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#VirginiaRaggi & Co. - Ballottaggi e spartiacque

Effetto #CinqueStelle. Gli inamovibili, destinati a perdurare, grandi o piccoli, oggi stanno scomparendo a un ritmo maggiore del rinoceronte bianco. [Piotr]

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20 Giugno 2016 - 05.09


ATF

di Piotr.

1. La mia
educazione politica è avvenuta nella sinistra extraparlamentare degli anni
Sessanta-Settanta. La mia formazione filosofica è all’insegna di Marx.

Può quindi
non stupire che i miei amici e conoscenti abbiano guardato con sconcerto il
progressivo allontanamento delle mie simpatie dai partiti e movimenti che si
autodichiaravano di sinistra e utilizzavano la simbologia e la terminologia che
più sentivo mie per ammantare ragionamenti che ritenevo sempre più inaccettabili.
Non perché li ritenessi “vecchi”, ma proprio perché erano – e sono – sbagliati.

Come disse ironicamente
una volta Gioachino Rossini commentando la composizione di un giovane musicista,
quando c’è del nuovo e del bello, il bello può essere vecchio e il nuovo può
essere brutto. Il punto non è questo e il “nuovo che avanza” non mi ha mai
affascinato, essendo per lo più portatore del brutto, ad esempio di riforme che
sono controriforme, o di “post-pensieri” che non riescono a reggere il
confronto nemmeno con una virgola dei “vecchi” impianti intellettuali che hanno
fatto la storia culturale e politica delle nostre società.

Come succede
sempre, il “vecchio” diventa invece un serio problema quando viene
ipostatizzato, separato dal momento storico che lo ha prodotto e messo su un
piedistallo, privo della sua logica originaria e quindi di ogni logica
effettiva, inutilizzabile da chi gli porge omaggio deferente, ma
utilizzabilissimo dagli eredi dei suoi vecchi avversari o nemici.

La crisi
sistemica
ha messo da tempo a nudo questo problema, rivelando che le statue
di marmo non si muovono ma spesso servono come idoli di complemento al servizio
di un culto officiato da élites attaccate con le unghie e coi denti,
morbosamente, cinicamente e, come non raramente accade, anche sadicamente, ai
propri privilegi, ai propri interessi, al proprio rango. Pronte a rischiare
la sopravvivenza del genere umano
nel loro infinito sforzo di accumulazione
di ricchezza e potere, avvitato nella logica perversa della crisi: ne occorre
sempre di più per perderne di meno.

2. Da bravo
militante di sinistra il V-Day di Beppe Grillo mi vide sospettoso. I
metodi della “democrazia di rete” ancora mi lasciano dei dubbi. Ho stima per
l’azione politica di alcune persone che dal M5S si sono allontanate. I temi
della legalità, degli sprechi e della corruzione, nel mio modo di vedere sono
dei corollari – sebbene importanti – di altri assunti più generali.

Eppure, se
c’è una cosa che trovo da sempre sbagliata è valutare il Movimento 5 Stelle
attraverso la lente di formule e dogmi, per quanto essi possano essere
articolati con termini, frasi e modi di ragionare che mi sono familiari, cioè
di sinistra.

Questo vale
per un movimento politico, così come vale per le vicende politiche, nazionali e
internazionali, che scorrono drammaticamente sotto i nostri occhi.

Capire la
crisi
, in tutti i
suoi risvolti, materiali e culturali, e le sue conseguenze, richiede di mettersi
in crisi
per riproporre la crisi stessa in modo positivo. All’inizio del
secolo scorso la gran parte della sinistra non riuscì a farlo – per incapacità,
opportunismo o a volte complicità – e una sua minoranza, i comunisti, lo fece
in parte in ritardo e in parte in modo confuso. Il risultato fu l’avanzata del
militarismo, poi del fascismo e due guerre mondiali. Un risultato forse
inevitabile, ma che di sicuro la condotta della sinistra non contribuì a
evitare.

Accanto all’
ascesa
e caduta della città di Mahagonny
,
c’è anche la resistibile ascesa di Arturo Ui. I cicli
tendo a riprodursi, ma possono anche essere spezzati. È bene tenerlo presente.

Per molti
versi, il Movimento 5 Stelle è un’incarnazione della crisi sistemica,
qui da noi in Italia. Se quindi si ha paura di mettersi in crisi, se ne avrà
ripulsa. Per giustificare questa ripulsa i prontuari
di sinistra di frasi e ragionamenti fatti
non mancano.

Ma se si
vuole lavorare nella crisi, nella crisi bisogna immergersi. Bisogna immergersi
nei suoi effetti sociali, ecologici, politici e geopolitici. La crisi si fa
beffe delle formule
. Anzi, la crisi c’è proprio perché le formule sono già
state sonoramente sbeffeggiate! La crisi si fa beffe dei pedigree. Non vi accorgete che chi traeva lignaggio da nobili
casate politiche, vuoi al potere, vuoi all’opposizione, e fino a pochissimi
anni fa sembrava inamovibile, destinato a perdurare, grande o piccolo che
fosse, oggi sta scomparendo a un ritmo maggiore del rinoceronte bianco?

La crisi si fa beffe degli adoratori
delle statue di marmo
.

3. Metabolizzata
la delusione per l’abortito progetto di “Cambiare si può”, dopo anni di
astensione nel 2013 alle politiche votai Movimento 5 Stelle, sotto lo
sguardo inorridito di molti miei amici. Lo stesso feci alle europee dell’anno
dopo.

Ebbi poi
modo di collaborare a eventi con esponenti del M5S e ne apprezzai, oltre che l’entusiasmo
e la sincerità, la bravura e la competenza
. Lo voglio sottolineare perché durante
la campagna elettorale per le amministrative la storia della loro inesperienza
ha assunto toni addirittura più ridicoli che calunniosi. Il ridicolo di chi
dopo aver lasciato andare una città allo sfacelo in anni di governo, accusa
altri di incompetenza. Umorismo involontario o faccia di tolla, scegliete voi.

In questa
tornata elettorale ho nuovamente votato 5 Stelle. Molti dei miei amici una
volta perplessi hanno infine capito che non ero del tutto impazzito e hanno
seguito le mie ragioni.

Il successo
di Virginia Raggi a Roma è
probabilmente uno spartiacque politico in Italia. Uno spartiacque
necessario. Una vittoria, quindi, che seppur largamente prevista ispira soddisfazione.

Sorprendente,
invece, e grandiosa in relazione all’evento, è la vittoria della brava e saggia
Chiara Appendino a Torino.

Il problema
di Virginia Raggi e di Chiara Appendino è che Roma e Torino diventeranno da
domani la vetrina del Movimento 5
Stelle. Tutto l’establishment politico
cercherà perciò d’impallinarle
. Opporrà all’azione delle due sindache ogni
genere di ostacolo, da capziosità burocratiche a funzionari sleali del vecchio
generone, da intralci finanziari a campagne
pianificate di calunnie
.

Anche
l’opposizione troverà da ridire, perché non faranno, come non dovranno fare, la
rivoluzione qui e adesso.

Dovranno
muoversi in situazioni molto complesse pedalando in salita mentre in molti si
dedicheranno ad attaccare pesi di piombo alle loro ruote. Ogni futuro giudizio
onesto dovrà tener conto di questo.

Noi pensiamo
che Virginia e Chiara ce la possano fare.

A loro un
augurio e un sostegno.

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