Libertà di espressione e rispetto per l'Invisibile | Megachip
Top

Libertà di espressione e rispetto per l'Invisibile

Dopo l’attentato di Parigi il dibattito sulla libertà di espressione e sul rapporto tra ragione critica e credenze religiose è gravato da nuovi dogmi e incomprensioni.

Libertà di espressione e rispetto per l'Invisibile
Preroll

Redazione Modifica articolo

18 Gennaio 2015 - 22.55


ATF

di
Paolo Bartolini
.

La
vastità del tema che sto per toccare è tale che necessiterebbe di
ben altro spazio per rendersi, non dico intellegibile, ma almeno
parzialmente assimilabile sul piano razionale. Queste sintetiche
considerazioni vanno quindi prese come una provocazione all’ascolto
e alla comprensione di quanto eccede i nostri abituali schemi di
comprensione della realtà
.

D’altronde
sono convinto che l’argomento stesso esorbiti da qualsiasi
possibilità di individuare “minimi comuni denominatori” sulla
base delle sole nostre facoltà cognitive.

Eccoci
però alla questione. Dopo l’attentato di Parigi è sorto un
dibattito sulla satira, sulla libertà di espressione e sul
rapporto tra ragione critica e credenze religiose
, che evidenzia
preoccupanti e persistenti incomprensioni tra coloro che dovrebbero
coltivare l’arte del dialogo. In particolare un certo ateismo
militante
(ben incarnato da Paolo Flores D’Arcais, ma
estremamente ramificato anche nei social network, quindi fra le
cosiddette persone comuni) ha inteso lanciare, dopo l’orrore
fondamentalista a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, una
santa crociata per far riconoscere ai cittadini italiani la natura
essenzialmente violenta delle religioni, in particolare dei
monoteismi.

Daniele
Luttazzi, autore satirico caustico e spesso attratto da
geniali paradossi, ha rafforzato la dose di critiche al mondo
religioso, ritenendo sbrigativamente che coloro che credono in cose
che non si vedono debbano essere come minimo derisi. Cosa possiamo
aspettarci di buono per la vita collettiva da chi crede in Qualcuno
che non si sa dove sia?

Bene,
possiamo riconoscere senza alcun dubbio che la fede ridotta a
credenza dogmatica nei precetti degli apparati religiosi è quasi
sempre nemica della pace e della libertà di parola, tuttavia ci
chiediamo quale senso abbia un attacco generalizzato alla fede
negli invisibili
.

La
supponenza dei D’Arcais contemporanei – e, sia detto per inciso,
chi scrive non parte da alcuna appartenenza confessionale esclusiva –
è quella di chi mette alla berlina le cosmovisioni degli altri
senza problematizzare fino in fondo le premesse “mitiche” del
proprio modo di leggere la realtà
.

Ad
esempio, secondo quale criterio di verità le prospettive
trascendenti sarebbero per definizione da rifiutare come assurdità
che umiliano la ragione? La tradizione ebraica, ad esempio, ma
non è l’unica, non separa affatto conoscenza e amore, dunque la
verità è per essa incontro “sentito”, “accolto” e “pensato”
al contempo. La cultura greca, invece, muovendo da una verità
necessaria e innegabile da raggiungersi mediante la logica formale
del sapere epistemico ha prodotto, nell’arco di millenni, la sua
stessa autoconfutazione. La filosofia e la scienza
occidentali
, ben lungi dal rappresentare il solo modo di
comprendere la realtà e di agire su di essa, hanno gradualmente
riconosciuto l’impossibilità di fondarsi su alcun
assoluto
, su alcuna sostanza razionalmente ed empiricamente
verificabile (anche il soggetto cartesiano è stato, nel tempo,
“buddhisticamente” riconosciuto come insostanziale).

