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La strage dei SEALs anti Bin Laden, un inside job

'I Familiari delle vittime dell’incidente aereo afghano del Team 6 dei Navy SEALs sospettano che si sia trattato di un ''inside job''. '

La strage dei SEALs anti Bin Laden, un inside job
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22 Ottobre 2013 - 21.11


ATF

di
Rowan Scarborough
.

Con
nota di Pino Cabras in coda all”articolo
.

I
Familiari delle vittime dell’incidente aereo afghano del Team 6 dei
Navy SEALs sospettano che si sia trattato di un “inside job”

Molte
domande perseguitano i familiari delle vittime di “Extortion 17”,
la missione aviotrasportata in Afghanistan che ha sofferto il numero
più alto di vittime USA verificatosi nello stesso giorno durante
tutta la guerra contro il terrorismo.

I
materiali di inchiesta di cui il Washington Times è entrato
in possesso dimostrano che la zona di atterraggio dell’elicottero
dei SEAL non era stata correttamente controllata per verificare la
presenza di possibili minacce, né protetta da fuoco di copertura,
mentre certi comandanti militari hanno criticato sia la missione in
quanto eccessivamente precipitosa, sia l’utilizzo di un elicottero
convenzionale del tipo Chinook, non adatto per azioni di
infiltrazione di truppe in zone pericolose.

Ogni
giorno, Charlie Strange, il padre di uno dei 30 soldati
americani morti il 6 agosto del 2011 nel lampo dell’esplosione di
una granata RPG, si chiede se suo figlio Michael sia stato incastrato
da qualcuno all’interno del Governo afghano, qualcuno che volesse
vendicarsi dei killer di Osama bin Laden, del Team 6 dei SEAL.

“Qualcuno
ha fatto una soffiata ai Taliban”, ha detto Strange, il cui figlio,
che lavorava come tecnico delle comunicazioni cifrate per la Marina
degli Stati Uniti, aveva intercettato alcune comunicazioni. “Loro
sapevano. Qualcuno li aveva avvertiti. C’erano degli uomini in una
torre. Altri uomini lungo la linea dei cespugli. Stavano seduti, ad
aspettare. E hanno mandato i nostri ragazzi proprio lì nel mezzo”.

Il
figlio di Doug Hamburger, Patrick, un sergente dell’Esercito, è
morto insieme agli altri quando il Chinook CH-47D si apprestava ad
atterrare in un punto a meno di 140 metri da dove combattenti taliban
armati li stavano osservando da una torretta.

Hamburger
si chiede perché il comando della missione abbia mandato suo figlio
nella valle del Tangi verso un’area di atterraggio pericolosa
utilizzando un elicottero da trasporto invece di un mezzo adatto ad
operazioni speciali. Gli elicotteri modificati per questo tipo di
operazioni, come l’MH-47 e l’MH-60 Black Hawk, di cui lo stesso
Team 6 dei SEAL aveva utilizzato la versione “stealth” per
condurre l’operazione di cattura e uccisione di Osama bin Laden,
sono pilotati da ufficiali specialisti addestrati specificamente alle
rapidissime manovre evasive che si utilizzano per mantenere la
copertura ed evitare di essere individuati dal nemico.

“Quando
devi volare in una vallata, e ti trovi in mezzo alle colline, e voli
tra le case costruite lungo tutta la valle, allora sei in una
missione estremamente pericolosa”, ha detto Hamburger. “Gli
elicotteri MH, quelli di ultima generazione, hanno radar in grado di
individuare un missile o una granata RPG in arrivo. Sono più veloci,
sono più agili. C’erano tutte le ragioni del mondo per utilizzare
quel tipo di elicottero quella notte”.

Sith
Douangdara
, il cui figlio ventiseienne John era uno specialista
di Marina delle truppe cinofile, ha detto di avere moltissime domande
ancora prive di risposta.

“Io
voglio sapere perché così tanti uomini delle forze armate USA, e
specialmente dei SEAL, erano tutti imbarcati su un solo elicottero”,
ha detto. “Io voglio sapere perché la scatola nera
dell’elicottero non è stata trovata
. Io voglio sapere molte
cose”.

Non
tutte le famiglie delle vittime credono che le conclusioni del
rapporto investigativo stilato dal Brigadiere Generale Jeffrey Colt
abbiano dato risposta a tutte le domande. Il Generale Colt, che in
seguito è stato promosso a Maggiore Generale, ha detto ai comandanti
militari coinvolti nell’inchiesta che il suo compito non
era quello di trovare dei colpevoli e che il suo rapporto non
intendeva puntare il d
ito su singole
persone o decisioni
. 1

“Io
voglio che le perso
ne siano tenute a rispondere delle proprie
azioni”, ha detto Strange, un ex operaio edile che oggi lavora al
tavolo di Blackjack in un Casinò a Philadelphia.

