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Olof Palme, 30 anni dopo. Un caso sempre aperto

La sua posizione pacifista ed internazionalista fece nascere alle sue spalle numerosi nemici che iniziarono ad augurarsi una sua rapida rimozione. [Bruno Amoroso]

Olof Palme, 30 anni dopo. Un caso sempre aperto
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29 Febbraio 2016 - 19.35


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di Bruno Amoroso

30 anni
fa, il 28 febbraio 1986, poco prima della mezzanotte Olof Palme fu assassinato
nel centro di Stoccolma con un colpo di pistola. I primi commenti a quel triste
evento – scritti tra gli altri anche da me in varie riviste italiane – colsero
quello che i tre decenni successivi hanno confermato. La polizia svedese non ha
cavato un ragno dal buco e i 275 metri di scaffali che accolgono i materiali
delle indagini non hanno fornito il nome dell’assassino, il motivo e l’arma del
delitto.

Palme
fu liquidato per eliminare quei gruppi dirigenti delle socialdemocrazie
scandinave che stavano introducendo una vera rivoluzione nei loro paesi: porre
fine all’eredità di simpatie naziste delle classi alte della società, della
stessa socialdemocrazia e dei corpi di polizia e dell’esercito. 

Inoltre
la loro opposizione alla strategia volta al “crollo del muro”, basandosi sul
dialogo e la coesistenza tra Est e Ovest e sulla solidarietà con i movimenti di
liberazione (Africa, Vietnam, etc.) costituiva un ostacolo da rimuovere per le politiche statunitensi,
perché si potesse poi montare la retorica della democrazia e dei diritti che
portò al 1989, cioè all’inizio incontrastato del trionfo del neoliberismo in
Europa.

Queste
due forze – l’orientamento nazista tuttora presente nei corpi di polizia e
sicurezza dello Stato, e gli interessi statunitensi in Europa che
tradizionalmente si sono alleati con queste forze – sono dietro il progetto di
eliminazione di Olof Palme e di numerosi dirigenti socialdemocratici in
Norvegia e Danimarca negli anni successivi al crollo del Muro di Berlino.

Un
libro pubblicato in questi giorni in Danimarca (Thomas Ladegaard, Palmemordet, Nyt Nordisk Forlag),
illustra bene ed in modo coraggioso questi aspetti. 

Olof
Palme nacque nel 1927 in una famiglia nobile di orientamento di destra,
anti-socialdemocratica, simpatizzante
per
la Germania. Seguì negli anni giovanili queste tradizioni e
collaborò col quotidiano di destra Svenska
Dagbladet
con toni moto aggressivi verso il governo socialdemocratico. La
svolta della sua vita avvenne dopo un soggiorno negli Stati Uniti (1947)
durante il quale aderì con entusiasmo agli ambienti democratici di quel paese e
trasse forti ispirazioni dalle politiche del presidente Franklin D. Roosevelt e
dell’economista John Maynard Keynes. Al ritorno in patria Palme divenne
segretario della sezione internazionale dell’organizzazione studentesca (SFS),
che aveva un passato pro-nazista, un indirizzo di destra e si batteva perché la Svezia
chiudesse la frontiera per gli ebrei in fuga dalla Germania nazista.

A Palme
spettò il compito di contrastare questo orientamento con una nuova generazione
di giovani con un indirizzo internazionalista. Questo approccio fu da lui seguito
durante la Guerra fredda nella rissa tra organizzazioni studentesche comuniste ed
anticomuniste. Dopo i fatti di Praga (1948), Palme fu tra i fondatori di una
nuova organizzazione studentesca internazionale. Questo gli creò grande imbarazzo
quando nel 1966 una rivista americana rivelò che le spese per la segreteria
internazionale di questo movimento erano sostenute dalla CIA a sua insaputa.
Nel suo ruolo di presidente degli studenti svedesi, come disse nel suo discorso
di saluto alla fine dell’incarico, fece caldamente appello all’impegno
internazionalista della Svezia e al bisogno di ricostruire l’onore svedese
attraverso l’aiuto umanitario, l’appoggio ai movimenti democratici e l’aiuto
concreto ai rifugiati. 

Da ciò
la sua dura opposizione nel ruolo di primo ministro del paese al regime
dell’apartheid in Sud Africa, ai bombardamenti USA nel Vietnam del nord, alle
politiche di riarmo internazionale e alla dittatura cilena. Questa politica
causò la forte opposizione degli USA e della destra svedese, che riuscirono
tuttavia a imporre al paese una collaborazione segreta tra la Svezia e la NATO
e accordi segreti delle industrie militari svedesi.

Questo
suo muoversi in avanti e con una posizione pacifista ed internazionalista fece
nascere alle sue spalle numerosi nemici che iniziarono ad augurarsi una sua
rapida rimozione (Sud Africa, Cile, USA, etc.).

L’assassinio
di Palme è stato spesso associato a quello di Kennedy sia per l’«incompetenza»
delle rispettive polizie nelle indagini sia per la ridicola pretesa di
scaricare la colpe su un singolo autore, spesso uno spostato mentale (in USA Lee
Harvey Oswald ed in Svezia Christer Pettersson).

Le
distrazioni della efficiente polizia svedese nelle ore immediatamente
successive all’assassinio sono numerose e documentate e danno l’impressione di
una rete protettiva per far sparire le tracce dell’assassino e le prove del
fatto. Si creò confusione dall’inizio additando i curdi (PKK) come
responsabili.

Sia il
capo delle indagini (proveniente dai servizi segreti SAPO) che i successivi capi della polizia di Stato furono in seguito rimossi, ma
ormai l’operazione depistaggio era riuscita in pieno. Poi si ripiegò su un
singolo uomo, alcolizzato, nonostante le testimonianze e le prove contraddicessero
questa scelta. Anche questa scelta si rivelò inutile e il caso Palme resta così
tra gli omicidi politici senza soluzione.

Le
indagini hanno messo in evidenza ciò che era noto: la vicinanza politica dei
capi della polizia di Stoccolma con ambienti nazisti e il loro odio per Olof
Palme. Il libro qui citato descrive nei dettagli numerosi episodi che
illustrano l’entusiasmo di questi ambienti nei giorni successivi alla
liquidazione di Palme.

Bruno Amoroso Ã¨ un economista e saggista italiano, naturalizzato danese.

È professore emerito di Economia presso la Roskilde University. 

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