Divide et impera: l'Europa è il problema? | Megachip
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Divide et impera: l'Europa è il problema?

Divide et impera: l'Europa è il problema?
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30 Settembre 2012 - 11.58


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VLAHOVIC-euro-discontentdi Paolo Bartolini – Megachip.

Le politiche di austerità, scritte con il sangue dei popoli europei, stanno accelerando il processo di disgregazione dell”Unione. Dinnanzi a questo tragico destino alcune forze antisistema individuano proprio nell”UE e nell”euro le cause primarie del disastro in corso.  Troviamo allora chi, senza tanti giri di parole, immagina che l”uscita da questa Europa sia addirittura l”occasione per fuoriuscire dal capitalismo, magari pensando future alleanze transnazionali impossibili da coltivare all”interno dell”eurozona.  Altri, invece, ritengono che un”uscita dall”euro e dall”Unione possa rilanciare politiche economiche e occupazionali che hanno dato buoni risultati cinquant”anni fa. Per il resto ci propongono sostanzialmente di rimanere all”interno della logica capitalistica dello sviluppo e della crescita.  Per altri compagni, vicini e lontani, l”uscita dell”Italia dall”euro e dall”Unione è un passo indispensabile verso la decrescita (quella guidata e conviviale, si intende) e il socialismo.

 

 

Per tutti costoro la certezza è che un”altra Europa sia oggi impossibile, che questa Unione sia irriformabile e da abbattere.

Purtroppo, presi da una vera e propria smania antieuropeista, molti amici sembrano dimenticarsi di vivere in un mondo ormai unificato dalla globalizzazione, che questo piaccia o meno.

Se accettassimo invece questa premessa ineludibile, noteremmo facilmente che la finanza globale (soprattutto anglosassone, ma non solo) e i poteri militari di cui si serve, non potranno mai essere intaccati da strategie che, almeno nel breve e nel medio periodo, sono destinate a generare stati isolati e tutt”altro che sovrani. 

Insomma, il detto Divide et Impera sembra essere stato introiettato anche da coloro che dovrebbero unirsi per frenare questo scempio.

Diversamente noi crediamo che solo se diversi paesi costringessero l”attuale UE a modificare i suoi trattati, potremmo sperare di moderare le brame del capitalismo terminale e di cominciare a riconfigurare almeno in parte gli equilibri mondiali.

Non sarebbe certo la fine del capitalismo (che probabilmente è destinato a distruggersi con le sue mani e non certo per l”insorgere di una moltitudine ancora dispersa e disorganizzata), ma quantomeno un passo in avanti per riprenderci uno spicchio di democrazia.

Altrimenti, fuori da ogni illusione, prepariamoci a quello che sta accadendo in Grecia ed altrove: nuovi fascismi e separatismi seguiranno alla disgregazione dei vincoli europei e diffonderanno il virus letale dell”odio e del razzismo. Purtroppo, infatti, le grandi masse quando hanno paura non ragionano, e si infilano sempre nel vicolo cieco della violenza e della passione per i condottieri pericolosi.

Di certo lo farebbero oggi ancora più del passato, visto il livello vergognoso delle classi dirigenti e della politica che ci ritroviamo ovunque. Per non parlare poi dell”effetto esercitato dai massmedia su milioni di cittadini inermi nell”arco degli ultimi decenni.

Insomma, se questo scenario che tratteggiamo ha qualche probabilità di prendere forma, chi di noi ritiene che avrà la forza per gestire questi sommovimenti e orientarli in una direzione che sia democratica e non antipopolare? Mi pare questo un problema enorme che altri non si pongono. Nel nostro piccolo saremo sempre qui a ricordarglielo.



 

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