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Le contraddizioni della UE di fronte a Hezbollah

'Nel classificare l''ala militare di Hezbollah "organizzazione terroristica", la UE manifesta la sua incapacità di capire la Resistenza libanese [Thierry Meyssan]'

Le contraddizioni della UE di fronte a Hezbollah
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29 Luglio 2013 - 22.45


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«Sotto i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°43.

di Thierry
Meyssan
.

Nel
classificare l”ala militare di Hezbollah come un”organizzazione
terroristica, l”Unione europea manifesta la sua incapacità di capire
la Resistenza libanese, che non è né vuole diventare un partito
politico, sebbene partecipi al gioco politico libanese. Bruxelles ha
espresso la sua fedeltà al blocco anglosassone (incluso Israele) a
scapito dei propri principi.

Durante
il Consiglio europeo, il ministro degli Esteri francese, Laurent
Fabius, si felicita della sua vittoria con il collega sloveno
.

È con
tre giorni di ritardo che il Consiglio europeo ha pubblicato gli
estremi della decisione relativa all”iscrizione dell”ala militare di
Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Contrariamente alla consuetudine, la notizia aveva già fatto il giro
del mondo e Hezbollah aveva risposto ad essa.

Il
documento ufficiale è stato accompagnato da una dichiarazione comune
del Consiglio e della Commissione che sottolinea che tutto ciò
«non
impedisce il proseguimento del dialogo con tutti i partiti politici
in Libano né influenza la fornitura di assistenza a questo paese
».
Questo commento mira a esplicitare la distinzione tra il ramo civile
e quello militare di Hezbollah, che consente all”Unione europea di
discutere con il primo pur condannando il secondo.

Nella
stessa ottica, l”ambasciatore dell”Unione europea, Angelina
Eichhorst, è andata a visitare il responsabile delle relazioni
internazionali di Hezbollah, Ammar Moussawi, per dirgli che questa
decisione non cambiava nulla nelle loro relazioni.

Il
problema è che questa decisione non ha senso.

Nascondere
l”aspirazione mistica di Hezbollah

In
sostanza, Hezbollah non è un partito politico, bensì una rete di
resistenza contro l”invasione israeliana, costituita da famiglie
sciite sul modello dei Basiji iraniani, dei quali ha adottato la
bandiera (in giallo). A poco a poco, la resistenza ha incorporato i
non sciiti in una struttura
ad hoc,
e si è sostituita alla totale inadempienza dello stato libanese,
tanto per aiutare le famiglie dei feriti e dei martiri, quanto per
ricostruire il Sud il paese, totalmente raso al suolo dall”aviazione
israeliana. Questa evoluzione l”ha portata a presentare candidati
alle elezioni e a partecipare al governo.

Il suo
segretario generale, sayyed Hassan Nasrallah, ha ripetutamente
espresso la sua riluttanza di fronte alla politica, che per lui è
soltanto un”attività corruttrice. Al contrario, ha colto ogni
occasione per riaffermare il suo ideale: morire da martire sul campo
di battaglia, come il suo figlio primogenito Muhammad Hadi, seguendo
così le orme dell”imam Hussein nella battaglia di Karbala.

In
sostanza, Hezbollah è il frutto di un approccio mistico e non può
essere paragonato a un partito politico europeo. I suoi soldati non
hanno nulla da guadagnare combattendo e hanno da perdere la vita. Si
lanciano in guerra, perché la loro causa è giusta, ed è
un”occasione di sacrificio, ossia di sviluppo umano. Questo era il
senso della rivoluzione dell”ayatollah Ruhollah Khomeini, ed è il
loro.

Nonostante
l”ambiguità che si origina dalla traduzione del suo nome, Hezbollah,
in “Partito di Dio”, questa rete non è una formazione
politica né intende diventarla. Il suo nome, estratto dal Corano,
campeggia sulla sua bandiera:
«Chiunque
prenda per alleati Dio, il Suo Messaggero e i credenti, [avrà
successo], perché sarà il partito di Dio ad essere vittorioso.
»

Si deve
qui comprendere l”espressione “Partito di Dio” nel senso
escatologico: è in definitiva Dio che trionferà sul male alla fine
dei tempi.

Stranamente,
gli europei – che in maggioranza considerano come un risultato
democratico acquisito la separazione tra il potere temporale e quello
religioso – rimproverano dunque a Hezbollah la sua essenza spirituale
e vogliono “normalizzarlo” in partito politico. Nel loro
spirito, ai resistenti libanesi non dovrebbe riguardare la
colonizzazione della Palestina né quella della Siria. Farebbero
meglio a prendersi cura delle loro carriere politiche che rischiare
la propria vita in battaglia.

La
decisione del Consiglio europeo sarà di scarso significato pratico.
Essa consiste soprattutto nel vietare ai membri dell”
«ala
militare
»
di viaggiare nell”Unione, e congela i loro conti bancari: ma non si
capisce perché dei clandestini che lottano contro le potenze
coloniali sarebbero andati ad aprire conti bancari presso di esse.

