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Faberlatria. Fenomenologia di un culto

La vera tragedia della morte di Fabrizio De André [1940-1999] non è stata la scomparsa dell'artista, la vera tragedia è la sfida a chi lo ama di più cominciata da allora.

Faberlatria. Fenomenologia di un culto
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12 Gennaio 2023 - 10.29


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di Emilio Piano.

La vera tragedia della morte di Fabrizio De André [1940-1999] non è stata la morte dell’artista, la vera tragedia è la sfida a chi lo ama di più cominciata da allora.

Dopo quel triste 11 gennaio di ventiquattro anni fa, infatti, più o meno tutti hanno cominciato a entrare in competizione con tutti per dimostrare che loro amano Fabrizio De André più di chiunque altro, loro lo conoscono più di chiunque altro, loro hanno un rapporto con lui speciale, unico, che nessuno può capire, perché solo loro possono capirlo così profondamente, tanto che non si limitano a chiamarlo normalmente Fabrizio De André, non si limitano a chiamarlo semplicemente Fabrizio, loro vanno oltre la confidenza e lo chiamano Faber (perché per quelli normali è Fabrizio De André, per loro è Faber) come se fossero stati compagni di classe, amici intimi.

Per tale ragione è stato istituito il premio Faber, che ha la caratteristica dell’autoattribuzione: ogni sedicente esperto del culto di Fabrizio De André se lo assegna da sé, perché solo il vincitore di questo premio ha sofferto così tanto per la morte di Faber, solo il vincitore di questo premio ha amato e ama in modo viscerale ed esclusivo Faber, solo il vincitore di questo premio gode di un rapporto privilegiato con Faber (però dopo la sua morte, non prima, prima era Fabrizio De André, ma tanto chi se ne importa di prima, l’importante è dopo), solo il vincitore di questo premio conosce tutte le canzoni di Faber e addirittura le canta, e piange quando le canta, solo il vincitore di questo premio sa dire con certezza cosa penserebbe e direbbe Faber di questi tempi bui che stiamo vivendo.

E guai ad aggiungere un particolare poco noto, un punto di vista personale su De André, contare i denti ai francobolli, seppellire la mamma di Berto in un cimitero di lavatrici: il vero sedicente esperto sa già tutto di lui, altrimenti non lo chiamerebbe Faber.

Perché al cospetto di un sedicente amante di Faber bisogna solo stare zitti e ascoltare.

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