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27 Maggio 2012 - 11.06


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Dottrina Grillo 20120527

di Giovanni Badoer Megachip

L”articolo di Giovanni Badoer, che segue la pubblicazione dell”articolo tratto dal blog di Debora Billi, offre un ulteriore punto di vista all”indomani del successo elettorale del movimento ispirato da Beppe Grillo. Lo proponiamo ai lettori di Megachip consapevoli che le questioni aperte sono molte e che le interpretazioni di quanto è accaduto e accadrà a Parma nel prossimo futuro orienteranno fortemente l”opinione pubblica e l”intera politica nazionale.

La sovranità, dice la nostra Costituzione, appartiene al popolo. Che la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla stessa Costituzione. Ma cos”è, allora, la sovranità? Gli antichi avevano catalogato tre forme di potere, imperium, potestas e auctoritas, basati rispettivamente sulla forza, sulla legge e sul carisma. La sovranità, l”imperium, è il potere assoluto, quello che esce dalla canna del fucile, per dirla col presidente Mao.

Il popolo italiano, dunque, possiederebbe tutt”ora il potere del fucile, sebbene “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ovviamente tale affermazione, al secondo capoverso del primo articolo della nostra carta fondamentale, è falsa. È ben vero che gli italiani, specie quelli che erano saliti sui monti, avevano il potere del fucile nel 1945. Ma, riconsegnate le armi e ripresa la vita di tutti i giorni, come giusto e logico, ecco che l”imperium è rimasto solo allo stato.

La sovranità, dunque, non appartiene al popolo, come falsamente affermato dalla Costituzione, ma allo Stato. E a chi appartiene lo Stato? Lo stato, tra il 1945 e il 1992-93, è appartenuto ai partiti. Dopo la Trattativa, tuttavia, lo Stato è stato privatizzato. Molte funzioni sono state semplicemente smantellate, altre (s)vendute a soggetti privati, altre (la sovranità monetaria) disastrosamente alienate alla euroburocrazia. I partiti si sono tenuti il fucile, o meglio, è l”unica cosa che è stato consentito loro di conservare dai privati coi quali si sono accordati. E questo ha fatto di loro dei gendarmi, dei partiti-sentinella di chi aveva comprato, per un tozzo di pane, gli ex beni comuni, ormai privatizzati e mercificati.

Il popolo italiano ha reagito a questo sconvolgimento con generosità e sfortuna. Nel 1992-93 ha cercato di cacciare i partiti (s)venditori dei poteri dello Stato, mentre i partiti conducevano la Trattativa che, passando per Capaci e via D”Amelio, avrebbe consentito sia i fatti del panfilo reale Britannia, sia le controriforme socio-economiche delle calde estati del 1992 e 1993. Ha cercato, il popolo italiano, ma ha fallito.

Già dopo la grande tornata amministrativa dal 1993 era chiaro che i partiti l”avevano fatta franca. Il ventennio, immondo, che ne è seguito, segnato dall”assalto famelico dei poteri privati ai beni comuni, ha visto un popolo italiano affranto, calunniato, imbonito, incredulo, impoverito, furente. Si è detto di tutto sul popolo italiano. Certo, le critiche più rivoltanti sono quelle profferite dai partiti-sentinella, che mentre montavano la guardia alla distruzione dello stato, insultavano il popolo, “inadeguato”, “antiquato”, strutturalmente incapace di dare consenso a questa catastrofe.

Ci si ricorderà, tra le altre, delle intemerate dell”ex ministro Brunetta, dei ghigni di D”Alema, o della boria dei nocchieri sapientoni che stanno portando la nave dello stato a sfracellarsi sugli scogli dell”austerità. Per loro fortuna, il popolo italiano, invece, è straordinario, generoso e intelligente. Ha rifiutato la via della violenza, dell”imperium, della canna del fucile, e ha puntato con caparbietà solo su potestas e auctoritas.

Il popolo esercita potestas non solo quando vota alle elezioni parlamentari, e meno che mai con l”attuale legge elettorale, ma soprattutto quando si esprime attraverso referendum. L”auctoritas, invece, la esercita nella sua traduzione contemporanea di “opinione pubblica”. Sia la potestas dei referendum, sia l”auctoritas della pubblica opinione, sono forme di potere efficaci. In un ambiente mediatico tra i più inquinati del pianeta, il popolo italiano ha costruito colossali mobilitazioni, tutte rigorosamente estranee ai partiti, da Genova a Firenze, e esaltanti vittorie referendarie, come nel caso dell”acqua e del nucleare.

