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Rio+20. La grande assenza della politica

Rio+20. La grande assenza della politica
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19 Giugno 2012 - 13.30


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riojaneiro 20120619di Federico FrascarelliMegachip

RIO DE JANEIRO – A poche ore dall”arrivo dei capi di stato e ad un paio di giorni dall”inizio della conferenza ufficiale, non si intravede nessuna volontà effettiva di invertire la rotta dell”attuale ed insostenibile modello di sviluppo economico mondiale. Il quadro si evince dalle defezioni molto esplicite di autorevoli presidenti come Obama, Merkel e persino Mario Monti nonchè dalla stesura dei negoziati dove non si trova nessuna presa di posizione concreta e di urgenza sugli obiettivi prefissati.

Differentemente dal vertice ufficiale delle nazioni unite, che fallisce sotto tutti i punti di vista, il summit mondiale dei popoli per la giustiza ambientale e sociale è un crescere di iniziative e di assemblee aperte e molto partecipate dove emergono le critiche all”attuale modello e le proposte per un mondo diverso e realmente sostenibile.

Abbiamo intervistato Rogiero Hohn del coordinamento MAB, movimento brasiliano delle popolazioni colpite dalle dighe, e parte di Via Campesina, grande aggregazione inernazionale che riunisce le organizzazioni contadine e dei lavoratori agricoli di tutto il mondo.

Rogiero Hohn sottolinea che il Brasile, dove il 90% dell”energia è prodotta da fonti idroelettriche, è soggetto a costruzioni di immense dighe la cui realizzazione sfolla migliaia di persone dalle loro abitazioni. Il business di energia in Brasile è immenso ed è concentrato nelle mani di grandi istituitu bancari come Santander, City Group e multinazionali, come Suez, Duke, Endesa e General Eletric.

La volontà di generare profitti nel minor tempo possibile non solo non tiene conto degli elementi di base legati alla giustizia sociale delle popolazioni autoctone ma reca danni incalcolabili agli equilibri degli ecosistemi delle zone dove queste grandi opere prendono forma. Il discorso si aggrava quando si parla dei salari dei lavoratori brasiliani del settore. A partire dalle grandi privatizzazioni degli anni 90 il salario medio si è abbassato dal 40% al 60%, e i posti di lavoro sono oltretutto diminuiti.

Le proposte del MAB, e di Via Campesina, propongono una visione del mondo e un modello di sviluppo radicalmente diverso per quello che riguarda la produzione, la distribuzione ed il consumo dell”energia. È ovvio che tutto questo non sarà possibile senza un cambiamento di rotta. Leonardo Boff, sostenitore delle lotte per la giustizia dei popoli e grande animatore del summit lo ha detto a chiare lettere, criticando fortemente il processo negoziale del vertice Onu che non tiene conto in alcun modo della “carta della terra”, un documento che punta ad un modello di sviluppo basato sui limiti della terra e sul riconoscimento dei diritti della Natura, anche dal punto di vista giuridico.

È evidente che una vera transizione non sarà possibile senza un ampio coinvolgimento della società civile internazionale: prima delle soluzioni di natura tecnica contano la cultura e la volontà dei popoli. Solo attraverso un ampio movimento internazionale si potrà trovare la forza necessaria per influenzare la politica.

18 giugno 2012

 

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