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'L''Expo dà alla testa. Di Renzi.'

'Un politico mentitore seriale prima o poi arriva al dunque. Quando la frequenza delle sue menzogne supera una determinata soglia... Prendete Renzi all''Expo...'

'L''Expo dà alla testa. Di Renzi.'
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8 Febbraio 2015 - 19.00


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di Claudio Conti.


Un politico mentitore seriale prima o poi arriva al dunque. Quando la
frequenza delle sue menzogne supera una determinata soglia, il divario
tra quel che dice e la realtà empirica percepita da tutti diventa
solare, palpabile, senso generale.


È lì che il mentitore seriale deborda in fascismo, ansioso di colmare
con una overdose di autorità il vuoto di autorevolezza che collassa
nelle sue parole.


Il discorso di Renzi a Milano, nell”Hangar Bicocca, in un incontro in
preparazione dell”Expo, ha avvicinato pericolosamente ma chiaramente
questo momento. Lo scarto si è potuto registrare su due livelli
apparentemente lontani ma coincidenti: situazione internazionale e
conflitto sindacale.


Andiamo con ordine. Mentre si cantano le grandiose sorti di
un”esposizione universale che dovrebbe contribuire – con il sostanzioso
aiuto del quantitative easing
della Bce – a stimolare un singulto di crescita (lo 0,6%, nelle
previsioni), è assolutamente normale che si esageri in ottimismo. Non è
dunque strano che Renzi si sia sbracciato nell”assicurare che per
l”Italia il 2015 “è un anno felix, che non vuol dire semplicemente
felice, ma fertile”
; un anno in cui “ci sono tutte le condizioni per
tornare a correre”

“Dall”Europa – ha detto – qualcosa si muove: la
comunicazione sulla flessibilità, il piano degli investimenti, le misure
della Bce”
. Anche per questo “sforzo pressante il rapporto fra euro e
dollaro è tornato nei canoni della normalità che aiuta le nostre
imprese. Se a questo si somma la crisi del petrolio le condizione
economiche internazionali ci lasciano un anno di opportunità“
.


Naturalmente, visto che parlava
davanti a una platea di 500 esperti, industriali, nove ministri
(Poletti, Galletti, Guidi, Martina, Orlando, Franceschini, Boschi,
Giannini e Lupi), i rappresentanti degli oltre 140 Paesi partecipanti
all”esposizione universale, era altrettanto logico che lodasse in primo
luogo se stesso: i provvedimenti del governo, come aver tolto il costo
del lavoro dall”Irap, “non lasciano più alibi a nessuno”. Insomma:
industriali, vi ho spianato la strada, abbassato le tasse, precarizzato
completamente il lavoro, eliminato l”art. 18 e quindi riaperto la
ghigliottina sul conflitto sindacale, ora datevi da fare…


Nelle stesse ore, i leader europei
davvero importanti – Merkel e Hollande – tornavano da Mosca pronunciando
parole di tutt”altro tenore:
“Era l”ultimo tentativo – ha
riassunto Hollande – se non riusciamo a trovare un accordo sappiamo che
c”è un solo scenario all”orizzonte… E si chiama guerra”
. Scettica
anche la cancelliera tedesca Angela Merkel:
“Dopo i colloqui di ieri posso dire che è incerto che questi abbiano
avuto successo, ma ha certamente avuto valore il tentativo”
.


L”Europa si trova dunque sull”orlo di una guerra, contro un
avversario dotato di un buon potenziale bellico convenzionale, di un
ottimo sistema missilistico (la “nostra Samantha” e tutti gli altri
astronauti possono partecipare alle missioni ed essere riforniti solo
grazie ai vettori russi, mentre l”americano sistema Atlas è
rovinosamente fallito) e soprattutto di un efficiente armamento
nucleare. Una situazione fuori controllo, originata dall”ansia
statunitense di trasformare la crisi ucraina in un regolamento dei conti
globale, che “sta uscendo fuori dal nostro controllo” (come ha ammesso
il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier).


Siamo insomma sull”orlo di una guerra simmetrica,
stavolta. Non contro un piccolo satrapo mediorientale, non contro
“terroristi” in grado al massimo di entrare in una redazione o in un
supermercato. Stiamo sull”orlo del baratro delle civiltà e il presidente
del consiglio ne prescinde totalmente? Si gode la sua platea di
committenti (è stato Sergio Marchionne a dire “ce l”abbiamo messo noi,
lì”
) e disegna sulla sabbia le meravigliose opportunità del fututo
breve? Ma cosa ha nella testa?


Non molto, temiamo. L”attuale
classe politica italiana è fatta di piccoli uomini e donne, con
interessi e orizzonti tragicamente ristretti, impegnatissimi giorno e
notte nella concorrenza reciproca per emergere o non affondare. Piccole
teste abili quasi soltanto nel tessere trame con pochi complici (se
diventano tanti “si perde il controllo”); consapevoli di esser lì conto
terzi e per un tempo breve, piccoli Goebbels armati da un ristretto
elenco di frasi mandate e memoria e ripetute sempre uguali, sia che si
parli di eleggere il presidente della repubblica o di sistemare un amico
alla guida di una partecipata.


Per loro le nubi di guerra sono un
fenomeno fuori portata, cui penserà qualcun altro più dotato. Se
necessario, diranno che bisogna fare ciò che l”Unione Europea e la Nato
decideranno, senza eccepire nulla.


Quel
che è alla loro portata è soltanto il conflitto sociale interno, le
regole del mercato del lavoro, i tagli alla spesa pubblica, la
distruzione del welfare e dell”architettura costituzionale. Qui, con
buona pace dei vendoliani speranzosi, Renzi ha fatto capire meglio di
che pasta sarà fatto il suo regime, prima di crollare.


“Dobbiamo recuperare non dico un
po” di amor proprio, ma di amore per la realtà dei fatti
– ha buttato lì
. E il passo successivo è che ciascuno di noi si senta chiamato in
campo”
. Vecchia retorica del “siamo tutti nella stessa barca”,
riadattata però in “fare squadra nazionale”. Una squadra dove gli
imprenditori prendono e i lavoratori devono mettere, in totale silenzio.
In questo senso, va letta l”annuncio che il governo “è pronto a tutto”
perché il primo maggio, giorno dei lavoratori, alla Scala vada in scena
come in programma la Turandot. Pronto anche a “misure normative”.


Pronto dunque a cambiare la legge,
vietare lo sciopero, precettare i lavoratori, mandare la polizia. Il
tutto con la regia giustificazione di “evitare una figuraccia
internazionale”
.


Deve essere per questa ansia di “belle figure internazionali” che ha messo alla guida una figura come Francesco Micheli

Si annuncia una bella primavera, in
bilico tra il tragico e il ridicolo (la cifra tipica del fascismo
italiano), tra la guerra globale e la casareccia guerra al lavoro.
Potremmo scoprire che quando diceva “felix” intendeva il gatto…

 

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