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Un concetto semplice

In galera anche Montecitorio. Per la sua accertata pericolosità sociale. [Maurizio Blondet]

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20 Dicembre 2016 - 06.54


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di Maurizio Blondet

Vedo che hanno sbattuto in carcere preventivo il palazzinaro Sergio Scarpellini, benché 80 enne, insieme a quel Marra-braccio-destro-della Raggi. Adducendo la “pericolosità sociale” dei due. Complimenti. Si poteva giungere alla conclusione già otto anni fa. La pericolosità sociale di Scarpellini deriva dalla accertata pericolosità sociale del Parlamento italiano, ben lieto di affittare a Scarpellini lussuosi immobili, che avrebbe invece potuto comprare – risparmiando denaro dei contribuenti.

Leggere l”articolo di Gian Antonio Stella a pagina 6 del Corriere [ndr: 17 dicembre] (un articolo che poteva, e forse è stato già scritto, anni fa) è necessario per capire il modus operandi criminoso delle due Camere, e i suoi rapporti delittuosi col palazzinaro.

Da lì risulta che è stato il presidente della Camera di allora, Luciano Violante, già magistrato, a decidere nel ’97 di dare a ciascun deputato un proprio ufficio. Si trattava di trovare immobili di pregio vicini a Montecitorio, zona ricchissima e densissima di edilizia anche di valore storico.

La Camera prende un accordo con la società di Scarpellini, “Milano 90 srl”: che ha gli immobili, direte voi. No, ingenui che siete. La radicale Bernardini (quel che è giusto è giusto) scopre, dai documenti, che la società non li aveva. Li ha cominciati a comprare al momento dell’accordo con Montecitorio. Che gli paga affitti principeschi: 36 milioni l’anno (in vecchie lire, farebbero 70 miliardi) per Palazzo Marini, in piazza San Silvestro, per uffici dei deputati. Contratto garantito per 9 anni più nove.

Ovviamente, nota Stella, chiunque abbia in mano un contratto così grasso può andare in banca a farsi anticipare i capitali per comprare quegli immobili di lusso. In pratica, è il Parlamento che anticipa il capitale a Scarpellini, facendolo diventare ricchissimo.

A Scarpellini, il Parlamento affida anche – con ricco contratto – la fornitura dei “servizi aggiuntivi: ristorazione, portierato, pulizie… e tutto alla stessa società e senza concorso”. La pericolosità sociale del Parlamento doveva essere evidente già allora, e stroncare la collusione fra i due delinquenti con opportune iniziative giudiziarie.

Invece no. Sempre senza bando e concorso, Scarpellini ha comprato continuamente immobili avendo già in tasca il contratto con Montecitorio. Tra il 1997 e il 2010, il Parlamento gli ha versato 586 milioni – in vecchie lire, fanno oltre mille e cento miliardi.

Con quei miliardi il Parlamento avrebbe potuto non affittare, bensì acquistare tutti gli immobili che gli servivano. Secondo le valutazioni di mercato, poteva avere 63 mila metri quadri nel centro di Roma, e per giunta ristrutturati: 95 metri quadri per ogni parlamentare (contro i già lussuosi 80 metri quadri di oggi). Con l’acquisto, la presidenza della Camera l’acquisto avrebbe acquisito e valorizzato un patrimonio pubblico e permanente per il popolo italiano. Ma che gli frega a loro di arricchire il popolo italiano. Loro, si occupano di arricchire Scarpellini. Perché – da quel che si scopre, stranamente, solo oggi – Scarpellini si sdebitava con tangenti, consistenti in appartamenti di lusso a prezzi ridicoli.

Così, sempre lo stesso ‘imprenditore’, e senza bando di concorso, viene contattato per trasformare l’ex hotel Bologna in uffici di lusso per 80 senatori, al costo per noi contribuenti di 81,6 milioni di euro – 160 miliardi di lire. Anche il Comune di Roma molto prima della Raggi corre ad accaparrarsi i servizi dello Scarpellini: vuole un palazzo come sede dei gruppi consiliari, e Scarpellini gliene compra uno a via delle Vergini: il comune l’affitta a 9 milioni annui (18 miliardi di lire); ha bisogno di una sede dignitosa e larga per le sue Commissioni del consiglio comunale, e Scarpellini, sempre e solo lui, gli trova l’immobile di Largo Loria: glielo dà per 9,5 milioni l’anno (19 miliardi di lire). Sempre in affitto: chissà perché, al Comune non viene a mente che con quell’esborso, poteva fare un mutuo con una banca per acquistare qualunque immobile di pregio.

