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Faccende e faccendieri

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12 Luglio 2010 - 21.30


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DeadManWalkingdi Michela Murgia.

Sfogliando una rivista di arredamento acquistata per noia in aeroporto mi trovo davanti a un servizio intitolato “Anche i ricchi piangono” che ha come soggetto il fermissimo mercato immobiliare della Costa Smeralda. Nelle molte pagine patinate scorrono interviste a vip, sindaci locali e addetti ai lavori, tra le quali mi salta agli occhi quella fatta al tal architetto Jeorge Burguez “nato in Germania ma trapiantato sullo scoglio (ndr: si intende la Sardegna) per motivi sentimentali“.

 

L”architetto afferma deluso: “Negli ultimi anni sono state emanate leggi regionali che hanno posto dei vincoli di tutela paesaggistica. Questo provoca un allungamento dei tempi per l”ottenimento dei permessi rilasciati dalla pubblica amministrazione“. Mannaggia la burocrazia.

Il redattore del pezzo prosegue spiegando che “la rigidità dei vertici politici in materia di edilizia è considerata una brutta bestia da molti imprenditori e agenti immobiliari che, dopo il passaggio ai vertici della Regione da Soru a Cappellacci, si aspettavano un rapido snellimento delle procedure e una maggiore flessibilità. Allo stato attuale invece sono ancora in vigore i piani di tutela elaborati dalla giunta di centro-sinistra, che non prevedono sviluppi immobiliari rilevanti sulla costa, privilegiando la ristrutturazione e la valorizzazione del patrimonio esistente.” Come non capire la delusione dei poveri multimilionari privati della possibilità di aprire la porta della villa direttamente in acqua? I politici del luogo dovrebbero ascoltare questo grido di dolore, se hanno un cuore in petto.

Invece succede l”impensabile. La giunta Cappellacci – benché teoricamente dotata di una maggioranza d”acciaio – è appena andata sotto proprio nella votazione che avrebbe dovuto far approvare il cosiddetto piano (seconda) casa, sintesi di tutto il programma politico della destra sarda. Gli hanno votato contro anche gli alleati sardisti, franchi tiratori mossi non certo dal desiderio di tutelare le coste, quanto dall”ansia di prendere il prima possibile le distanze da un presidente in imbarazzante zona inchiesta, roba grossa, non abusetti d”ufficio.

Appena oggi ha cominciato a circolare la notizia dell”arresto del faccendiere Flavio Carboni, è apparso ancora più chiaro che Ugo Cappellacci è un dead man walking, e per vederlo cadere probabilmente gli ex alleati del Psd”Az non dovranno nemmeno aspettare a settembre, quando avevano progettato per lui la spallata politica camuffata da finta mozione “indipendentista“. Curioso come ti cambia la gente sotto il sole: un anno e sei mesi fa erano tutti pronti a venire a patti con l”uomo nuovo, benché avesse l”unico merito politico di esser figlio del commercialista di Berlusconi; oggi i medesimi sono fieri sardacci indipendentisti, erti come un sol uomo contro il burattino eterodiretto. Sartorie locali, sempre aperte quando serve.

In tutto questo bailamme è passata praticamente inosservata la cancellazione formale della Conservatoria delle Coste, voluta da Soru per scopi riconducibili al nome stesso dell”ente. I lettori di questo blog ricorderanno che subito dopo l”annuncio del piano (seconda) casa di Cappellacci la Conservatoria organizzò comunque il suo tradizionale Coast Day, scegliendo la linea morbida della non protesta e chiedendo anche agli ospiti invitati a parlare – me, Marcello Fois e Milena Agus – di evitare riferimenti diretti alle scelte del governo regionale in merito al cemento sulle coste. Non lo facemmo e ne venne fuori una discussione che a distanza di mesi ha purtroppo ancora qualcosa da insegnare: se non basta nemmeno praticare il terzismo per garantirsi la sopravvivenza, forse ha più senso morire in piedi.

Resto convinta che se la Conservatoria avesse affermato chiaramente allora che quella legge regionale era in contraddizione con la sua stessa esistenza, oggi Cappellacci si sarebbe messo qualche scrupolo in più a sopprimere un ente simbolo. Invece la Conservatoria è stata chiusa allora, nel giorno esatto in cui si è dimostrata inoffensiva, come sempre accade quando si ha a che fare con gente che rispetta solo ciò che teme. La formalizzazione è arrivata adesso, ma è un ritardo burocratico, se uno ne capisce un po” di burocrazia.

La lezione vale per tutti quelli che in questo anno e mezzo hanno fatto di trasversalità virtù, specialmente ora che il maestrale estivo sembra soffiare via le carte truccate dalle mani del manovratore e del manovrato. Cosa resta, e in mano a chi, lo vedremo prestissimo.

 

Fonte: michelamurgia.altervista.org.

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