Un
portavoce del Comando Centrale Militare USA, ha rifiutato di
rispondere alle domande dei familiari delle vittime, e ha rimandato i
giornalisti alle conclusioni del rapporto del Generale Colt.

Il
coinvolgimento del Congresso degli Stati Uniti

Più
di due anni dopo i fatti, alcune risposte potrebbero venir fuori.

Il
Comitato per il controllo e la riforma del Governo, guidato
dal deputato repubblicano dello stato della California, Darrell E.
Issa
, sta conducendo un’indagine, dopo aver incontrato alcune
famiglie delle vittime.

Larry
Klayman
, che guida l’organizzazione Freedom Watch, ha
presentato un ricorso legale contro il Pentagono, l’Aeronautica,
l’Esercito e la Marina degli Stati Uniti, presso la Corte
Distrettuale di Columbia. Egli chiede che un giudice ordini ai
militari di rendere disponibile un insieme di documenti ai sensi del
Freedom of Information Act (la legge USA sull”accesso dei
cittadini alle informazioni di emanazione pubblica, NdT).
Klayman ha affermato che il Dipartimento della Difesa ha respinto
tutte le sue richieste scritte di accesso agli atti, e che in seguito
al successivo ricorso ai giudici, lo scorso mese Freedom Watch ha
visto accolta la propria richiesta, e il Governo è stato costretto a
rendere disponibili gli atti dell’inchiesta.

Per
la prima volta, Larry Klayman ha consentito al Washington Times
di consultare i documenti dell’indagine militare resi finalmente
disponibili ai familiari delle vittime dopo due anni dai fatti.

“Le
famiglie dei nostri eroi caduti, che io mi onoro di rappresentare,
esigono che questa tragedia si concluda”, ha detto Klayman. “Ci
sono molte domande ancora prive di risposta, e la spiegazione data
dai militari, fino ad oggi, circa le cause dell’incidente, non sta
in piedi”.

Klayman
ha detto che le famiglie delle vittime vogliono che siano cambiate le
direttive sulle modalità di combattimento troppo restrittive che
hanno impedito ai piloti dell’elicottero USA di rispondere al fuoco
dei taliban.

“Le
famiglie vogliono anche che le direttive sul combattimento siano
cambiate, come atto di testimonianza e in onore dei loro figli”, ha
detto Klayman. “Quando la nostra nazione entra in battaglia, deve
essere per vincere la battaglia, non per conquistare il cuore e la
mente degli estremisti islamici e della popolazione civile musulmana
che è usata da questi come scudo umano”.

Klayman
vuole anche sapere la vera identità dei soldati afghani che erano a
bordo del velivolo, e perché la scatola nera dell’elicottero,
sparita dopo un fortissimo temporale, non sia stata più trovata,
nonostante fosse dotata di un sistema di localizzazione.

“Vogliamo
essere sicuri che i nostri eroi caduti siano rispettati, che ci siano
date le risposte che cerchiamo”, ha detto.

A
proposito di un possibile tradimento, Klayman afferma: “non stiamo
dicendo che sia successo, ma è una eventualità che va esplorata,
perché sempre più Americani vengono uccisi ad opera degli Afghani”.

Persino
tra il personale militare c’è chi ha messo in discussione
l’operazione.

Il
pilota navigatore della cannoniera volante AC-130 che per tre ore ha
sorvolato la valle del Tangi dopo l’accaduto, ha espresso già nel
2011 quel che i familiari delle vittime stanno pensando oggi.

“Una
delle altre cose di cui abbiamo parlato – del genere, cosa ti sta
venendo in mente, signore – è a proposito del fatto che, vede, per
tre ore siamo stati su a fare buchi nel cielo”, ha dichiarato
l’ufficiale al team del Generale Colt. “Hai questi Apache che
girano attorno, e c’è un sacco di rumore e, di fatto, l’intera
valle sa che c’è qualcosa che sta succedendo in questa area.
Allora, se vuoi fare un’infiltrazione su X o Y, è chiaro, avere
l’elemento sorpresa all’inizio dell’operazione è una buona
cosa, ma quando sono tre ore che stiamo lì sopra, e la festa è
iniziata, allora portarsi anche un altro velivolo come quello,
signore, potrebbe non essere la decisione tatticamente più sensata”.

