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Si avvicina il G8 University Summit di Torino. Chi prepara un'agenda alternativa

Si avvicina il G8 University Summit di Torino. Chi prepara un'agenda alternativa
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15 Aprile 2009 - 19.46


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g8-megadi FabioNews.info

Dal 17 al 19 maggio si terrà a Torino il G8 University Summit con al centro il tema della sostenibilità ambientale. Gli studenti universitari riuniti nel Cantiere Altro Sviluppo organizzano in vista del vertice una serie di iniziative critiche che propongono una sorta di “agenda alternativa”.

Le proteste contro la Legge 133 a Torino hanno fatto nascere una rete di studenti sensibili alle tematiche ambientali. Vi partecipano ragazze e ragazzi che per sensibilità personali, esperienze associative precedenti o semplicemente per formazione, durante la mobilitazione hanno sentito la necessità coordinarsi in modo più stabile. E si sono dati alcuni obiettivi:
1) rendere ambientalmente sostenibile il movimento;
2) sviluppare trasversalmente il tema della sostenibilità ambientale tra i contenuti del movimento;
3) dare seguito, dal basso, alla promozione di una vera Università sostenibile.
In occasione del prossimo G8 University Summit che si svolgerà nel capoluogo piemontese la rete ha lanciato un appello per coinvolgere altri movimenti nell”organizzazione degli eventi alternativi al vertice ufficiale, per chiedere maggior coerenza tra gli obiettivi dichiarati dal G8 University Summit (le 4 E: Economy, Energy, Environment, Etics) e le politiche effettivamente perseguite.
I promotori invitano a sottoscrivere l”appello sia come singoli che come collettivi, associazioni, comitati, movimenti. Oltre all”adesione chiedono di comunicare l”eventuale disponibilità a partecipare operativamente nell”organizzazione dell”evento (per info e adesioni: g8unitorino@notremonti.org)

TURIN SHERWOOD CAMP ”09: LA DEGNA RABBIA IN MARCIA!
Appello in vista del G8 University Summit di Torino del 17-19 maggio 2009

Nasciamo come rete di studentesse e studenti sensibili alle tematiche ambientali che durante la mobilitazione contro la Legge 133 hanno sentito la necessità di una più assidua e continuativa azione coordinata.
Attraverso le riflessioni di questi mesi di mobilitazione abbiamo maturato la consapevolezza che l”attuale crisi economica sia di “dimensione” e sintomatica di una più generale degenerazione politica, sociale, culturale ed ambientale. Il sistema capitalista basato sullo sfruttamento ad infinitum delle risorse, del lavoro umano e dell”ambiente non è più sostenibile. La recessione che sta colpendo tutti i “grandi” della terra ci racconta dell”assurdità di un paradigma economico fondato su una crescita infinita delle produzioni e dei consumi.
E” quel meccanismo ad essersi logorato. Il passaggio logico è semplice, elementare, quasi un insulto alle intelligenze: viviamo in pianeta finito che impone dei limiti fisici alla crescita economica (vedi Rapporto sui limiti dello sviluppo, Club di Roma, 1972).
Cambiamenti climatici in atto su scala globale, distruzione delle foreste primarie, contaminazione con sostanze inquinanti delle acque, dei suoli, dell”atmosfera: sono tutti elementi che stanno mettendo in serio pericolo gli equilibri del pianeta Terra. Di questa crisi ambientale sono in larga parte responsabili gli uomini: la produzione di beni e servizi, che dovrebbe semplicemente dare risposta ai nostri bisogni, è diventata, per effetto di perverse logiche di mercato, una minaccia per l”ambiente, e rappresenta un pesante fardello che graverà sulle generazioni future. Siamo davanti ad un bivio: o continuare a legittimare le scellerate logiche alla base delle nostre economie e quindi augurarsi prossimi rilanci della domanda, la ripresa dell”incremento del PIL, dei consumi, delle produzioni; oppure ribellarsi alla “dittatura” dell”economico ed uscire dall”attuale modello praticando un”altra economia che rimetta al centro la giustizia sociale, gli esseri umani ed i loro reali bisogni.
Questa crisi economica può allora essere letta come un”opportunità per costruire un mondo fondato sul “buon vivere” – lontano dall”idea di benessere legata all”accumulazione materiale – basato su economie locali che valorizzino il territorio, l”ambiente e si contraddistinguano per valori come cooperazione, reciprocità, autonomia.
Centrale è l”idea di un”altra economia dove vi siano opportunità di lavoro nel riutilizzo e nel riciclaggio dei materiali, nelle ristrutturazioni finalizzate all”efficienza ed al risparmio, nella diversificazione e nella diffusione su piccola scala della produzione energetica, nelle produzioni sostenibili basate su meccanismi solidali. Molto si giocherà sulla capacità di affrontare la questione ambientale non come un problema settoriale ma come un problema relazionale, in un approccio che privilegi il territorio in una dinamica di relazioni virtuose tra sostenibilità ambientale, sociale, economica, politica. Una vera sostenibilità potrà essere raggiunta solo se si avrà il coraggio di mettere in discussione il modello economico ed il concetto di sviluppo considerato invariabilmente legato alla crescita economica.
Tutto ciò sarà possibile solo con vera e propria “rivoluzione democratica” che parli di cura dei beni comuni, partecipazione, il poter decidere in merito alle proprie esistenze.

Segnalato da www.fabionews.info servizio di informazione personalizzato e partecipativo,

 

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