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Ma Putin non è la Russia

'La tesi secondo cui ''Putin è la Russia'' (al centro di un convegno a porte chiuse tenutosi alla Farnesina sui rapporti tra Occidente e Russia) è errata e fuorviante'

Ma Putin non è la Russia
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20 Maggio 2015 - 19.01


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di Giuseppe Masala.


La tesi secondo la quale “Putin è la Russia”, appalesatasi al convegno a porte chiuse tenutosi alla Farnesina sui rapporti tra
Occidente e Russia è a mio umile avviso totalmente errata e fuorviante.
Essendo la questione di estrema e drammatica importanza ritengo
importante esprimere succintamente una tesi diversa.

Se è sicuramente vero che durante l’esperienza sovietica il livello
di democrazia (o se preferite di “divisione del potere”) era più
elevata è senza dubbio un errore considerare l’epoca Putin come
un’autocrazia
se non addirittura una dittatura.

Putin è arrivato al potere – con l’appoggio dei cosiddetti siloviki
ovvero dell’apparato del KGB – nel momento più nero dell’epoca post
sovietica, quando Mosca era in balia di bande di oligarchi senza
scrupoli
che – ad occidente – si schermavano dietro un paravento di
“liberalismo” per celare il modo gangsteristico con il quale intendevano
il capitalismo.

Putin ha riportato all’interno la stabilità e lo stato di diritto e
inoltre si è contraddistinto per aver impostato la propria politica
estera sul principio di prevedibilità, ovvero una politica razionale e
di moderata apertura verso l’Occidente. Una politica che senza dubbio
aveva il pregio di tranquillizzare quell’Occidente da sempre inquieto
verso la Russia: a Washington, a Londra e a Berlino tutti sapevano che
l’Orso era nella sua tana.

I deprecabili fatti di Kiev del 2014 che – inutile negarlo – hanno
abbattuto illegittimamente il governo democraticamente eletto di
Yanukovic hanno cambiato le cose. I rapporti tra Russia e Occidente si
sono raffreddati a tal punto da portare molti commentatori a parlare di
nuova “guerra fredda”.

Da notare che è proprio di ieri la notizia che il governo russo ha
vietato il transito del materiale per le truppe Nato di stanza in
Afghanistan
. La notizia è di rilevante importanza non tanto dal punto di
vista militare (probabilmente gli strateghi della Nato hanno già pronte
rotte alternative di approvvigionamento) ma dal punto di vista
diplomatico: per la prima volta la Russia non si limita a rispondere
alle mosse degli Occidentali ma passa all’attacco lasciando
all’avversario l’onere della eventuale risposta. In altri termini per la
prima volta Putin deroga al principio di prevedibilità
, che da sempre
ha contraddistinto la sua politica estera, implementando una mossa
inattesa (se non come risposta ad una precedente mossa Occidentale).

Ritornando al tema principale: Putin è la Russia? Io ritengo di no,
Putin è stato per anni il primus inter pares tra le due principali anime
della dirigenza Russia
: quella filo occidentale e quella autarchica e indipendentista. I fatti di Kiev hanno dato a Putin un enorme consenso
di popolo perché dopo il ventennio delle umiliazioni i russi hanno visto
un capo che ha saputo dire basta alle mosse dell’Occidente (viste come
dei soprusi). 

Questo non vuol dire però che Putin sia la Russia e che
eliminando lui sia risolto il “problema” Russia. Vladimir Vladimirovic
ha da un lato dalla sua parte tutto il partito degli “indipendentisti”
(in buona parte coincidente con quello dei “siloviki”) e la stragrande
maggioranza del Popolo russo
che non intende tornare all’incubo
“liberale” degli anni novanta. 

A tale proposito è proprio di questi
giorni una notizia che chiarisce il livello di mobilitazione dei russi.
La Alfa Bank ha fatto causa alla Uralvagonzavod (l’azienda produttrice
del nuovo tank T-14 Armata) per il recupero di un credito di 523,5
milioni di rubli: questo semplice fatto, del tutto normale in un
economia di mercato, è stato visto come un vero e proprio sabotaggio
della produzione del T-14 e dunque come un tradimento. Addirittura sono
stati innumerevoli i casi di persone che si sono precipitate a chiudere
il conto presso la Alfa Bank come forma di protesta. 

In un simile
contesto è difficile credere alla tesi che Putin sia la Russia, semmai
rappresenta lo spirito della Russia. 

Se si analizza il contesto sociale è
dunque evidente come una qualsiasi mossa tesa a disarcionare l’attuale
presidente sia non solo velleitaria ma anche controproducente
.
Probabilmente un simile tentativo porterebbe ad una vera e propria
rivolta
del Popolo russo con la conseguente ascesa di uomini ancora più
intransigenti (a tale proposito sottolineo l’ascesa di Sergeij Borisovic
Ivanov
, ormai ombra di Vladimir Putin).

 
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