La
missione

Dopo
che il rapporto del Generale Colt fu reso pubblico, nel settembre del
2011, i militari organizzarono un incontro con i parenti delle
vittime il 12 di ottobre, a Little Creek, in Virginia, vicino alla
base del “NAVAL SPECIAL WARFARE DEVELOPMENT GROUP”, meglio noto
come il Team 6 dei SEAL. L’incidente ha portato via la vita a 17
SEAL e 5 membri del gruppo operazioni speciali, facendo di quel
giorno il più funesto nell’intera storia delle operazioni speciali
navali degli Stati Uniti.

La
lista dei passeggeri dell’elicottero includeva cinque soldati
dell’esercito, tre avieri, sette soldati afghani ed un interprete
afghano. Tutti e 38 gli uomini a bordo sono morti. Ventidue di loro,
tra cui il sottufficiale Strange, sono stati sbalzati fuori dal
velivolo. Gli altri sono tutti morti nell’esplosione.

La
camera mortuaria presso la base aerea di Dover, nel Delaware, ha
confermato che tutti sono morti nel giro di pochi secondi. Il
Generale Colt ha detto che “si è trattato con tutta probabilità
di morti rapide”.

Il
Presidente Obama si è recato a Dover per portare omaggio ai caduti e
consolare i familiari.

“Suo
figlio ha cambiato l’America”, ha detto Obama, secondo quanto
riportato da Strange. “Io ho afferrato il Presidente dalle spalle e
ho detto ‘io non ho bisogno di sapere di mio figlio. Io ho bisogno
di sapere cosa è accaduto”.

L’intera
nazione si è chiamata in raccoglimento mentre trenta funerali
avevano luogo in tutto il Paese, molti dei quali nell’America delle
piccole comunità cittadine.

Il
pubblico è rimasto inchiodato alle immagini della cerimonia funebre
tenutasi a Rockford, nell’Iowa, per il sottufficiale di prima
classe Jon Tumilson, dei SEAL. Il suo amato labrador, Occhio di
falco, è rimasto accanto al feretro, leale fino alla fine, mentre
più di 50 SEAL assistevano alla cerimonia.

L’inchiesta
militare


Il Generale Colt aveva
l’esperienza necessaria per condurre le indagini: è un veterano
delle guerre in Iraq ed Afghanistan, ed un pilota di elicotteri di
carriera, che ha prestato servizio nel famoso 160° Reggimento
Operazioni Speciali. Oggi è il vice-comandante di Fort Bragg, in
Nord Carolina.

Per
l’incontro con le famiglie, il 12 ottobre, il Generale ha esposto
le sue principali conclusioni, poi il suo staff ha distribuito dei
DVD con i dati relativi all’inchiesta.

Ma
le domande che i parenti delle vittime hanno oggi, si sono
materializzate solo dopo che essi hanno iniziato a sfogliare le oltre
1300 pagine di mappe, schemi, note di riunione e trascrizioni di
interviste condotte ai comandanti della task force del Team 6 ed ai
pianificatori dell’operazione culminata nel disastro.

La
tragedia si è sviluppata alle 10.55 della sera del 5 agosto 2011,
quando 47 uomini dei Rangers hanno preso posto su due CH-47 Chinook
che dovevano condurre un volo di perlustrazione e monitoraggio della
valle del Tangi. La missione faceva parte di una intensa campagna
finalizzata all’uccisione o alla cattura di leader taliban, un
obiettivo che ha richiesto un enorme sforzo alla flotta degli
elicotteri e che ha lasciato i reparti a corto di elicotteri adatti
per le operazioni speciali.

Quella
notte, l’obiettivo era Qari Tahir, identificato come uno dei
massimi leader dell’area critica a sud di Kabul, da dove il nemico
è libero di muoversi attraverso le frontiere con il Pakistan.

I
Rangers avevano perquisito una casa che si riteneva ospitasse Tahir.
I nemici – i militari li chiamano “mocciosi” – si sono dati
alla fuga da una porta di servizio. Il comandante del reparto di
Rangers allora ha preso una decisione importante: ha chiesto alla
task force delle operazioni specali di mandare una forza di reazione
immediata per aiutare i SEALS a catturare i “mocciosi”, sebbene
non si potesse sapere se Tahir fosse tra loro. È poi venuto fuori
che Tahir in quel momento si trovava in un altro villaggio.

Il
comando ha schierato la forza di reazione in 50 minuti. Si sono
imbarcati su un CH-47 convenzionale, contrassegnato “Extortion 17”,
per il breve volo condotto da un esperto militare della Guardia
Nazionale ed un più giovane riservista.