Nelle ultime ore, l”indignazione della “opinione pubblica”, pura espressione dell”auctoritas del popolo italiano, ha costretto il presidente del Consiglio e ai suoi ministri iperspecialisti (di cosa?) a rimangiarsi la vergogna della già approvata discarica di Villa Adriana, ennesimo caso oscuro, ma lampante, di interessi privati che percolano, se si consente il gioco di parole, sui beni pubblici, insudiciandoli e rovinandoli.

I partiti-sentinella, invece, non hanno più alcuno strumento efficace di potere. Una volta (s)venduto tutto, mercificato tutto, alienato tutto, non sono rimasti, i partiti, nient”altro che sentinelle. E le sentinelle hanno il fucile. Hanno solo il fucile. I partiti, da molti anni a questa parte, hanno perso carisma e forza della legge, che infatti violano in ogni loro espressione e azione, e si sono serviti, con crescente isteria, solo ed esclusivamente del potere della forza. Cosa sono stati, sennò, i manganelli che, a Genova, hanno ritardato l”evoluzione politica del paese di un ventennio? Cosa, gli oscuri maneggi della Trattativa? Cosa le zone rosse, le scorte di stato, i gas cs, i tonfa, il ghigno esaltato dei macellai della Diaz? E non è forse violenza, imperium, il non mantenere, mai, fede ai patti con gli elettori, già traditi dai partiti nel momento stesso in cui i sedicenti programmi sono messi nero su bianco?

Chi rileggesse il celebre programma dell”Unione del 2006, non vi troverebbe un solo grammo delle cose poi fatte dai partiti dell”Unione una volta (brevemente) al governo. Perché una delle caratteristiche dell”imperium, appunto, è il fatto di essere “sovrano”. Di non avere, in altre parole, alcuno e alcunché al di sopra. Come il re del Belli, i partiti guardano il popolo con disprezzo: “io so” io, e vvoi nun zete un cazzo!”.

Ma la vittoria del Movimento 5 Stelle a Parma, e le intuizioni di Beppe Grillo, rappresentano il momento in cui, per dirla con Vasco Rossi, “gli eserciti si girano”. Il rintocco della mezzanotte per i partiti. E per i loro soci in affari. Basta vedere la reazione inebetita “de” maggiori” di Parma, increduli e incapaci di comprendere cosa sia veramente successo. Adesso sperano che gli errori di gioventù di Pizzarotti o di qualche altra persona in buona fede possa far crollare tutto, e salvarli all”undicesima ora. Ma si illudono.

Nel 1968, dopo la repressione della Primavera di Praga, Leonid Brezhnev annunciò la nascita del concetto di sovranità limitata. I paesi del socialismo reale, disse, non potevano cambiare campo. Se lo avessero fatto, gli altri paesi fratelli avrebbero esercitato contro di loro l”imperium. Ovviamente, un concetto del tutto simile, ma espresso in modi meno aperti, più ambigui, ma non meno sanguinari, vigeva anche da questa parte della Cortina di ferro. Aldo Moro ne ha saputo qualcosa prima di essere assassinato. Ecco, la vittoria di Parma, per i partiti-sentinella, e per i loro superiori, è come la Dottrina Brezhnev. Da ora in poi il loro imperium è limitato. Limitato da un popolo che, con la sola forza dell”auctoritas e della potestas, che ha finalmente deciso di esercitare a fondo, si autogoverna, senza bisogno di fameliche sentinelle.

È davvero la fine del potere del fucile? Probabilmente sì. Non solo i nuovi amministratori di Parma reggeranno bene la città. Mostreranno, anche, quanto sia semplice essere bravi governanti se non si appartiene ai ranghi delle sentinelle. I partiti, in Italia, sono entrati in una nuova fase della loro vita, quella terminale, in cui il loro imperium è sempre più limitato, e della loro antica potestas, per tacere dell”auctoritas ovviamente, non resta nulla. Nulla. In nome della Dottrina Grillo, il popolo italiano li sta accompagnando alla porta. E non si illudano. Le finestre sono sbarrate per bene.


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