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Sul presente della politica "antisistema" in Italia

Il problema è che il famigerato "qui e ora" ha bisogno di apertura in avanti e rielaborazione di ciò che è stato. [Paolo Bartolini]

Sul presente della politica "antisistema" in Italia
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16 Marzo 2018 - 07.17


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di Paolo Bartolini

Non possiamo ignorare quanti danni hanno fatto le grandi utopie, una volta tradotte in cambiamenti forzati, violenti, messi in movimento contro le persone e i loro “ritmi” psicobiologici. Dunque, nel pieno di una radicale e comprensibile crisi della sinistra italiana (e non solo), dobbiamo avere il coraggio di considerare il passato passato e di aprirci al futuro. In mezzo, con il suo corpicino scheletrico e le bellezze giunoniche che sa altrimenti offrirci, c’è il presente. Il problema è che il famigerato “qui e ora” ha bisogno di apertura in avanti e rielaborazione di ciò che è stato.

Ecco, dunque, il punto cruciale della questione: le attuali forze che criticano il sistema, criticano davvero il sistema o criticano solo la “casta”, i “politici”, le persone che fungono marxianamente da maschere di carattere del dio merce/valore? Qual è, per fare due nomi estremamente attuali nel panorama politico nazionale, il progetto di società che muove la Lega e il Movimento 5 Stelle?

La prima non merita un commento esteso, il secondo richiederebbe invece numerosi interrogativi in assenza di una risposta limpida alla domanda. La mia sensazione è quella che, in forme diverse, entrambe le compagini (pur con alcune differenze non da poco) ragionino solo sul presente, non siano guidate da alcuna visione, fingano nel loro tentativo post-ideologico di non vedere che l’ideologia che stanno abbracciando è quella del consenso fine a se stesso.

Cavalcare l’onda, intercettare la protesta, rappresentare i malumori del “popolo” tradito dai tristi pagliacci del vecchio bipolarismo. Eppure, questo presente senza orizzonti – che non siano quelli xenofobi, da un lato, o di pulizia morale e maggiore onestà dall’altro (non sarebbe male, va detto) – mi ricorda tanto la logica intima e profonda del sistema in cui viviamo. “No future” e un presente a brevissimo termine, quello dell’istante. Istantaneità dei social, dell’epoca digitale nel suo complesso, istantaneità dei consensi da captare con abili manovre e ricerche di marketing.

In questi giorni si spendono tante parole sulla necrosi della sinistra, e a ragione, ma io ne spenderei altrettanto sulle prospettive di medio e lungo periodo dei nuovi paladini della democrazia in Italia. È verissimo: si vive oggi e non bisogna in nessun modo stuprare il presente in attesa di paradisi artificiali che non verranno mai. Però non farebbe male un’idea chiara del potere verso cui ci si proclama “critici”.

Questo potere, a qualcuno forse la cosa sembrerà banale e priva di pathos, è la versione aggiornata dello stesso potere che dalla fine del Medioevo in poi ha messo radici in larga parte del globo. Tale potere si infiltra in ognuno di noi, si riproduce nei gesti quotidiani, nelle miserie dello sfruttamento reciproco. È un potere senza volto, un Nessuno acentrico che, tuttavia, conosce un suo motore centrale e implacabile: l’accumulazione economica in forma di capitale.

Non dispiacerebbe un progetto, con la “p” minuscola, ma sempre un progetto di società alternativa. Non lo vedo negli attuali protagonisti della “ribellione” italiana. Ciò non vuol dire che il fenomeno “populista” sia da screditare a priori, ma va articolato e tradotto in una svolta culturale, politica ed economica radicale.

 

 

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