A
quel punto, la situazione era diventata molto più pericolosa di
quanto non fosse tre ore prima, al momento dell’azione di
infiltrazione dei Rangers. Essi avevano potuto godere dell’effetto
sorpresa, Extortion 17 no. Stava volando nel fuoco nemico, mentre il
rumore del volo degli elicotteri Apache, dei droni, e dell’AC-130
stava avvisando chiunque si trovasse nella valle che era in corso un
attacco.

Extortion
17 decollò alle 2.22, si fermò in quota per diversi minuti, poi si
mosse annunciando “meno un minuto” alle 2.38. In quel momento,
rallentò a 58 miglia, scese a non più di centocinquanta piedi,
avvicinandosi al punto di atterraggio circondato da alberi e capanne
in mattoni di fango, illuminato dallo scintillio di un rivelatore a
infrarossi puntato dalla cannoniera volante AC-130.

Nel
buio, in quel momento, i taliban hanno lanciato due o tre granate a
razzo RPG, del tipo anti-uomo OG-7 di fabbricazione sovietica, molto
precise entro 150 metri. Chi ha sparato aveva trovato un buon punto
di fuoco, ben all’interno del raggio di portata dell’arma.

Una
delle granate a razzo ha tagliato una delle pale del rotore, mandando
il Chinook in un violento avvitamento, fino a schiantarsi al suolo,
in fiamme. Nel giro di 30 minuti, nelle varie reti di comunicazione
cominciarono a vedersi i messaggi con cui i taliban si vantavano
dell’abbattimento.

L’ufficio
stampa del Comando di Kabul, in prima battuta, raccontò ai
giornalisti che Extortion 17 era impegnato in una missione di
salvataggio. Ma i Rangers non avevano bisogno di essere salvati.
Avevano messo in sicurezza il complesso ed erano a caccia dei
taliban.

“Una
forza di reazione è mandata in un’azione di recupero, tipicamente,
se i nostri ragazzi sono nei guai e tu gli mandi qualcuno a tirarli
fuori”, ha detto Hamburger. “Tu non mandi una forza di reazione
per fermare un gruppo di nemici in fuga che scappano via da un
villaggio, specie in una valle pericolosa e con un accesso rischioso
come quello.”

Il
rapporto del Generale Colt conferma la posizione di Hamburger. È
raro che il Comando Operazioni Speciali in Afghanistan impieghi una
forza di reazione, ancor più raro che un team di élite come il Team
6 dei SEAL sia utilizzato per un incarico come quello di inseguire un
gruppo di talebani in fuga.

Uno
degli investigatori della squadra di Colt ha chiesto all’ufficiale
addetto alle operazioni, “quanto spesso vi capita di impegnare la
forza di reazione sul campo?”.

“Raramente,
Signore”, ha risposto. “E raro assistere ad un’azione
pianificata come questa”.

Analogamente,
un ufficiale della brigata di aviazione che aveva fornito Extortion
17 ha detto che non era a conoscenza di alcuna precedente missione di
recupero inviata in azioni di caccia ai guerriglieri taliban.

“Non
è mai accaduto, Signore”, ha detto al Generale Colt.

L’ufficiale
ha detto che Extortion 17 era già decollato prima che egli avesse la
possibilità di parlare con il comandante della brigata. C’erano
poche informazioni circa la condizione dell’area di atterraggio,
tutto ciò che si sapeva era che si trovava a due miglia e mezzo dal
complesso in cui operavano i Rangers.

“Io
penso che il comandante abbia chiamato direttamente per cercare di
avere più informazioni” ha dichiarato l’ufficiale al Generale
Colt.

L’ufficiale
ha poi riconosciuto che la brigata non aveva mai fatto una
valutazione accurata dei possibili rischi per la missione di
Extortion 17.

“Per
quanto immediata è stata la missione, non abbiamo approfondito
quanto avremmo dovuto per capire quali erano le minacce in
quell’area”, ha detto.

Tradimento?

Alcuni
tra i familiari ritengono che i soldati americani siano stati traditi
dal Governo afghano, e che qualcuno abbia dato un’imbeccata ai
taliban.

Una
delle ragioni che essi citano è che i taliban avevano iniziato a
infiltrare dei propri agenti all’interno delle forze di sicurezza,
allo scopo di uccidere cittadini o soldati americani, una pratica
nota come “assassinii verdi o blu”.

