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Chi sono i veri populisti?

Vediamo in sette punti la questione del populismo e la situazione italiana. Con un occhio rivolto alla grande Crisi sistemica. [Piotr]

Chi sono i veri populisti?
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7 Giugno 2016 - 21.44


ATF

di
Piotr
.

1. Carlo Formenti ha recentemente
pubblicato un post in cui parla di populismo, riferendosi innanzitutto
allo scontro tra Trump (populismo di destra) e Sanders (populismo di
sinistra
).

La seconda parte del breve pezzo
riguarda invece la possibilità che De Magistris si metta prossimamente alla
testa di un movimento populista di sinistra ora che il M5Stelle avrebbe “dismesso
ogni velleità antisistema
”.

Formenti non è isolato in quest’ultimo
giudizio e quindi occorre cercare di capire se è corretto, visto che il
M5Stelle si sta profilando come l’unica forza politica in grado di contrastare
il PD
.

Non basta rispondere sì o no, fare il
tifo per o contro. Occorrono argomenti e gli argomenti che occorrono non sono
semplici anche se bisogna essere sintetici.

Per iniziare, bisogna proprio che ci
domandiamo perché Trump e Sanders sarebbero populisti e la Clinton no e perché
De Magistris e il M5Stelle lo sarebbero e Renzi no.

Non è una domanda che rivolgo al solo
Formenti, o ad altri, ma anche a me stesso, dato che non provengo da una scuola
di pensiero diversa.

Quel che segue è dunque un
ragionamento ad alta voce.

2. Cosa significa “populismo”?

Detto in estrema sintesi, per quanto
riguarda l’establishment esso non sarebbe populista perché perseguirebbe
dei fini razionali, seppur criticabili. Questa finalità imporrebbe alle
forze politiche che la perseguono di strutturarsi a sua immagine e somiglianza
e quindi razionalmente. Come ulteriore conseguenza la loro azione politica
sarebbe razionalmente intelligibile e giudicabile e, se del caso, contrastabile
con contro-politiche ugualmente intelligibili e giudicabili razionalmente.

Dove la “razionalità” è qualcosa che
per definizione trascendere la percezione immediata della realtà e quindi anche
il modo (immediato) di percepire del “popolo”.

Ecco, sembrerebbe che sia populista
chi non si adegua o addirittura contesta questa razionalità e tiene conto e/o
sfrutta la percezione popolare.

Ma qui già nasce un primo grave
problema: quali sono le categorie e i ragionamenti ammissibili perché non si
sia dichiarati “populisti”, nell’azione, nella sua critica e nella
contro-azione?

Per quanto riguarda l’establishment
la risposta fu data nel XIX secolo da Karl Marx: essi sono le categorie e i
ragionamenti dominanti, ovvero emanazione delle classi dominanti
e frutto
del processo storico che ha formato queste classi.

3. La tradizione marxista a partire dall’ultimo
Engels ha voluto che la critica alle idee dominanti si fondasse su ragionamenti
dello stesso tipo, sebbene di segno contrario (la scienza proletaria doveva
essere al livello della “miglior scienza borghese”). In realtà Marx (ed
Engels stesso) aveva fondato la sua critica su un ribaltamento delle
categorie e dei ragionamenti delle classi dominanti
. L’invito di Marx di
abbandonare la “sfera rumorosa” del mercato “che sta alla superficie
ed è accessibile a tutti gli sguardi
”, cioè la sfera del visibile,
dell’apparente, per andare ai piani inferiori dell’«inferno della produzione»,
significava contestare alla radice le equazioni razionali delle classi
dominanti
e far emergere il loro substrato
diseguale
che affondava le sue radici storiche nella merda degli homeless
impiccati a schiere nelle città, nella puzza nauseabonda della miseria dei
contadini espulsi dalle terre che lavoravano, disuguaglianze (e disequazioni)
che grondavano «sangue e sporcizia dalla testa ai piedi, da ogni poro».
Altro che razionalità! Esercizio diretto, cinico e feroce del potere.

4. Chi scrive crede fermamente che la contro-azione politica debba seguire un
piano razionale. Ma crede anche che questa
razionalità non possa essere quella dell’establishment e che le persone
debbano essere coinvolte, poter vedere e controllare la contro-azione, non
fidarsi di leader che dicono semplicemente: “Lasciate fare noi (perché tanto
non capireste)”. Il “popolo” deve capire e giudicare.

Uno dei più grandi contro-politici
degli ultimi secoli, Lenin, la cui razionalità non è contestabile nemmeno da
chi lo detesta, odiava le politiche dei due tempi, proprio perché nella
loro “razionalità” aristocratica vedeva un inganno e un difetto di democrazia:
“Adesso facciamo delle cose che non vi piaceranno. Noi sappiamo perché, voi non
potete saperlo. Ma poi vedrete che risultato”. Insisteva che l’obiettivo di
ogni scelta politica dovesse invece essere evidente ed evidentemente
vantaggioso “per le masse” (popolo?) fin da subito.