Basta
ricordare qui i contributi di Nietzsche, Wittgenstein, Russell,
Godel, Heisenberg e altri, per intravedere come l’Occidente che
vorrebbe fare a meno di dio non pervenga in alcun modo ad un sapere
totale e coerente per via logica e sperimentale, e tantomeno riesca
ad autofondare le proprie posizioni in chiave filosofica senza cadere
in implacabili aporie (su questi argomenti, sull’incapacità
di Popper di salvare con il suo razionalismo critico la scienza
occidentale e sulla possibilità di una via di uscita dal nichilismo
contemporaneo si consiglia la lettura dell’ottimo “Dare ragioni. Un’introduzione logico-filosofica al problema dellarazionalità” di Luigi Vero Tarca, 2004).

Quel
che voglio dire, per tornare anche alla vicenda delle vignette
offensive “dedicate” ai musulmani, è che spesso i liberi
pensatori e autori dell’Occidente dimenticano di considerare il
rapporto vitale che lega contesti e credenze. Da qui la presunzione
di poter liquidare l’intera categoria dell’Invisibile come
infantile sciocchezza e fonte scontata di fanatismo intollerante.

Piero
Coppo, etnopsichiatra impegnato da anni nel lavoro di cura
presso popolazioni che hanno altri miti e altri modi di vivere la
realtà rispetto alla nostra, afferma nel suo prezioso “Le
ragioni degli altri”
(2013):

“Si
può oggi parlare di tutti gli invisibili oggi invocati dai gruppi
umani nel loro intelligente e lungo lavoro di messa a punto di
dispositivi efficaci e intenzionati come di
oggetti culturali
(perché sempre costituiti e condivisi da un gruppo)
attivi,
tutti meritevoli di pari dignità, dotati di pari statuto ontologico.
Lo sguardo su di essi si sottrae al cedimento relativista del
tutto
è uguale
perché non rinuncia a un metro di giudizio, ma lo
sposta dal loro grado di verità naturalistica alla qualità di ciò
che comportano, e cioè a ciò che essi possono
far fare a chi
li invoca, al contesto in cui sono convocati e agli umani per i quali
sono stati invocati
” (pag. 41).

Gli
dei, i demoni, gli spiriti, le verità matematiche o quant’altro
sono dunque oggetti culturali potentissimi, con i quali non
bisogna scherzare. Non perché la satira debba arretrare dinnanzi a
specifiche credenze che possono tradursi in credulità, cieca
obbedienza e violenza (secondo la logica del Potere), bensì per il
motivo che l’insulto e lo scherno nei confronti degli invisibili
che fanno vivere miliardi di persone non ha nulla a che fare con la
saggezza, con la phronesis
di una ragione sensata, con il sacrosanto diritto di critica e di
espressione.

Al
contrario, la cosiddetta libertà di espressione osannata in questi
giorni (e con quanta ipocrisia se pensiamo, per fare due esempi, allo
stesso Luttazzi estromesso da tutte le televisioni italiane o a Erri
De Luca incriminato dallo Stato per le sue opinioni in difesa del
movimento No Tav) stenta ad accorgersi del dio che, talora
inconsapevolmente, va servendo con le sue argute uscite
“irresponsabili”: il dio capitale, il motore della società dei
consumi, quella che deve abbattere ogni resistenza simbolica alla sua
espansione, facendo uno spettacolo grottesco di ogni legame profondo
con altri invisibili che non siano il denaro che si accumula e la
democrazia occidentale da esportare sulle ali dei droni di ultima
generazione.


Ebbene, se è vero che
la satira ha come primo obiettivo l’attacco al Potere, sarebbe
utile che tutti noi – credenti, diversamente credenti, atei e
agnostici – valutassimo l’efficacia rivoluzionaria delle parole,
delle idee e delle azioni dalla loro capacità di promuovere la pace,
il dialogo, la giustizia sociale-ambientale e la ridistribuzione
delle ricchezze. Se questa è la sfida, come credo, sarebbe il caso
di rispettare le credenze profonde degli Altri e di riconoscere che –
parafrasando Carl Gustav Jung – gli invisibili sono
“realtà che operano”
, altro che storielle per creduloni
(sebbene quest’ultimi non manchino!). Che queste realtà operino
per il Bene, ecco il vero punto che deve interessare ogni cultura e
mettere in moto l’intelligenza responsabile dello spirito critico.

[GotoHome_Torna alla Home Page]
Native

Articoli correlati