Essi
sostengono che il Team 6 dei SEAL era un bersaglio designato, a causa
del fatto che dall’amministrazione Obama erano filtrate varie
indiscrezioni verso i media circa il ruolo del team nella cattura e
nell’uccisione di Osama bin Laden, avvenuta tre mesi prima.

Alcuni
ufficiali hanno detto al team di investigatori del Generale Colt che
i taliban avevano dislocato cento combattenti nella valle del Tangi
al solo scopo di abbattere veivoli americani. Un velivolo con 17 SEAL
a bordo sarebbe stata una preda molto ambita.

Ancora,
c’è il fatto che un gruppo di combattenti taliban, equipaggiati
con radio trasmittenti portatili, aveva lasciato la propria posizione
per raccogliersi attorno al punto di atterraggio previsto per
Extortion 17, una zona di atterraggio mai usata prima fino ad allora
dagli Americani.

Due
guerriglieri taliban armati con lanciagranate RPG si erano appena
appostati in un’alta torretta a meno di centotrenta metri dalla
zona di atterraggio del Chinook.

Un
paragrafo del rapporto Colt ha suscitato l’attenzione dei parenti
delle vittime. In quel passaggio del rapporto, il team di
investigatori stava interrogando gli ufficiali in comando della
“Joint Special Operations Task Force” che aveva organizzato la
missione. Ad uno di essi è stato chiesto dell’elenco del personale
imbarcato sull’elicottero.

“Si,
Signore”, ha risposto uno dei comandanti. “E io sono certo che
lei sappia, ad oggi, che l’elenco era preciso, fatta eccezione per
il personale [CENSURATO] a bordo. Così il [CENSURATO], quei nomi
erano non corretti – tutti e sette i nomi non erano quelli
corretti. E io non posso parlare delle ragioni che stanno dietro a
ciò”.

I
“sette”, dicono i familiari, sono soldati afghani. Il rapporto di
Colt non fa riferimento al motivo per cui l’elenco del personale in
volo era sbagliato. La censura militare ha oscurato ogni riferimento
agli Afghani. Alcuni tra i familiari delle vittime ritengono che il
comando della missione, all’ultimo momento, sia stato costretto a
sostituire sette soldati afghani, i cui nomi sono rimasti
nell’elenco, con altri sette.

Il
comando dell’esercito afghano era a conoscenza della missione,
perché ogni operazione deve essere preventivamente approvata da un
gruppo di coordinamento operativo composto da americani e da membri
delle forze della sicurezza nazionale afghana.

Un
portavoce del Comando Centrale non ha voluto commentare la questione.

“La
mia teoria è che siano stati fregati dai militari afghani”, ha
detto Hamburger. “Sono veramente convinto che questo sia il motivo
per cui gli Afghani che dovevano essere a bordo siano stati
sostituiti all’ultimo momento. Ecco perché non erano sull’elenco.
Io penso che i nostri militari abbiano scoperto qualcosa e che non
vogliano dire la verità alle famiglie. Non posso esserne certo, ma
se metti tutto quanto insieme a proposito della missione di quella
notte, e viene fuori che c’è qualcosa che non quadra, questo è
veramente qualcosa che ti mette inquietudine”.

Il
Generale Colt ha scritto che ritiene che i taliban erano pronti a far
fuoco per una semplice ragione: la missione dei Rangers che era in
corso da ben tre ore, e gli aerei continuamente in volo sull’area,
avevano allertato ogni forza nemica nell’aera sul fatto che altri
elicotteri potessero essere in volo verso quella zona.

“L’arrivo
da subito [degli elicotteri Apache] dei Rangers presso entrambe le
[CENSURATO] zone di atterraggio, assieme ai primi combattimenti
dinamici con elementi nemici, ha probabilmente fornito ai combattenti
taliban un allerta preventivo circa la possibilità che altri
elicotteri potessero essere in volo verso l’area”, ha scritto.

Il
velivolo sbagliato

I
familiari delle vittime ritengono anche che i SEAL siano decollati
con il velivolo sbagliato.

Il
CH-47D, un elicottero convenzionale guidato da piloti e copiloti
comuni, è un ottimo mezzo per il trasporto di truppe e materiali
verso aree non situate in zona di combattimento.

Ma
infiltrare commando in un’area calda avrebbe dovuto richiedere
l’impiego di mezzi ben più sofisticati, come gli MH-47 e MH-60
guidati da piloti abilitati ad operazioni speciali, sostengono i
familiari delle vittime.

Si
tratta di mezzi che possono volare velocemente e a bassa quota,
mentre il CH-47D per raggiungere il punto di atterraggio deve
scendere da altezze significative, il che lo rende un bersaglio
facile.

