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'Il patto: Renzi capo d''un''Italia svenduta a Berlino'

"Vogliono svendere l’Italia: Renzi e De Benedetti alla Germania, Prodi alla Cina. Per i futuri padroni sovrintenderebbero al protettorato". [Giulio Sapelli]

'Il patto: Renzi capo d''un''Italia svenduta a Berlino'
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7 Agosto 2013 - 01.22


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da Libreidee.

Stanno cercando di vendere l’Italia: Renzi e De Benedetti alla
Germania
, Prodi alla Cina. In cambio, dai futuri padroni puntano a
ereditare il controllo su un paese che, grazie a loro, sarebbe ridotto a
un semplice protettorato.

Pur nei suoi aspetti sgradevoli e
controversi, la battaglia che Napolitano ha affidato a Letta e Alfano
mira a scongiurare la svendita rovinosa del paese, mantenendo un
rapporto strategico con gli Usa
proprio per evitare la capitolazione definitiva di fronte a Francia e
Germania, interessate a “smontare” il loro competitore più scomodo:
l’Italia è ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa.

E’ la tesi del professor Giulio Sapelli, secondo cui persino il governo
Monti fu un tentativo di limitare i danni.

Sapelli denuncia un vero e
proprio complotto contro l’Italia, organizzato da un establishment che
include “Repubblica”, settori di Bankitalia e dirigenti di Confindustria
che fanno capo a Luca Cordero di Montezemolo. L’uomo su cui
punterebbero? E’ Matteo Renzi.

I renziani, che remano contro il governo Letta, «sono organici al
gruppo di De Benedetti», dichiara Sapelli a Lorenzo Torrisi, in
un’intervista pubblicata da “Il Sussidiario”.

«Oltre a volere un capitalismo subalterno al sistema franco-tedesco,
perseguono un altro scopo: dare una spallata definitiva alle componenti
di sinistra, sia cattoliche che ex Pci, all’interno del Pd».

Quando ha
incontrato la Merkel a Berlino, Renzi non ha spiegato di cosa abbiano
parlato.

D’Alema, ricorda Sapelli, ha auspicato che Renzi avesse detto
alla Merkel che la sua politica è sbagliata. Invece: «Il fatto che non abbia detto nulla mi fa venire il dubbio che abbia offerto il suo assenso alla politica della Cancelliera». Il punto centrale resta l’industria, ovvero la
piccola e media impresa, cuore del sistema-Italia: «Dobbiamo chiederci
come saremo dopo la crisi: saremo ancora la seconda potenza manifatturiera o no?».

Sapelli denuncia le manovre di «un piccolo establishment che si sta
muovendo per ottenere un’integrazione subalterna dell’Italia al
capitalismo franco-tedesco
».

Letta e Alfano? «Hanno avuto un
atteggiamento fermo nei confronti dell’Europa, e a questi signori non piace: vogliono quindi che il governo cada».

Da chi è formato questo establishment? «Sicuramente da quella parte di
Confindustria che fa riferimento a Montezemolo, così come da De
Benedetti: basti vedere il comportamento di “Repubblica” che arriva a
chiedere apertamente le dimissioni di Alfano», dopo lo scandalo kazako.

Secondo Sapelli, una parte di Confindustria «vuol vedere l’Italia
subalterna a Francia e Germania
perché ormai non ha più nessuna fiducia
in uno sviluppo autonomo manifatturiero del nostro paese
», e quindi
«lavora e pensa a un’integrazione subalterna di ciò che rimane
dell’industria italiana sotto l’ombrello
protettivo franco-tedesco: in sostanza crede che l’Italia non ce la
possa fare, e cerca di venderla al prezzo migliore».

La grande stampa riflette la battaglia in corso dietro le quinte: se
“Il Sole 24 Ore” «ha preso solo una sbandata», bocciando il governo
Letta, il “Corriere della Sera” «ha una posizione oscillante», e se “La
Stampa”
preme sempre di più su via Solferino, al “Corriere” è in atto
uno scontro che mette in evidenza le divergenze radicali all’interno del
mondo bancario, co-azionista del quotidiano milanese
: «La linea
subalterna e rinunciataria si scontra con quella di Bazoli e Guzzetti.
Questi ultimi sanno che verrebbe messo in discussione il ruolo delle
banche, anche grazie all’appoggio di una parte di Bankitalia».

Il
ministro Saccomanni, che viene da Bankitalia, in un recente convegno
sulle soluzioni al “credit crunch” «ha aperto le porte ai credit fund, cioè allo shadow banking».

Di fatto, per Sapelli, si tratta di un attacco frontale a Bazoli e
Intesa
, banca che «cerca ancora di difendere un po’ di rapporto con
l’industria italiana», come già fatto dallo stesso Passera. «Non a caso
anche le banche popolari, che hanno rapporti con le imprese sul
territorio, sono state prese a bastonate da Bankitalia».

A partire dal drammatico esperimento-Monti, secondo Sapelli,
Napolitano ha perseguito «un obiettivo chiaro: un’integrazione non
subalterna dell’Italia nel processo europeo, una non-distruzione della
nostra industria a seguito del cambiamento che ci sarà dopo la crisi». Secondo l’economista, «a questi signori, a questo establishment, il fatto che siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa sembra dare fastidio». Via Monti, ecco Letta e Alfano. Ma la regia è sempre la stessa, quella di Napolitano: «Con questo esecutivo, si erano messi insieme gli unici due schieramenti contrari all’egemonia tedesca:
il gruppo sociale raccolto intorno a Berlusconi e quello che finalmente, grazie alla crisi e grazie a Letta, ha capito che l’Italia non può essere subalterna».

Oltre a Francia e Germania, poi, ad avere interessi sull’Italia «c’è
anche la Cina, che ha un “ambasciatore” in Prodi: in pratica si tratta
di trovare le imprese da vendere a Pechino, che sta espandendo sempre di
più la sua influenza in Europa».

La Cina ultimamente però vacilla, è in crisi, «grazie proprio al sistema dello shadow banking che Saccomanni invoca per l’Italia».

Di certo, aggiunge Sapelli, questo disegno agli americani non sta bene, «perché gli Usa non vogliono un’Italia “tedesca”: la Germania è una potenza
anti-americana, quindi non vogliono che aumenti il suo peso nel nostro
paese». E questo per Sapelli «è un bene, perché non credo che l’Italia –
da sola, in Europa, senza gli Stati Uniti – abbia un avvenire». Il professore pensa che l’avvenire italiano sia «organicamente legato al rapporto con gli Usa».
Ultima annotazione, la Fiat: la banda Marchionne, secondo Sapelli, non
fa parte del club che progetta la svendita del made in Italy. Per una
sola ragione: per l’industria torinese, l’Italia non esiste già più. «La
Fiat fa gli interessi degli Agnelli, che oggi vogliono diventare sempre
meno italiani».

Tratto da: http://www.libreidee.org/2013/08/il-patto-renzi-a-capo-di-unitalia-svenduta-alla-germania/.

L”intervista di Lorenzo Torrisi a Giulio Sapelli su “Il Sussidiario”.

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