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Scuola, una Cassandra dal passato

Una Cassandra dal passato - con due domande agli insegnanti di oggi e una morale finale[di Michele Maggino e Fabio Bentivoglio]

Scuola, una Cassandra dal passato
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23 Ottobre 2015 - 21.55


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di Michele Maggino e Fabio Bentivoglio.



Martedì 9 marzo 1999.


Sono
in riunione: oggi c”è il Collegio dei Docenti. Ieri è stato pubblicato il
D.P.R. n. 275 (il regolamento sull”autonomia scolastica). L”insieme delle
riforme fatte approvare da Berlinguer e Bassanini sull”autonomia scolastica
hanno suscitato un grande fermento nel mondo scolastico: si respira aria nuova,
di rinnovamento, di vera riforma “all’altezza dei tempi” ecc…

Ma,
eccomi qua: mi chiamano Cassandra e sono qui per avvertire i miei colleghi,
profetizzando sicure (per me) catastrofi per la scuola pubblica statale
italiana: competitività, linguaggi aziendali, addestramento alla flessibilità,
test, subalternità ai comandi della tecnica e ai locali poteri territoriali,
profilo professionale docente analogo a quello dell’animatore sociale ecc… .
Cerco di convincerli che lo spettacolo delle scuole che si fanno concorrenza
a colpi di spot è
[sarà] umiliante e faccio notare che l’autonomia “ha
messo in moto nelle scuole una sorta di accattonaggio di massa, cui troppi
insegnanti partecipano con colpevole superficialità
”. Subisco quasi un
linciaggio.



Flash dal futuro

Ottobre 2015: Le due domande cruciali, nel
2015, sono le seguenti.

Prima
domanda
: La “Buona scuola di Renzi” è una “novità” o, al
contrario, è l’approdo coerente di questa storia?

Seconda
domanda
: Opporsi alla cosiddetta “Buona scuola” significa
contrastare gli specifici provvedimenti di tale “riforma” o, anche,
contrastare, nelle scuole, la logica aziendalistica che si è radicata nella
prassi scolastica ben prima dell’attuale riforma? Ad esempio: partecipare
all’accattonaggio di massa per reperire fondi (da parte di docenti, famiglie e
studenti) o legittimare la prassi dei cosiddetti “contributi volontari”, è o
non è votare contro la Costituzione e a favore della “Buona scuola”?



Ritorno al 1999


Resisto
al linciaggio morale e insisto:

– Vedrete, entreranno le imprese nella
gestione della scuola!

– Buuhh, nessuno ti può credere, dici
solo un mucchio di sciocchezze…


Link dal futuro:


Non
demordo.


Vedrete, il
dettato costituzionale (La
Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali
per tutti gli ordini e gradi
) sarà sostituito dal dettato del marketing della grande distribuzione.


Stai delirando, taci, non ti rendi conto delle follie che ci stai dicendo?!


Link dal futuro:



Lo so, lo vedo: di questo passo gli insegnanti saranno valutati e scelti dagli
studenti!


Ma smettila. Stupidaggini allo stato puro! Parole in libertà!


Link dal futuro:


Sono
implacabile, nonostante l”evidente enorme contrarietà dell”uditorio dei miei
colleghi; devo insistere, devo avvertirli di ciò verso cui stiamo andando
incontro.


Io vi dico che continuando su questa linea gli insegnanti si trasformeranno in
gestori passivi delle procedure imposte dalla tecnica.


Fatelo tacere: questo è un delirio da fantascienza!


Link dal futuro:


Ormai
nessuno mi ferma.


Le scuole saranno considerate come aziende, le riforme saranno dettate dal
mondo degli industriali.


Vai via! Il tuo è solo estremismo distruttivo!


Link dal futuro:


Nessuno
mi ascolta, ovviamente; se no, non mi chiamerebbero Cassandra.


Sempre
dal futuro segnaliamo:


Per
sorridere un po” si veda:



Ne sono convinto. Abbiamo iniziato un processo inarrestabile di
privatizzazione. Ma vedrete, non disperate: ci sarà ancora qualcuno non all’altezza
dei tempi
. Ma non qui in Italia, ma in Finlandia, sì, in Finlandia di cui
oggi nessuno parla; lì la scuola sarà rigorosamente statale e per diventare
insegnanti bisognerà studiare tanti anni, senza selezioni con i test. Pazzesco
vero?


Link dal futuro:


Un
ricco archivio di un”altra Cassandra, a memoria futura:


Morale della favola: le battaglie si possono vincere se
si individuano i fronti strategici su cui combatterle.


___________

Fonte: la rivista «Indipendenza».

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