Un
comandante di un team di operazioni speciali ha detto al Generale
Colt, a proposito dei CH-47D, che “il livello di fiducia nel mezzo
è basso, perché non volano, non planano e non atterrano come un
velivolo adatto alle operazioni speciali. Faranno pure, si sa, un
atterraggio piano. O se si ha una squadra diversa che si esercita su
diverse zone, faranno l”atterraggio su cima”.

L’ufficiale
ha affermato che gli elicotteri convenzionali rendono i commando meno
efficaci.

“È
dura”, ha dichiarato al Generale Colt. “Intendo dire, e io ho
dato loro le istruzioni per operare comunque al meglio. E loro erano
in grado di eseguirle. Ma ciò comunque limitava la nostra efficacia.
Limitava le nostre opzioni e la nostra flessibilità tattica. La
nostra capacità di manovra era chiaramente limitata, nel senso di
dove potevamo andare, e quanto velocemente potevamo arrivarci”.

A
differenza degli elicotteri di tipo MH, il CH-47D non era dotato di
alcun sistema di allarme difensivo contro le granate RPG.

Il
rapporto del Generale Colt mostra che gli elicotteri MH hanno un
miglior ruolo di impiego, almeno nei 45 giorni precedenti
l’abbattimento.

Il
6 giugno, due CH-47 che si apprestavano a sbarcare delle truppe nella
valle del Tangi hanno dovuto interrompere la missione dopo aver
incontrato fuoco nemico di granate RPG. Più tardi, quella stessa
notte, un elicottero MH-47G ha incontrato fuoco nemico mentre
sbarcava truppe nella stessa zona di atterraggio senza riportare
alcun danno.

È
rimarchevole che il comando abbia utilizzato elicotteri MH, e non CH,
per inviare sul luogo dell’abbattimento la squadra di salvataggio e
il gruppo per la rimozione delle armi, e che i 47 Rangers impiegati
nell”azione di caccia ai guerriglieri taliban siano stati recuperati
utilizzando elicotteri del tipo utilizzato nelle missioni speciali.

Hamburger
ha detto che gli è stato riferito che non c’erano velivoli MH
disponibili, quando Extortion 17 è stato scelto per la sua ultima
missione.

Il
rapporto del Generale Colt afferma che i sistemi aerei di controllo e
sorveglianza disponibili, probabilmente dei droni di tipo “Predator”,
sono rimasti fissi sui guerriglieri in fuga e non sono stati
dirottati alla zona di atterraggio di Extortion 17 per verificare la
possibile presenza di combattenti nemici.

Ma
Hamburger ha anche riferito che un soldato gli avrebbe detto di aver
potuto osservare la ripresa video di un Predator che ha mostrato
l’abbattimento dell’elicottero. Se ciò fosse vero, il padre
esige che il Comando Centrale mostri questo video.

Hamburger
sostiene che un altro motivo della sua azione è ottenere maggiore
informazioni circa le direttive sulle modalità di combattimento per
i soldati statunitensi. Vuole che siano cambiate.

I
mitraglieri non possono fare fuoco su Afghani in fuga senza aver
prima avuto conferma del fatto che i fuggitivi stiano portando armi,
neanche nel caso in cui sia del tutto evidente che si tratti di
combattenti taliban.

Regole
di questo genere hanno impedito, quella notte, che gli Apache e
l’AC-130 in volo potessero fare fuoco. Il comando delle operazioni
speciali a Kabul voleva autorizzare che si facesse fuoco sui taliban
in fuga, “ma non è stato in grado di determinare se il gruppo di
taliban fosse armato”, scrive Colt nel suo rapporto. Il comandante
a quel punto ha ordinato alla sfortunata pattuglia di SEAL di aiutare
i Rangers a catturare ogni fuggitivo. Se ci fossero state diverse
regole di ingaggio, quella missione avrebbe potuto non essere
necessaria.

Alcuni
momenti dopo l’abbattimento, il pilota di un Apache ha individuato
il punto da cui era stata lanciata la granata RPG, ma non ha potuto
far fuoco.

“A
causa delle regole di ingaggio, e delle direttive tattiche, non ho
potuto far fuoco alla casa dove pensavo si trovasse il nemico, così
ho mirato direttamente al lato ovest dell’edificio”, ha riferito
il pilota al Generale Colt.

