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Alemanno abbatte Tor Bella Monaca: ma chi ricostruisce, i soliti?

Alemanno abbatte Tor Bella Monaca: ma chi ricostruisce, i soliti?
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25 Agosto 2010 - 09.42


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AbbattPalazzia cura del Gruppo Salìngaros.

Il Gruppo Salìngaros è un think tank scientifico di tipo interdisciplinare, al cui interno collaborano architetti, ingegneri, esperti di biologia, epistemologia, politica, matematica, diritto, psicologia, sociologia. Promuove l”architettura e l”urbanistica biofiliche, cioè basate su moduli scientifici di riferimento al vivente e alle sue esigenze, perché lo spazio costruito influisce enormemente sulle persone e le società, nel bene come nel male.


Il problema delle periferie antiumane figliate dell”ideologia urbanistica di Le Corbusier, e dalla sua connivenza de facto con la speculazione del cemento non si risolve con l”abbattimento, che è solo il primo passo.

Poi occorre ricostruire.

E per evitare che alla fine l”unico vantaggio sia degli speculatori, occorre che si sappia costruire luoghi vivi.

Quali garanzie offrono i soliti baroni, di non riprodurre altre mostruosità pagate dal cittadino?

Qualcuno ha cominciato a ripetere, diluendole e spacciandole per proprie, le tesi di maggior successo del Gruppo Salìngaros sulla rigenerazione urbana, sugli effetti politici, sociali e addirittura neurofisiologici dell”organizzazione dello spazio. Ma sa di cosa parla?

A giudicare dai fatti e dalla debolezza teorica, no. Ci vuole scienza, una competenza che purtroppo molte volte non si trova più nelle università italiane.

L”Italia, grazie a giovani brillanti quasi sempre costretti a insegnare all”estero o a esercitare in proprio, sta vivendo un rinascimento della teoria architettonica e del ripensamento delle sue basi che non ha pari nel mondo, ma tutto al di fuori del mondo universitario, delle riviste supine agli archistar, e del giro dei soliti faccendieri.

Il Gruppo Salìngaros, che ha avanzato per primo ben due progetti di ricostruzione biofilica del Corviale di cui si è discusso fin negli USA, e ha appena lanciato la sua nuova rivista internazionale Biourbanism.org, avrebbe molte proposte per il sindaco di Roma.

Noi siamo aperti a qualunque amministratore capace di comprendere il ruolo politico del benessere vero dell”uomo e dell”ambiente, e che tale benessere non si ottiene con la retorica, ma con la scienza e la partecipazione.

24 agosto 2010.

www.grupposalingaros.net.

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SEGUE: l”articolo del Corriere della sera sul caso tor Bella Monaca e sulla presa di posizione del Gruppo Salìngaros:

Il ”sì” di Portoghesi e Fuksas

Martedì 24 Agosto 2010 13:32
di Paolo Foschi, Corriere della Sera, 24 agosto 2010.

“GIUSTO, ABITAZIONI PIETOSE”
Il Gruppo Salìngaros: si rischiano altri mostri

Abbattere Tor Bella Monaca? L”idea di Alemanno, anche se con riserve e preoccupazioni sul futuro dell”area, piace agli architetti. A cominciare da Paolo Portoghesi, docente della Sapienza e «padre» – fra le altre opere – della moschea di Forte Antenne. «È un”iniziativa giusta, quelle case sono ridotte in condizioni pietose. A Tor Bella Monaca c”è una struttura gigantesca e monumentale che non ha nulla a che vedere con una periferia: sono edifici prefabbricati con un vecchio sistema a tunnel, che se non venissero restaurati cadrebbero», ha spiegato Portoghesi. «La demolizione – ha aggiunto – si potrebbe fare tenendo conto di nuovi criteri di sostenibilità. A Roma bisogna cominciare a sostituire le parti malate della città ed è giusto ristrutturare le zone degradate».

Meno drastico, ma comunque abbastanza favorevole, anche Massimiliano Fuksas, altro big dell”architettura: «Il quartiere può essere in parte integrato, in parte abbattuto. C”è spazio per costruire nuove architetture con qualità ambientali e sociali. Fare tabula rasa è possibile, ma solo in certe condizioni estreme. La strategia è un”altra, serve un lavoro di cesello e attenzione, perché ogni quartiere coinvolge sentimenti consolidati delle popolazioni. Sono d”accordo in generale con l”intervento nelle periferie che presentano maggiori difficoltà, ma ogni periferia è differente dall”altra e merita un”analisi approfondita su tre livelli: abitanti, costruzioni e relazioni urbane».

Perplessità sono invece espresse dal Gruppo Salìngaros, al quale collaborano ingegneri, architetti, urbanisti e esperti di tanti altri settori e che ha già elaborato alcune proposte di riqualificazione per Corviale. «Il problema delle periferie antiumane figliate dall”ideologia urbanistica di Le Corbusier, e dalla connivenza de facto con la speculazione del cemento non si risolve con l”abbattimento, quello è solo l”inizio – ha scritto in una nota Stefano Serafini, epistemologo, direttore del Gruppo Salìngaros -. Poi occorre ricostruire. E per evitare che alla fine l”unico vantaggio sia degli speculatori, occorre saper costruire luoghi vivi. Ora, che garanzie offrono i soliti baroni, di non riprodurre altre mostruosità pagate dal cittadino?».

Il critico e scrittore Asor Rosa vorrebbe invece chiudere la vicenda «con una bella risata». E poi: «Se una decisione del genere dovesse essere presa per mero fatto estetico, tre quarti della Roma post bellica dovrebbe essere abbattuta. Penso al Tuscolano e agli insediamenti nati attorno alla Salaria. Di più, si potrebbe pensare ad una distruzione quasi totale della Capitale».

 

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