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Una riforma di parte, una forzatura che divide

La modifica costituzionale diventa una questione di parte, dunque oggetto di conflitto e non di condivisione. [Stefano Rodotà]

Una riforma di parte, una forzatura che divide
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1 Agosto 2013 - 18.45


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di Stefano Rodotà.

A
parte le indubbie ed evidenti forzature costituzionali, questo tentativo di revisione
della Carta
propone difficili questioni politiche. La prima riguarda il
fatto che la revisione è parte del cosiddetto “cronoprogramma” di governo.

Così
si associa la modifica costituzionale alla maggioranza più debole,
contraddittoria e precaria della storia della Repubblica e la si fa diventare
una questione di parte, dunque oggetto di conflitto e non di condivisione.

Ricordiamo
che la scrittura della Costituzione
fu resa possibile anche da quello che fu chiamato “l’isolamento della
Costituente” rispetto al governo, sicché i
costituenti riuscirono a lavorare insieme anche dopo che De Gasperi fece
cadere il governo tripartito
.

Le
due revisioni costituzionali generali degli ultimi anni sono state un
fallimento proprio perché condotte all’insegna del conflitto e identificate con
una maggioranza precaria: mi riferisco alla riforma del Titolo V che ha
provocato più problemi di quanti volesse risolvere e alla “costituzione berlusconiana”
bocciata da 16 milioni di cittadini nel 2006.

Condivido,
poi, quanto dice Salvatore
Settis
a proposito del fatto che la revisione costituzionale
non può essere affidata a un parlamento di nominati.

Aggiungo
che si tratta di un Parlamento eletto sulla base di una legge viziata di incostituzionalità,
argomento che mostra come sia stata imboccata una strada politicamente
pericolosa.

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 31 luglio 2013.

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