Hamburger
ha anche affermato che la missione non ha seguito il consueto
protocollo operativo. Il volo non era dotato di una scorta “dedicata”
di Apache, né della protezione della cannoniera volante AC-130, che
avrebbe potuto fornire più occhi ad osservare la zona di
atterraggio. Il comando si basava sull’aereo che era stato mandato
a supporto del team di Rangers, ma il suo equipaggio aveva due
compiti, e aveva deciso di dare più attenzione al primo di essi,
ossia sorvegliare il taliban in fuga.

Sembra
che ci sia una certa contraddizione tra quanto sostiene il rapporto
di 27 pagine del Generale Colt e quanto i piloti degli Apache hanno
riferito durante le indagini.

Gli
elicotteri AH-64 Apache sono utilizzati come “guardie del corpo”
per i Chinook durante una tipica operazione di infiltrazione di
truppe, scortando i Chinook fino al punto di atterraggio e tenendo
sotto mira eventuali nemici sul terreno.

Ma
Extortion 17 non aveva Apache di scorta.

Il
rapporto del Generale Colt sostiene che il comando dell’operazione
non ha disposto che i due Apache a supporto dei Rangers, dotati di
sistemi di visione e mira notturna, si muovessero a copertura della
zona di atterraggio di Extortion 17. Un ufficiale dei Rangers sul
campo si è assunto autonomamente la responsabilità di dare
quell’ordine, riferisce il rapporto.

Ma
le trascrizioni degli interrogatori mostrano una storia più
complessa, e danno un quadro inquietante per le famiglie delle
vittime.

Nel
corso del suo interrogatorio, il Generale Colt stesso ha detto al
comandante dell’operazione: “Lasci che le dia un feedback. I
ragazzi dell’Apache, loro veramente pensavano che il loro compito
primario fosse quello di continuare a monitorare quegli uomini.
Quello era il loro focus. E per quanto riguarda il livello di
attenzione dedicato alla zona di atterraggio, quello era un incarico
secondario per loro”.

Il
pilota di uno dei due Apache, chiamati Gun 1 e Gun 2, incaricato
della protezione dei Rangers, ha detto al Generale Colt che non hanno
mai interrotto il loro supporto tattico ai Rangers per controllare
l’area di atterraggio del Chinhook fino ad appena tre minuti prima
dell’ora prevista per l’atterraggio.

“Onestamente,
Signore, io non credo che nessuno abbia veramente controllato l’area
di atterraggio”, ha detto il pilota di Gun 1. “Voglio dire, in
qualunque momento avessimo individuato i taliban, o i Rangers
avessero trovato armi, noi dovevamo – almeno così è come la
vedevo io in quel momento – essere pronti a far fuoco se fosse
stato confermato che erano armati, ma noi dovevamo confermare
l’identificazione, prima di tutto”.

“Così,
non avevamo neppure iniziato, ancora, a controllare l’area di
atterraggio”, perché in quel momento c’era un livello di
minaccia superiore a est, con i taliban”, ha detto il pilota. “A
proposito della chiamata dei ‘meno tre minuti’, è quando Gun 2
ha iniziato a dare un’occhiata all’area di atterraggio. Direi che
quello è il primo momento in cui abbiamo veramente iniziato a
controllare quell’area”.

La
pianificazione dell’invio di una forza di reazione rapida si
presume sia fatta in relazione alla missione principale. In questo
caso non è stato così. La pianificazione è iniziata poco dopo
l’una di notte, ed è durata meno di un’ora.

Il
comandante dell’AC-130 ha riferito che nessuno, realmente, ha
coordinato le operazioni definendo chiaramente chi dovesse
controllare i taliban in fuga nella parte orientale della valle, e
chi avrebbe dovuto guardare ad ovest per coprire Extortion 17.

“Quel
coordinamento probabilmente avrebbe potuto funzionare meglio, e, io
credo, non sono sicuro, ci e sembrato che l’intero piano di attacco
alla zona fosse approssimativo, io credo”, ha detto. “Io non so
se questo sia il caso, ma è un genere di cosa che io pensavo avrebbe
potuto essere condotta un po’ meglio”.

L’operatore
dei sensori dell’AC 130 ha dichiarato: “Semplicemente non ci
piaceva l’idea di portare un altro elicottero in zona, specialmente
senza un team a terra che mettesse in sicurezza l’area di
atterraggio per loro”.

Valutazioni

Secondo
I familiari delle vittime, la missione era nata male fin dall’inizio:
utilizzare un velivolo inadeguato, volarci verso una zona di
atterraggio non verificata e non sorvegliata, infestata di taliban, e
mettere su una missione un piano di reazione nel giro di minuti per
un’azione che avrebbe dovuto essersi conclusa alcune ore prima.

