di Ennio Remondino
Di Maio in peggio
Sul TAP è ‘nascondino geopolitico’. Alberto Negri, vecchio reporter di trascorsi economici al Sole24, di questa cose se ne intende e sul Manifesto adesso, si stupisce: ma che mistero e mistero sul gasdotto Tap, bastava una telefonata alla Snam, afferma. «Gli italiani sono azionisti del gasdotto, visto che Snam è una controllata di Cassa depositi e prestiti». Anche se, rispetto al dietrofront del Di Maio, lo stesso Negri riconosce che questo «non può certamente tranquillizzare la popolazione salentina interessata da un tubo che ha soltanto un metro e venti di diametro ma con molti risvolti locali, nazionali e di geopolitica». Ben oltre la partita politica italiana tra Lega e 5Stelle, oltre alla figuraccia di un vice premier di passaggio, c’è ben altro dietro, prova a spiegare chi sa.
La guerra dei tubi
Il Tap è uno dei capitoli più scottanti della «guerra dei tubi», accompagnata da guerre vere che coinvolgono da anni Europa, Usa, Russia, Mediterraneo, Medio Oriente, Caucaso e le vie di rifornimento energetico, riassume Alberto Negri per gli assenti, e «Ogni metro di tubo trasporta con il gas una goccia di sangue e di soldi». Il consorzio Tap, il Trans Adriatic Pipeline ha sede a Baar, in Svizzera, ci viene ricordato. E se mai dovessero esserci dei contenziosi a lavori in corso – e qui la malizia dell’autoConte paga pegno e diventa trasparente – «ci si può sempre rivolgere alla Swiss Chamber, che da sempre svolge funzione arbitrale il cui regolamento è stato messo a punto da una commissione guidata dal professore Guido Alpa, il méntore accademico del premier Giuseppe Conte».
Conte paga pegno
In realtà il premier Conte entra direttamente nella questione Tap per un motivo ben più importante degli arbitrati: «A luglio durante la sua visita a Trump negli Stati Uniti ha impegnato il governo a realizzare il gasdotto, che aggira la Russia, in cambio dell’appoggio Usa alla conferenza sulla Libia del 12 novembre a Palermo». Insomma, amici salentini a feroce giramento di stelle, il dietro front sul Tap non è legato a ipotetici rimborsi stellari ma ad impegni segreti presi. Una partita geopolitica di primo piano che viene così descritta: «La protezione americana a questo esecutivo. Gli Stati Uniti, tanto meno quelli di Trump, non danno niente gratis». Argomenti per diffusi e interessanti dibattiti politici interni al Movimento5Stelle nel confronto ormai aperto in casa e nei confronti della Lega piglia tutto.
Penali e gas quali costi?
Gli azionisti del progetto Tap – copiamo brutalmente da Negri – sono l’italiana Snam (20%), l’inglese BP (20%) l’azera SOCAR (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagás (16%), la svizzera Axpo (5%). Il Tap trasporterà dall’Azerbaijan circa 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale. Tutti i 10 miliardi di metri cubi di gas trasportati in Italia o in parte resteranno in Turchia o nei Balcani e nell’Est Europa? E quando la portata verrà aumentata a 20 miliardi di metri cubi? Le eventuali penali riguardano gli azionisti del Tap e le aziende coinvolte nella sua realizzazione. Dunque cosa che riguarda la Snam e quindi non dovrebbe poi essere così difficile sapere di costi di fornitura ed eventuali penali, aggiunge Alberto Negri. «In poche parole gli italiani sono azionisti del Tap: se non sappiamo quanto costa, qual è il prezzo del gas e quali sono le penali questo significa che in questo Paese la mano destra non sa cosa fa la sinistra». «Oppure qualcuno, e più di uno, ci sta giocando sopra».
(30 ottobre 2018)
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