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'Il ''Primo Ministro'' Lula: la svolta brasiliana'

A confronto con le montagne russe politico-economiche del Brasile, la serie tv House of Cards è un gioco da ragazzi. [Pepe Escobar]

'Il ''Primo Ministro'' Lula: la svolta brasiliana'
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19 Marzo 2016 - 01.13


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di Pepe Escobar.


A confronto con le montagne russe politico-economiche del Brasile, la
serie tv House of Cards è un gioco da
ragazzi.


Solo tre giorni dopo l’imponente manifestazione che chiedeva l’incriminazione
della Presidente Dilma Rousseff e meno di due settimane dopo la detenzione e l’interrogatorio di quattro ore di Lula –
detenzione ed interrogatorio legalmente dubbi – 
l’ex presidente sta per fare un rientro spettacolare nel governo
brasiliano come ministro, anzi, come Super-Ministro.


Questa è l’unica mossa di scacchi rimasta per Rousseff in mezzo ad una
crisi politico-economica senza precedenti. Prevedibilmente, lei verrà accusata
su tutti i fronti – dalle élite della borghesia compradora fino a Wall Street –
di aver abdicato in favore di Lula, mentre Lula sarà accusato di fuggire
dall’indagine per corruzione in corso da due anni, nota come Operazione Car Wash.  


Lula e la sua protetta Dilma hanno avuto due incontri ‘o la va o la
spacca’
a Brasilia, faccia a faccia, martedì sera e mercoledì mattina, per
discutere nel dettaglio i termini del suo rientro. All’inizio, Lula
accetterebbe un ruolo nel governo se diventasse Segretario del governo – prendendosi
carico del coordinamento politico; in seguito diventerebbe parte dell’asse
portante che ha vero potere decisionale sulle politiche brasiliane.


Ma poi, stando ad un ministro del governo che ha richiesto l’anonimato, è
stata avanzata la proposta di Lula come Capo di Gabinetto: il posto da ministro
più importante in Brasile.


Quel che è certo è che Lula è destinato a diventare una sorta di ‘Primo
Ministro’ – implicando con ciò carta bianca sul cambiamento drastico della
traballante politica economica di Dilma
e su una vigorosa riconnessione con la
vasta base sociale del Partito dei Lavoratori, impantanato in una profonda
angoscia dovuta ai tagli ingenti alla spesa sociale. 


Se Lula si chiamasse fuori
– e sarebbe un “se” rilevante – potrebbe anche essere perfettamente
riposizionato come candidato presidenziale per le elezioni brasiliane del 2018,
per la disperazione del complesso economico-veteroelitario-mediatico di destra.



Il prossimo ruolo di Lula, istituzionalmente, sarà quello di combinare
misure coordinatorie per far ripartire la crescita del Brasile con un
riallineamento della base del governo nel notoriamente corrotto Congresso
brasiliano.  Avrà l”immunità rispetto all”inchiesta
Car Wash: ma potrà ancora essere indagato dalla Corte Suprema Brasiliana.


Il ragazzo che non si arrende?

Il ruolo di Lula è niente di meno che quello di Sisifo. Quanto capitale
politico detenga ‘l’ex politico più ammirato al mondo’ (Obama: “Questo è
l’uomo”) è oggetto di serie discussioni. Persino solo il sentore di una
paventata possibilità di ruoli da primo ministro è stata sufficiente a far
precipitare i mercati di San Paolo e a far di nuovo schizzare su il dollaro. La
sua battaglia con la divinità del Mercato sarà il classico ‘Mezzogiorno
di Fuoco’.



Lula ha sempre privilegiato i bilanci in pareggio e la credibilità del governo.
Per esempio, quando andò al potere nel 2003, piazzò l’ex asso della BankBoston Henrique Meirelles alla Banca
Centrale e si mosse immediatamente per un aggiustamento di bilancio,
ammorbidendo le spese e controllando l’inflazione. 



Lula non è contro l’aggiustamento di bilancio in sé, di cui il Brasile ha
un disperato bisogno; il problema è solo di Dilma, il suo aggiustamento pasticciato
è ricaduto pesantemente sulle classi lavoratrici  e sulle classi medio-basse, incluso un
saccheggio dell’indennità di disoccupazione. Lula fondamentalmente è contrario
all’eccessiva penalizzazione delle classi lavoratrici, che porterà solo ad
un’ulteriore depressione dell’economia. La prova che ciò che fece nel 2003 era
la cosa giusta – ed era parte di un lungo schema pianificato –  è che il Brasile stava crescendo a un tasso del
7,5 per cento annuo nel 2010.



