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Antifascismo? No grazie

Il fascismo è la corrente inarrestabile che anima il corpo demente di una società cui l’impotenza e l’umiliazione han tolto il ben dell’intelletto. [Franco Berardi Bifo]

Antifascismo? No grazie
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13 Febbraio 2018 - 08.13


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di Franco Berardi Bifo

Anzitutto cerchiamo di descrivere senza retorica quello che sta accadendo

Il giorno in cui un povero idiota armato ha sparato a una folla di africani ferendone una mezza dozzina, la Lega guadagnava due punti percentuali nei sondaggi e Marco Minniti uccideva una cinquantina di africani nel mare Mediterraneo (forse molti di più, chi può saperlo? non ci sono più medici senza frontiere a testimoniare). Il fascismo è la corrente inarrestabile che anima il corpo demente di una società cui l’impotenza e l’umiliazione han tolto il ben dell’intelletto.

Il fascismo ha già vinto nella maggioranza dei paesi europei e non c’è manifestazione antifascista né ferrea applicazione della stupida legge Mancino che possa fermarlo. Il fascismo ha vinto nell’immaginario sconvolto e nell’inconscio rabbiosamente vendicativo della popolazione europea (per tacer d’altro). E non lo fermeranno le nostre manifestazioni che pigolano sempre più piano. È finita per la democrazia è finita per la civiltà illuminista, figuriamoci se la malcerta costituzione repubblicana può fare da argine.

In secondo luogo cerchiamo di capire perché accade

Perché è accaduto questo? Chi conosce la storia sa come emerse il fascismo in Germania. Alla stessa maniera sta risorgendo dovunque. Oggi come allora le popolazioni sono sistematicamente rapinate dal sistema finanziario, e la lotta democratica è sistematicamente impotente a fermare la rapina. Come nel 1933 giunge un momento in cui la popolazione imbestialita, impotente a fermare l’astratta aggressione finanziaria cerca un concreto capro espiatorio che sia abbastanza debole per poterlo aggredire.

Massacrata da dieci anni di austerity euro-bancaria la popolazione ha scelto la vendetta, e la vendetta non vuole sentire ragioni. Inutile adesso pretendere di farli ragionare. Vogliono vendicarsi a costo del suicidio, e come posso non capirli?

In terzo luogo cerchiamo di immaginare cosa accadrà

Gli ebrei di oggi sono molto più numerosi di quanto lo erano nel 1933: sono la grande maggioranza dell’umanità che il Nazismo post-moderno ha da tempo cominciato a sterminare con le armi della miseria, della devastazione ecologica, e quando sarà il momento con le armi nucleari il cui numero ha ripreso ad aumentare. Il ministro degli Interni Marco Minniti, la cui carriera annovera la consegna di Ocalan ai suoi torturatori, e il bombardamento delle officine Zastava e della Torre della televisione di Belgrado, è certamente il recordman della violenza nazista nel bacino Mediterraneo.

Quello che sta accadendo continuerà ad accadere: il ritmo dei crimini fascisti aumenterà sbalorditivamente dopo il 4 marzo, e il numero degli africani annegati si avvicinerà al numero di ebrei gassificati nei locali di Auschwitz. Quel che sto dicendo fa orrore? Certo, ma non per il fatto che io lo dico. È l’orrore che il centro-sinistra ha maturato da Blair a Clinton a D’Alema (e il suo fido scudiero Minniti) a Schroeder, a Hollande a Renzi a Macron. Le energie suicidarie che trenta anni di sinistra neoliberista ha prodotto e accumulato nell’inconscio sociale non possono non esprimersi e si esprimeranno. Non c’è antifascismo che le possa fermare.

Infine cerchiamo di decidere cosa faremo noi

La cosa più stupida che possa accadere nei prossimi mesi è una riedizione dell’antifascismo militante, con scaramucce nelle strade e nelle piazze, morti e feriti soprattutto dalla nostra parte. Nei confronti dei miserabili occorre esercitare la pietà, l’ironia terapeutica e la pazienza. Perdona loro perché non sanno quello che fanno. Perdona loro perché sono vittime come le loro stesse vittime. È bene saperlo: la società non è oggi in grado di difendersi né dal nazismo finanziario né dal fascismo degli impotenti. Può solamente esercitare la pazienza, la comprensione e l’autonomia. Può solo prepararsi a sopravvivere all’apocalisse serbando memoria di una possibilità di liberazione che non è scomparsa, ma è seppellita nella coscienza degli uomini e solo l’apocalisse potrà riportare ad emergenza.

 

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