Occidente e Russia è a mio umile avviso totalmente errata e fuorviante.
Essendo la questione di estrema e drammatica importanza ritengo
importante esprimere succintamente una tesi diversa.
di democrazia (o se preferite di “divisione del potereâ€) era più
elevata è senza dubbio un errore considerare l’epoca Putin come
un’autocrazia se non addirittura una dittatura.
Putin è arrivato al potere – con l’appoggio dei cosiddetti siloviki
ovvero dell’apparato del KGB – nel momento più nero dell’epoca post
sovietica, quando Mosca era in balia di bande di oligarchi senza
scrupoli che – ad occidente – si schermavano dietro un paravento di
“liberalismo†per celare il modo gangsteristico con il quale intendevano
il capitalismo.
Putin ha riportato all’interno la stabilità e lo stato di diritto e
inoltre si è contraddistinto per aver impostato la propria politica
estera sul principio di prevedibilità , ovvero una politica razionale e
di moderata apertura verso l’Occidente. Una politica che senza dubbio
aveva il pregio di tranquillizzare quell’Occidente da sempre inquieto
verso la Russia: a Washington, a Londra e a Berlino tutti sapevano che
l’Orso era nella sua tana.
I deprecabili fatti di Kiev del 2014 che – inutile negarlo – hanno
abbattuto illegittimamente il governo democraticamente eletto di
Yanukovic hanno cambiato le cose. I rapporti tra Russia e Occidente si
sono raffreddati a tal punto da portare molti commentatori a parlare di
nuova “guerra freddaâ€.
Da notare che è proprio di ieri la notizia che il governo russo ha
vietato il transito del materiale per le truppe Nato di stanza in
Afghanistan. La notizia è di rilevante importanza non tanto dal punto di
vista militare (probabilmente gli strateghi della Nato hanno già pronte
rotte alternative di approvvigionamento) ma dal punto di vista
diplomatico: per la prima volta la Russia non si limita a rispondere
alle mosse degli Occidentali ma passa all’attacco lasciando
all’avversario l’onere della eventuale risposta. In altri termini per la
prima volta Putin deroga al principio di prevedibilità , che da sempre
ha contraddistinto la sua politica estera, implementando una mossa
inattesa (se non come risposta ad una precedente mossa Occidentale).
Ritornando al tema principale: Putin è la Russia? Io ritengo di no,
Putin è stato per anni il primus inter pares tra le due principali anime
della dirigenza Russia: quella filo occidentale e quella autarchica e indipendentista. I fatti di Kiev hanno dato a Putin un enorme consenso
di popolo perché dopo il ventennio delle umiliazioni i russi hanno visto
un capo che ha saputo dire basta alle mosse dell’Occidente (viste come
dei soprusi).
eliminando lui sia risolto il “problema†Russia. Vladimir Vladimirovic
ha da un lato dalla sua parte tutto il partito degli “indipendentistiâ€
(in buona parte coincidente con quello dei “silovikiâ€) e la stragrande
maggioranza del Popolo russo che non intende tornare all’incubo
“liberale†degli anni novanta.
giorni una notizia che chiarisce il livello di mobilitazione dei russi.
La Alfa Bank ha fatto causa alla Uralvagonzavod (l’azienda produttrice
del nuovo tank T-14 Armata) per il recupero di un credito di 523,5
milioni di rubli: questo semplice fatto, del tutto normale in un
economia di mercato, è stato visto come un vero e proprio sabotaggio
della produzione del T-14 e dunque come un tradimento. Addirittura sono
stati innumerevoli i casi di persone che si sono precipitate a chiudere
il conto presso la Alfa Bank come forma di protesta.
contesto è difficile credere alla tesi che Putin sia la Russia, semmai
rappresenta lo spirito della Russia.
dunque evidente come una qualsiasi mossa tesa a disarcionare l’attuale
presidente sia non solo velleitaria ma anche controproducente.
Probabilmente un simile tentativo porterebbe ad una vera e propria
rivolta del Popolo russo con la conseguente ascesa di uomini ancora più
intransigenti (a tale proposito sottolineo l’ascesa di Sergeij Borisovic
Ivanov, ormai ombra di Vladimir Putin).