E la Regione Lazio? Se ha bisogno di “un appartamento lussuoso a due passi dalla Camera”, a chi volete che si rivolga? A Scarpellini. Che si fa in quattro e glielo trova. Interessante il modo: Scarpellini lo prende in affitto dall’Inpgi (l’ente di previdenza di noi giornalisti) per 2,1 milioni annui, e la Regione Lazio glielo subaffitta per 9,18 miliardi ogni anno.

Non poteva la Regione Lazio indebitatissima, affittare direttamente dall’Inpgi? Avrebbe risparmiato 7 milioni di denaro pubblico. Denaro di noi contribuenti che gli diamo i soldi. Risparmiarli? Non fateli ridere, che hanno le labbra screpolate.

Poi Stella accenna a un palazzetto Isma “a due passi dal Pantheon” che il Senato vuole per allargarci i suoi senatori, e si rivolge al solito palazzinaro Scarpellini. Sono tremila metri quadri. Ma così malandati che ci vogliono un sacco di soldi per la ristrutturazione. Beh, direte voi, Scarpellini qualche milione in cassa lo ha, e poi può farsi fare un mutuo da qualunque banca. Ebbene, siete proprio ingenui: Scarpellini non ha bisogno di spendere nulla, di anticipare niente. È il Senato che gli paga la ristrutturazione. Interessante, anche qui, il modo: gli affitta il palazzetto a due passi dal Pantheon “quando è ancora un rudere”, inabitabile, e dunque prima che il Senato possa utilizzarlo. Proprio un generoso regalo. La ristrutturazione è costata 9 mila al metro quadro, ciò che ha finito “per pesare sul bilancio conclusivo 7 volte di più di quanto accertato da una valutazione del Demanio”.

Un bel regalo. Coi soldi nostri. E Scarpellini resta proprietario di quel patrimonio. Enorme. Nel centro di Roma. Ristrutturato, e quindi ri-valorizzato, a spese nostre.

E che puntuali pagatori sono Camere, Regione Lazio, Comune di Roma: buchi neri, che non pagano i fornitori più piccoli, come tutto l’apparato pubblico accumula arretrati e fa fallire le aziendine, ma a Scarpellini versano i milioni con una puntualità svizzera. Praticamente, il 40 per cento dei costi delle Camere è rappresentato dagli affitti e servizi forniti senza asta da Scarpellini.

Stella riporta anche il fastidio con cui il questore anziano della Camera, Angelo Muzio, rispose a chi criticava che tutto ciò avvenisse con patti allo stesso palazzinaro, senza bando, senza concorso: “E che dovevamo fare? Una gara europea per affittare qualche immobile?”. Questo Muzio appare anche nel libro La Casta che Stella ha scritto con Sergio Rizzo: come uno che è stato “prima PCI, poi rifondarolo, infine dilibertiano”. Insomma uno “de sinistra”. Un servitore del proletariato. Con stipendio, diciamo, sui 160 mila euro annui.

E mi state a parlare della “pericolosità sociale” di Scarpellini e di Marra? La pericolosità sociale delle due Camere, della Regione e del Comune sono molto più evidenti. Lo erano anche prima. Solo da quando il 5 Stelle è stato eletto per mettere ordine in questa cloaca, in questo intreccio di porcherie, furti e sprechi astronomici che si chiama “Roma capitale”, o apparato pubblico romano, si scopre che Marra se la intendeva con Scarpellini.

Bene: ma allora si pretenda la carcerazione preventiva anche per gli amministratori di Montecitorio, come minimo. Invece ecco cosa accade: tutti i partiti, che sono stati compliciti di Scarpellini e del suo arricchimento, si avventano contro il Movimento 5 Stelle – è logico, voglionno prenderne il posto. La Raggi – colpevole di ingenuità, che in politica, d’accordo, è imperdonabile – cadrà; il 5 Stelle (che ha fatto almeno qualcosa per non rinnnovare i contratti a Scarpellini) si dilania in accuse e contro-accuse. Si faranno nuove elezioni e andrà su qualche piddino, e la malversazione continuerà.

E così sarà, finchè i contribuenti italiani non prenderanno coscienza della lotta politica primaria, del Nemico principale contro cui devono combattere. È un concetto semplice, persino elementare: coloro che i soldi allo Stato li danno, sono oppressi, truffati e taglieggiati da coloro che i soldi dallo Stato li prendono. E ne vogliono sempre più.

(17 dicembre 2016)

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