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Monsanto-Bayer: un matrimonio da brividi

In un club già ristretto, un impero farmaceutico ora ha più potere, decisivo sul futuro della nostra alimentazione e della nostra salute. Ecco chi perderà e come.

Monsanto-Bayer: un matrimonio da brividi
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15 Settembre 2016 - 21.22


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di Nina
Lepori
.

AMBURGO (Germania) – Con la fusione fra
Monsanto e Bayer nasce dunque il più grande fornitore al mondo di prodotti per
l”agricoltura (sementi e pesticidi), con l’acquisizione del 30% del mercato
mondiale delle sementi.

Sono 6 le aziende che si dividono il 60% del
mercato mondiale dei semi.

All’interno di circolo già estremamente
ristretto ai vertici del pianeta, un impero farmaceutico acquisisce ancora più
potere, decisivo sul futuro della nostra alimentazione e – in definitiva – sul
futuro della nostra salute.

Chi
vince
: gli azionisti della Monsanto, i top manager e i loro
assistenti nelle banche e negli studi legali: raccolgono, oltre al resto, 66 miliardi di euro, un sacco di soldi,
che consumatori, agricoltori e dipendenti dovranno aiutare a recuperare.

Chi
perde
: tutti gli altri:


– Gli agricoltori,
che si ritroveranno ad avere meno scelta di fronte a prezzi più elevati.

– I consumatori
europei
che sono contrari all”ingegneria genetica in agricoltura. Il
gigante tedesco avrà tutto l’interesse a fare pressione per l’estensione di colture
geneticamente modificate (con l’argomento che è in gioco il futuro di migliaia
di posti di lavoro).

– Il nostro patrimonio di varietà di piante agricole, necessario
per adattare l’agricoltura ai cambiamenti climatici, e per garantire cibo al
mondo.

– Gli stessi dipendenti della Bayer: come in qualsiasi grande fusione, andranno
incontro a una “razionalizzazione” delle posizioni ricoperte fino a quel
momento, a incertezze per le differenti culture aziendali, così come a
cambiamenti gestionali che chiederanno loro adattamento e “sacrifici”.

Noi
tutti
: un adattamento alle normative statunitensi degli standard di qualità
e sicurezza a cui fino ad oggi l’Unione Europea si è ispirata non farà altro
che «indebolire i processi decisionali democratici a vantaggio delle
multinazionali» (come scrive Der Spiegel).

Auguri.

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