La razionalità dell’establishment
è autoreferenziale
.
Gabella apparenze per realtà proprio mentre ha la faccia tosta di sostenere che
sia il “popolo” a fermarsi alle apparenze della percezione e accusa i populisti
di sfruttare questa visione limitata.

5. Cosa c’è di più irrazionale
dell’accumulazione di ricchezze senza fine
, ovvero del non-fine
delle élite dominanti? Cosa c’è di più irrazionale del loro accanimento
ad accumulare carta straccia e pretendere (con le armi e la politica) che essa sia
ricchezza? Cosa c’è di più irrazionale dell’insistere a soggiogare un resto del
mondo infinitamente più grande di loro? Cosa c’è di più irrazionale (oltre che ripugnante)
che distruggere esseri umani per poter continuare a esercitare un potere
declinante? E, infine, cosa c’è di più irrazionale del mettere anche solo in
conto una possibile guerra che può distruggere tutto il mondo?

Tutte queste irrazionalità si tengono
a braccetto.

Ma chi le contesta è giudicato
irrazionale e populista.

6. Le contro-azioni, in Occidente, (a
partire da Cromwell e da Robespierre) hanno storicamente portato a patti
costituzionali che in qualche modo equilibravano la società o almeno
delineavano la cornice entro cui le dinamiche conflittuali ed equilibratrici
dovevano svolgersi. Le costituzioni antifasciste del dopoguerra, però oggi
JP Morgan non le gradisce più
. Lo ha detto chiaro e tondo e i politici
europei obbediscono, a partire da Renzi. Addio alla loro razionalità. I patti
costituzionali stessi, cioè i patti tra il potere e la società, non sono più
tollerabili da élite che prese dalla disperazione vedono ostacoli
dappertutto alla celebrazione delle loro messe nere finanziarie dove si
evoca un diavolo apocalittico per spaventare chiunque contesti il loro potere
fondato sulla carta straccia e sulla violenza.

Cosa c’è di più populista che
nascondere questa miseria al “popolo” dietro ragionamenti matematici (il più
delle volte nemmeno eccitanti da un punto di vista scientifico)? Pura
prestidigitazione, pura ipnosi. Quelle equazioni, se proprio va bene, diranno
cosa è successo, mai cosa succederà. Anche la regina Elisabetta se ne è accorta
e ha bacchettato i loro sacerdoti, cioè gli economisti.

Cosa c’è di più populista che
convincere il “popolo” a prestarsi come carne da cannone economica e militare? Cosa
c’è di più populista che convincere una donna del “popolo” a prestare il
proprio figlio come possibile vittima sacrificale di un’esplosione nucleare provocata
al solo fine di difendere i privilegi di una élite?

Il “complotto demo-pluto-giudaico” era
uno slogan populista. Ma anche TINA (there is no alternative) lo è e non
meno nunzio di olocausti del primo.

Chi non lo accetta è ipso facto
un populista. Gira e rigira il peccato è proprio questo.

7. Molte cose ci sarebbero da dire, ma
qui non è possibile. Finirò esprimendo dei dubbi.

Il primo: siamo sicuri che Bernie
Sanders sia così pacifista?
Nel 1999 appoggiò la guerra in Kosovo, nel 2003
approvò i poteri speciali di Bush jr per operare in Afghanistan e Iraq. La sua
idea guida per il Medio Oriente è che esso debba essere diretto da un duopolio
Israele-Arabia Saudita.

La finanziarizzazione e l’aggressività
militare statunitense sono due specchi che si riflettono a vicenda. Non si può
essere contro uno ma non contro l’altro.

In Europa e in Italia questi doppi
riflessi hanno creato dei mostri riconoscibili. Si chiamano aggressione
alla Siria, TTIP, russofobia, gangsterismo bancario, impoverimento della classe
media, assalto ai beni e ai servizi pubblici.

Il secondo dubbio riguarda il
Movimento 5 Stelle. A mia conoscenza il M5S ha condotto battaglie contro tutti
questi mostri
. A volte, all’inizio, con ingenuità, ora con crescente competenza,
capacità e preparazione. Non conosco nessun’altra forza politica che lo abbia
fatto. Qualcuna ha visto un mostro, qualcun’altra ne ha visto un altro. Mai
insieme.

Ma questi sono tentacoli della stessa
piovra, si aiutano a vicenda, seguono la stessa logica, la stessa testa. E’
inutile combatterne uno sì e uno no.

Quella logica e quella testa sono
“il sistema”
. Per
quale motivo, dunque, si afferma che il Movimento 5 Stelle avrebbe “dismesso
ogni velleità antisistema”? Quello è il “sistema”.

E nelle crisi sistemiche tutto è in
divenire. Le vecchie categorie, i vecchi modi di ragionare e operare divengono
sempre più inutili e infine dannosi. Le nuove categorie e i nuovi modi di
pensare e di operare sono ancora in incubazione.

La notte è scesa e la nottola di
Minerva non ha ancora dispiegato il suo volo.

È così, non altro. Attenti a buttar
via il bambino con l’acqua sporca.

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