Il
Times ha chiesto l’opinione di un ufficiale dei corpi
speciali attualmente in servizio, e che può parlare solo in
anonimato e confidenzialmente.

“In
questo caso, il CH-47 è stato utilizzato in modo completamente
inappropriato, date le sue caratteristiche, e il risultato è stata
la morte di tutti quelli che erano a bordo”, ha detto l’ufficiale.

“Le
forze di primo livello devono essere impiegate dietro una accurata
pianificazione”, ha aggiunto. “Il costo e il tempo necessario per
il loro addestramento comporta che utilizzarle in un modo così
inadeguato, come forza di reazione rapida, e in questo contesto, pone
risorse critiche a un livello di rischio assolutamente eccessivo,
specialmente se utilizzati con questa concentrazione di truppe in una
missione del tutto non critica”.

Il
Team 6 dei SEAL e la Delta Force dell’esercito sono considerate le
risorse di primo livello, le più specializzate unità d’elite
impiegate nel controterrorismo.

Quando
abbiamo chiesto come un talebano, di notte, abbia potuto colpire il
CH-47, ha aggiunto, “non mi sono mai chiesto come abbia potuto fare
a colpirlo, non esiste il buio assoluto, e il CH-47 è un bersaglio
enorme e rumoroso”.

Il
consulente legale del Generale Colt ha iniziato una sessione di
interviste con le truppe di terra dicendo: “Ovviamente, qui abbiamo
un’inchiesta del Comando Centrale affidata a un ufficiale Generale
per essere certi che abbiamo collegato tutti i punti e che il nostro
rapporto sia accurato e completo, e che non sia rimesso in
discussione dai soliti gruppetti di civili”

Un
mese dopo il giorno più tragico della guerra, gli Stati Uniti hanno
avuto una specie di vendetta. Il comando NATO a Kabul ha annunciato
l’uccisione di Tahir con un preciso attacco aereo, mentre era in
compagnia di un altro terrorista.

Traduzione per Megachip a cura di
Giampiero Obiso e Pino Cabras.

NOTA
DI PINO CABRAS
.

Abbiamo
già pubblicato articoli su questo oscuro avvenimento sin dal
2011:

Già
dopo tre mesi dai fatti di Abbottabad, durante i quali si eliminò
dalla storia l”icona del supercattivo Osama Bin Laden, erano già
morti 17 su 25 componenti del Team Six dei Navy SEALs. Ad oggi, un
incidente dopo l”altro, siamo già a
23
morti su 25
.
La storia comincia a non quadrare non solo per noi.

L”articolo
che avete letto è stato pubblicato da un quotidiano conservatore
USA, il Washington Times. Estremamente conservatore è anche
l”approccio dei familiari delle vittime, molti dei quali vivono
nell”America profonda delle piccole comunità e delle grandi chiese
cristianiste che punteggiano la Bible Belt.

Come
avete modo di leggere, per loro non è in discussione la Guerra
infinita contro nemici incomprensibili, i taliban che – come
quarant”anni fa i vietcong – stranamente osano sparare a chi occupa
il loro territorio.

Lungi
dal mettere in discussione la guerra, i familiari del Team Six
eliminato si lamentano che le direttive sulle modalità di
combattimento proteggono troppo gli afghani: per loro, si dovrebbe
poter sparare al mimimo sospetto, a costo di colpire innocenti. Non
si pongono il problema di aggravare così un quadro già odioso di
attacchi indiscriminati su assembramenti sospetti, come i tanti
banchetti nuziali spazzati via dall”aeronautica USA in Afghanistan e
in Pakistan.

I
parenti dei Navy SEALs sacrificati pagano dunque il prezzo di
un”ideologia che non permette loro di aprire gli occhi sulla guerra.
Ma l”ideologia non arriva a impedire loro di vedere i fatti. E i
fatti, nella strage del team, sono semplici: quella storia non sta in piedi, le inchieste
sono state dei vergognosi insabbiamenti, tutto il potere USA –
politici, militari, grandi media – ha lavorato sin dall”inizio per
depistare e ingannare. Dall”11/9 in poi, questa palude di inganni
pervade la costituzione materiale di USA e satelliti, e le Commissioni d”inchiesta sono Commissioni d”insabbiamento, tanto da dichiararlo, quando spiegano di non voler accertare colpe..

1NdT:
Si tratta della stessa identica formula adottata dalle Commissioni
d”inchiesta statunitensi sui fatti dell”11/9.

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