Perché
dunque tutto questo polverone? L”iscrizione di Hezbollah nella lista
europea delle organizzazioni terroristiche è una vecchia pretesa di
Tel Aviv, sostenuta dall”Impero anglosassone. È uno sforzo di
comunicazione volto ad affermare che i “Buoni” sono gli
israeliani e i “Cattivi” coloro che rifiutano di farsi
rubare la loro terra. La pretesa è stata presentata dal presidente
israeliano Shimon Peres ai governi dell”UE, poi al Parlamento
europeo, lo scorso 12 marzo. È stata portata al Consiglio europeo
dagli ministri degli esteri britannico e francese, William Hague e
Laurent Fabius. Vi si sono aggiunti i colleghi olandesi e austriaci,
Frans Timmermans e Michael Spindelegger, dopo una forte mobilitazione
dei sionisti statunitensi, tra cui l”ex governatore della California,
Arnold Schwarzenegger.

Nascondere
il fallimento israeliano in Argentina

C”era
un”urgenza ad agire, per gli operatori della comunicazione
israeliani. In effetti, dal 1994, hanno accusato Hezbollah e l”Iran
di aver fatto saltare in aria l”edificio dell”
Associazione
Mutualità Israelita Argentina di

Buenos Aires, uccidendo 85 persone. Questa versione dei fatti è
presentata come una certezza in molte enciclopedie e libri di testo
scolastici. Tuttavia, la giustizia argentina l”ha rimessa in
discussione da anni. Nel gennaio 2013, l”Argentina e l”Iran hanno
istituito un comitato di avvocati indipendenti per fare luce. Fin
d”ora, sembra che l”attacco sia stato una macchinazione dell”ex
ministro dell”Interno, l”israelo-argentino Vladimir Corach.

Dal
momento che questo caso non regge, Tel Aviv ha accusato Hezbollah e
l”Iran di aver fatto saltare un autobus israeliano in Bulgaria,
uccidendo sette persone (tra cui un attentatore suicida), il 18
luglio 2012. Inizialmente, il governo di centrodestra bulgaro aveva
ritrasmesso l”accusa, prima di essere contraddetto dal suo successore
di centrosinistra. Indipendentemente da ciò, per il Consiglio
europeo, Hezbollah è politicamente l”autore di un attacco sul
territorio dell”Unione pur non essendolo sul piano giudiziario.

In
generale, Israele accusa Hezbollah di aver pianificato e talvolta
eseguito una ventina di attentati contro i civili in tutto il mondo,
in 30 anni, il che toglierebbe giustificazioni alla Resistenza.

Anche
in questo caso, molto stranamente, gli europei – che considerano la
presunzione di innocenza come un”acquisizione democratica –
condannano il sospetto ancor prima che sia giudicato, o addirittura
incriminato.

Nascondere
il fallimento europeo in Siria

Nel
merito, non è sfuggito a nessuno che la vera novità in questo caso
non vi appare: è l”intervento di Hezbollah nella guerra in Siria.
Dal momento che noi tradiamo il nostro impegno volto a rovesciare il
presidente Bashar el-Assad, almeno portiamo il nostro sostegno ai
“ribelli” condannando Hezbollah, si pensa in quel di
Bruxelles. È questo l”argomento che, a quanto pare, ha fatto vincere
l”approvazione della decisione del Consiglio europeo. Al contrario,
tutto ciò dimostra l”incapacità dei britannici e dei francesi a far
forza più a lungo su un conflitto da essi consapevolmente scatenato
per impadronirsi della Siria sventolando la bandiera della
colonizzazione, che è diventata quella dell”Esercito siriano libero.

Soprattutto
questa condanna ha il merito di chiariregli schieramenti: da un lato
la resistenza all”oppressione coloniale, dall”altro le potenze
colonizzatrici.

Se
l”atteggiamento britannico non è sorprendente, poiché il Regno
Unito rivendica il suo status coloniale, lo è di più per quanto
riguarda la Francia, che ha alternato nella sua storia periodi
rivoluzionari e imperiali.

Così,
la Dichiarazione dei Diritti dell”Uomo e del Cittadino, adottata nel
1789, stabilisce all”articolo 2 quattro diritti fondamentali, tra cui
la
«resistenza
all”oppressione
».
È su questa base, nel 1940, che Charles De Gaulle si oppose
all”armistizio tra la Francia e il Reich nazista, prendendo la testa
della resistenza.

Al
contrario, nel corso degli anni Ottanta dell”Ottocento, Jules Ferry
incarnò l”espansione francese desiderata da una fazione del
padronato che in essa prevedeva un rendimento molto migliore per i
propri investimenti che in Francia, nella misura in cui era il
contribuente e non tale fazione a pagare l”esercito coloniale. Per
irreggimentare il paese, Ferry rese la scuola pubblica gratuita e
obbligatoria. Gli insegnanti, definiti gli
«ussari
neri della Repubblica
»
dovevano convincere i giovani a prestare servizio nelle truppe
coloniali. Ed è sotto gli auspici di Jules Ferry che l”attuale
presidente francese, François Hollande, ha collocato lil suo
quinquennio.

Se la
Francia moderna è Charles De Gaulle, avrebbe potuto essere Philippe
Pétain; un maresciallo ragionevole che considerava la sottomissione
al Reich vittorioso in proporzione più desiderabile giacché vi
vedeva un modo per farla finita con l”eredità del 1789.
È
sicuramente troppo presto perché le élites francesi lo riabilitino,
ma condannare la Resistenza libanese è come condannare a morte una
seconda volta Charles De Gaulle per terrorismo.

In
definitiva, gli ideali che hanno fatto la gloria della Francia sono
oggi meglio difesi a Beirut che a Parigi.

Thierry Meyssan, 28 luglio 2013.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano “Tichreen” (Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su “Information Clearing House”.

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