico a partire dal III secolo av. Cr.

 

Naturalmente, prima ancora di aver terminato lo studio dei due manuali di Storia Antica, acquistai i tre di Storia Medievale, Moderna e Contemporanea, intitolati: “Storia e coscienza storica“, informati agli stessi criteri dei precedenti. Non vi è bisogno, pertanto, di dilungarsi sulla mirabile analisi della nascita sia del modo di produzione feudale, sia del modo di produzione industriale, nonché delle conseguenze prodottesi, in entrambi i casi, in campo sociale, politico e culturale.
Vale, invece, la pena di segnalare che i due studiosi non solo continuano a seguire le vicende dell”Asia, ma dedicano uguale attenzione a quelle dell”Africa ed dell”America sia prima che dopo l”arrivo degli Europei, “esportatori di civiltà“. La conversione forzata al Cristianesimo delle popolazioni “pagane” europee, africane ed americane, l”individuazione della correlazione esistente tra l” affermazione dei primi rapporti di produzione capitalistici, soprattutto nella produzione di argento, e la grande persecuzione delle “streghe” sono dei capitoli da incorniciare, pur se grondano del sangue e della violenza profuso/a senza risparmio dai “civilizzatori“. I 5 volumi hanno altri due meriti, che non possono essere taciuti: l”accurata ricostruzione delle rivolte, pur se quasi sempre represse, degli oppressi di ogni epoca e di ogni Paese; il moto di simpatia e di ammirazione suscitato nel lettore, pur se la prosa resta quella propria della narrazione storica, nei confronti di coloro che si sono ribellati all”ordine sociale, ingiusto, esistente. Ogni volta che ne ho avuto l”occasione, ho parlato di questi manuali, la mia personale “Bibbia storica“, con le/i Compagne/i e le/i Colleghe/i ; me ne sono avvalso, nel corso delle lezioni, compatibilmente con i tempi d”insegnamento sempre più ridotti dalle varie Controriforme scolastiche di Berlinguer, Moratti, Fioroni e Gelmini, miranti allo “sfornare” quel sottoproletariato mentale, se mi si passa l”espressione, che le aziende e l”industria del divertimento-rincretinimento s”incaricano di rendere, poi, sottoproletariato tout court.

Ho letto pure molti articoli, pubblicati da Massimo Bontempelli nelle più diverse riviste, nonché altri suoi libri, tra cui voglio ricordare, per l”impressione in me suscitata: “Gesù Uomo nella Storia Dio nel Pensiero“, scritto con Costanzo Preve. Spero che altri parlino dei testi prodotti da Massimo Bontempelli, affinché la sua opera sia conosciuta, sia pur con colpevole ritardo, tanto quanto è stata sapientemente emarginata, mentre lui era in vita; volutamente, mi sono concentrato sul suo manuale di Storia, data la fondamentale importanza che ha avuto per me. Voglio concludere, ricordando l”unica occasione in cui ho avuto il piacere e la fortuna di cenare insieme a Massimo Bontempelli : Sabato, 25 Ottobre 2008, a Chianciano, al Convegno “Fuori dal recinto“. Al termine dei lavori, mi presentai e gli manifestai la mia gratitudine e la mia ammirazione per la sua produzione: io ero emozionato e lui imbarazzato; comunque, mi sedetti vicino a lui ed ebbi modo di apprendere dalla sua viva voce altre cose, tra cui voglio ricordarne una, non perché sia la più importante, ma perché è significativa.
In maniera divertita, illustrò a me ed alle/ai Compagne/i dello stesso tavolo come, nel corso dei decenni trascorsi, avesse visto molti dei leaderini del Sessantotto, che conosceva di persona, che, all”epoca, lo rimproveravano per le sue posizioni “non sufficientemente estremistiche“, scavalcarlo decisamente “a destra“, facendo, nel contempo, carriera o all”Università, o in Politica. Naturalmente, questo non era stato il suo percorso, né lo rimpiangeva, poiché era uomo di un altro pianeta: quello in cui la coerenza, la dirittura morale, l”amore per il Sapere e la Verità costituiscono i valori supremi .
In ogni caso, in questo Paese, i Professori universitari abbondano, mentre i Maestri sono una rarità; Massimo Bontempelli è uno di questi.

E, parafrasando una vecchia canzone dell”Assemblea Musicale Teatrale, si può dire:

Massimo Bontempelli
è l”eterno rifiuto
e l”ineffabile sorriso
di chi non si è mai venduto“.

 

 

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