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Classi differenziali per i politici

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26 Ottobre 2010 - 16.17


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padhandicdi Antonio Nocchetti.

Qualche giorno fa il presidente leghista della provincia di Udine ha ipotizzato l”utilità per gli alunni disabili dell”introduzione di classi differenziali. Questa ipotesi pedagogica sarebbe stata giustificata dalla necessità di evitare agli alunni normodotati rallentamenti nella didattica e per favorire migliori condizioni per quelli disabili. Prima di entrare nel merito di questa vicenda mi sembra opportuno sottolineare come questa apparente e solitaria esternazione fosse stata preceduta negli ultimi tempi da inquietanti segnali.

Nella regione Veneto le linee guida sanitarie nel 2009 sui trapianti di organi prevedevano l”esclusione tra i beneficiari di soggetti con quoziente d”intelligenza ridotto (!),

mentre a poche centinaia di chilometri da Udine l”assessore all”istruzione di Chieri in Piemonte, un mese fa, si era espresso negli stessi termini del politico leghista circa l”opportunità di continuare a mantenere nella scuola pubblica i ragazzi disabili.

Quanto questo pensiero stesse attraversando come un vento impetuoso il Nord del paese sembrava confermato dalle parole di un docente del Conservatorio di Milano che rinforzava il pensiero segregazionista dei suoi colleghi.

Se a questa raccolta di opinioni si offre il suggello della straordinaria metafora giuridica offerta dal parlamentare leghista Cota che descriveva due anni fa la classi differenziali per i figli dei migranti come una “discriminazione transitoria positiva” si comprende come forse l”aria che si respira a nord del Po sia piuttosto greve.

A chi spetta il compito di rispondere quando le parole diventano terribili ed offensive per chi vive la disabilità all”interno della propria famiglia?

Chi deve replicare, di fronte ad affermazioni che evocano la cultura e la prassi nazista che per prima annientò, all”interno del dimenticato “progetto T”, i bambini tedeschi nati disabili?

Noi pensiamo che il silenzio e la indifferenza non siano una buona medicina quando si oltraggia l”intelligenza comune e il senso più profondo della comunità civile.

La scuola per i disabili va rafforzata, i ragazzi disabili, tutti nessuno escluso, hanno il diritto di vivere un tempo scolastico di qualità perché difficilmente potranno vivere una esperienza di socializzazione così ampia come quella della scuola.

La disabilità è una condizione troppo seria e la scuola della integrazione è un obiettivo forse troppo “alto” per dei politici che a malapena distinguono i principi costituzionali impegnati come sono a riscoprire i dialetti delle valli o ad organizzare riti pagani con improbabili ampolle piene di acqua di fiume.

A questo punto qualcuno offrirà ai genitori dei 190.000 alunni disabili accolti per la quasi totalità nella scuola pubblica italiana un megafono, un giornale, una televisione per raccontare con tenerezza a quel triste leghista friulano che un figlio disabile è un figlio speciale?

Qualche principe della Chiesa, l”Italia ne è piena, offrirà a questi nostalgici della razza pura, la pagina del Vangelo di Matteo (25,35- 40) che riguarda i nostri fratelli più deboli?

Nel frattempo una modesta ipotesi di classi differenziali la avanziamo persino noi genitori di “tutti a scuola”: si facciano ma che siano riservate ai politici che hanno smarrito la natura umana…

 

Fonte: www.tuttiascuola.org.

 

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