Animale mediatico assai efficace, come Bill Clinton nei suoi giorni di gloria,
Lula passerà inoltre ad un’offensiva non-stop sul piano delle ‘Pubbliche Relazioni’ – qualcosa che l’amministrazione di Dilma è incapace di
destreggiare. Quando era al potere, spiegava sempre le sue politiche con parole
semplici, per esempio esortando la gente a fare shopping e a usare il credito
concesso dalla propria amministrazione. Ma questi erano i bei vecchi tempi; ora
siamo in un’atmosfera tossica di zero consumo, zero investimenti e zero
crediti.



Eppure, Lula è destinato a riportare Meirelles – un favorito di Wall
Street – alla Banca Centrale. Meirelles ha già annunciato che riforme
impopolari saranno necessarie se il Brasile vuole tornare ad essere
competitivo.



Occhi puntati sulla Corte Suprema



La svolta di Lula non consiste nel rovesciare l”intera e complessa
scacchiera; la renderà semmai più imprevedibile. Il complesso giudiziario-politico-mediatico-veteroelitario
egemone gridava all’incriminazione di Rousseff solo fino allo scorso weekend.
Eppure nessuno a cosa somiglierebbe un Brasile del dopo-impeachment.



Sotto l”attuale congiuntura, un’incriminazione di Rousseff – che non è
stata formalmente accusata di alcun crimine – suona come un golpe bianco.



Una delle prime mosse del ‘Primo Ministro’ Lula, un maestro negoziatore,
dal momento in cui gestirebbe lo scacchiere, sarebbe quella di proporre una – e
che altro? – soluzione negoziale alla crisi; ciò implicherebbe che questa
amministrazione rimanga, incluso il Vice Presidente Temer, il cui partito
politico è il PMDB, attualmente alleato con il Partito dei Lavoratori.



Parallelamente, il Ministro della Giustizia brasiliano ha già raccolto
informazioni sul perdente delle scorse elezioni presidenziali, il noto
sniffatore di coca e leader dell’opposizione di destra Aecio Neves, il quale,
fra le altre prodezze, mantiene un conto bancario illegale in Liechtenstein sotto
il nome della madre. È destinato ad essere indagato per bene.



Il Ministro della Giustizia – facendo leva sull”ex leader del governo in
Senato che ha spifferato i nomi di un manipolo di notabili – si sta davvero preparando
a investigarne a migliaia, da Lula e l”attuale vice di Dilma, Temer, fino a
Neves e all’attuale Ministro dell’Istruzione.



Allo stesso tempo l”operazione Car
Wash
– pesantemente politicizzata e degna di Hollywood – continuerà a fare
scintille persino quando gli obiettivi principali – Rousseff incriminata e Lula
in manete – diventeranno più sfuggenti. La loro strategia chiave è evidente:
intimidire virtualmente chiunque. I pubblici ministeri federali dietro
l’operazione Car Wash vogliono far
saltare qualsiasi possibilità di un accordo politico a Brasilia – persino al
costo di precipitare il Brasile in una guerra civile mista ad un’ulteriore
depressione economica.



È inoltre chiaro che se la Corte Suprema brasiliana non monitora i
numerosi eccessi dell’inchiesta Car Wash,
ci sono zero possibilità che il Brasile emerga dalla sua disperata crisi
politico-economica.



E tutto questo mentre l’impeachment entra nella modalità di ‘morto che
cammina’. Istituzionalmente, un’incriminazione in “corsia preferenziale”
dura solo 45 giorni. È tutto il tempo che serve a Lula per cucire un buon
affare dimostrando al partito PMDB che l’amministrazione Rousseff è tornata
economicamente in salute.



Prima della svolta di Lula, riferendosi all’offensiva contro Lula, Dilma
e il partito dei Lavoratori, l’ottimo storico Paulo Alves de Lima mi disse:

“Siamo sull’orlo di una nuova fase di roboante contro-rivoluzione, di una
democrazia ancora più ristretta, insopportabilmente pregna di arroganza e
violenza istituzionale. Siamo vicini a Pinochet, allo stato ideale onorato dal
neoliberismo alla Friedman. Siamo sull’orlo di un fascismo di massa, il ché è
una grande novità in Brasile.”

Lo spettro di Pinochet, con estremisti di destra che prendano il potere
proprio come in Brasile nel 1964 e in Cile nel 1973, può essere parzialmente
esorcizzato – per ora. Ma non fate errori: i prossimi giorni sono destinati ad
essere epici. Il giudice Moro, l”Elliot Ness di
Car Wash, in alleanza con
l’impero mediatico Globo, lotteranno senza esclusione di colpi per prevenire
qualsiasi possibilità di accordo proposto da Lula a Brasilia. Perché questo
vorrà dire avere Lula non solo come Primo Ministro, ma anche come Presidente – di
nuovo – nel 2018. La guerra totale comincia ora.