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Grecia. Il tempo in mano ai creditori

'E'' da vedere, fra due settimane di lenta e impotente agonia, come e quale sarà l’umore del Paese e quale il prezzo politico che dovrà pagare il governo [P.L. Fagan]'

Grecia. Il tempo in mano ai creditori
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7 Luglio 2015 - 20.53


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di Pier Luigi Fagan.


Ogni giorno che passa, la situazione in Grecia, s’aggrava. Operatori
turistici chiudono, lavoratori rimangono  per strada, merci estere non
vengono più acquistate per mancanza di credito, anche la produzione
interna si blocca, blocco dei pagamenti, ovviamente blocco degli
acquisti da parte dei greci stessi, commercio in ginocchio, industria
piegata, i condizionatori si spengono, insomma “sangue sudore e
lacrime”. 

Questa è la garrota greca, non i bancomat. 

Ogni giorno che
passa, la posizione negoziale greca perde forza perché il laccio di
cuoio si stringe lentamente ed inesorabilmente, al collo. 

Al fronte del
“Nein” basta rimandare appuntamenti, alzare il sopracciglio, dire con
aria sufficiente”no, non ci siamo, riprovate”. Qualcuno sussurrerà “dài,
riprovate così o cosà, cambiate questo o cambiate quello” come nel
gioco “poliziotto buono – poliziotto cattivo”,  lasciar viva la fiammella. 

Ma la commissione d’esame sarà sempre insoddisfatta come in incubo à la
Kafka. 

E’ mia opinione che Varoufakis si sia dimesso per tanti motivi, ma uno decisivo, forse, è stato proprio quello sul come gestire il
dopo-referendum. Stampare una valuta parallela, poteva essere l’unica
soluzione per annullare il vantaggio tempo che mette i creditori su un
piedistallo a molti metri sopra i debitori. 

Non occorre il folklore
sulla Teoria dei giochi ed il neo-machiavellismo per capire l’asimmetria
fatale che questo spread sul come diversamente le due parti vivranno il
concetto di tempo, condizionerà la trattativa. 

Purtroppo, la seconda
moneta
non sarebbe stata affatto facile farla, è espressamente vietata
dai trattati ed avrebbe rappresentato un atto di secessione implicito.
Il punto è squisitamente politico: chi si prenderà la responsabilità di
mettere la Grecia alla porta? 

Il fronte del “Nein” può arrivare, di
rimando in rimando, sino al 20 Luglio e dopo sarà tecnicamente default

 Tsipras può mostrare internamente che lui ci ha provato in tutti i modi,
non è stata colpa sua, può tentare -come ha già fatto- di compattare il
Paese in una resistenza tanto eroica quanto inutile. Ma è da vedere,
fra due settimane di lenta ed impotente agonia, come e quale sarà
l’umore del Paese, quale il prezzo politico che dovrà pagare il governo
,
prezzo che Varoufakis ha visto bene di non condividere. E” da vedere come
retroattivamente si leggerà tutta la vicenda e come verranno ricordate
nei libri di storia le giornate felici e festanti di piazza Syntagma. 

L’unico soggetto che può sparigliare la sceneggiatura è l’IMF (International Monetary Fund) ma anche
l’IMF ha le sue gatte da pelare e deve ulteriormente evitare di dar
l’impressione ai suoi variegati soci non europei, di spendersi troppo
per l’Europa e i suoi antichi grovigli. 

Inoltre, mai come adesso, se
tira fuori soldi deve farlo con la certezza di riprenderli, cosa
francamente improbabile se il fronte del “Nein” rimane passivamente
contrario a far da sponda. 

Certo, si dirà che Obama ha chiamato la
Merkel, che Putin ha chiamato la Lagarde, che Renzi ha chiamato
Hollande, che Hollande ha chiamato la Gayet ma intanto, a parte il
fatturato delle compagnie telefoniche, il tempo passa e l’ossigeno
manca, la logistica di un Paese con più di 1500 isole va in pezzi, la
crisi sfuma i connotati economico-monetari che sembrano tanto
appassionare i pianisti da tastiera e mostra quelli crudamente umani. 

Le
uscite tedesche su l’approntamento appunto di “aiuti umanitari” forse
non erano una boutade ma una indicazione precisa di come andrà a finire. 
La “lezione greca” sarà il monito scolpito che verrà additato a tutti
coloro che si faranno venire grilli per la testa in futuro
. Sempre che
rimanga qualcuno a cui additarla perché – com’è noto –
Sansone a quel punto
si porta appresso tutti i filistei. Possibile?



CRONACA N.223 (07.07.15)





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